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Angelo Del Boca : storico del colonialismo italiano L’ITALIA IN LIBIA: DAL TRATTATO DI AMICIZIA ALLE BOMBE

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Angelo Del Boca, scrittore e storico del colonialismo italiano, fu il primo a denunciare le atrocità compiute dalle truppe italiane in Libia e in Etiopia. Direttore della rivista di storia contemporanea  I sentieri della ricerca , tra le ultime pubblicazioni ricordiamo:  La nostra Africa  (2003),  Italiani brava gente?  (2005),  La scelta  (2006),  Il mio Novecento  (2008) e  La storia negata. Il revisionismo e il suo uso politico  (2009). Contrario all’intervento armato in Libia, sottolinea come l’Onu e la Nato abbiano violentato la sovranità di uno Stato. Una guerra civile non può giustificare un simile intervento. La realtà storica, sociale ed economica della Libia è stata calpestata nuovamente e l’Italia in questo gioco di forze internazionali condivide la responsabilità del conflitto. Il trattato di amicizia e cooperazione tra i due Paesi è stato accantonato per lasciare spazio a bombardamenti mirati.  In Libia la rivolta è partita dalla Cirenaica, dove è forte la presenza de

Paola Caridi :Da Washington ad at-Tuwani (invisiblearabs)

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    La grande politica si può vedere da Washington, oppure da at-Tuwani, un paesino palestinese delle South Hebron Hills, da anni a rischio ‘estinzione’, nel senso che la pressione dei coloni sul villaggio, sui suoi abitanti, e sui bambini che debbono andare a scuola è diventato un simbolo della vita quotidiana in molte zone della Cisgiordania. Persino Tony Blair, l’inviato speciale per il Medio Oriente del Quartetto, lo ha visitato,  l’anno scorso.La grande politica che condiziona il Medio Oriente, dunque, la si può vedere da due prospettive diverse, molto diverse tra di loro. Me l’ha stranamente insegnato un film con Robin Williams, che parlava di tutt’altro, di un malato di mente. E da at-Tuwani la preoccupazione di Netanyahu, che i confini del 1967 non siano difendibili, assume un sapore tutto speciale, un sapore per il quale ci si chiede se sia più difendibile Israele quando si penetra così a fondo in Cisgiordania. Se per esempio Psagot, la colonia che sta proprio di fronte, a du

Rami G. Khouri L’incubo di Israele: la protesta palestinese nonviolenta

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       Le marce simultanee di migliaia di rifugiati palestinesi verificatesi domenica 15 maggio sono state trattate da Israele come una minaccia esistenziale – esattamente ciò di cui si tratta. I manifestanti si sono avvicinati ai confini israeliani, in parte violandoli, e spingendo le truppe israeliane ad aprire il fuoco e ad uccidere più di un dozzina di profughi. Il fatto che i nipoti degli originari profughi palestinesi abbiano compiuto questo gesto simbolico in occasione dell’anniversario dello smembramento della Palestina e della creazione dello Stato di Israele nel 1948, dovrebbe preoccupare profondamente gli israeliani, perché la dice lunga sull’attuale situazione del conflitto israelo-palestinese. Il simbolismo di quello che è successo domenica 15 maggio è terrificante per gli israeliani, in effetti molto più terrificante di qualsiasi minaccia militare che Israele abbia mai affrontato, perché riflette tre realtà cardinali che significano solo guai per Israele. La prima è che

ISRAELE, UNA LEGGE PER ZITTIRE IL MUEZZIN

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      Gerusalemme, 24 maggio 2011, Nena News – Un membro della Knesset, Anastassia Michaeli, del partito ultranazionalista Yisrael Beitenu, ha proposto un disegno di legge per bandire l’uso del sistema pubblico di indirizzo nelle moschee (gli altoparlanti) utilizzato per la chiamata alla preghiera. Michaeli propone una legge per vietare l’uso dei sistemi acustici di chiamata alla preghiera (da parte del muezzin) e chiede al Ministero dell’Ambiente di combattere questo tipo di “inquinamento acustico”. DI CONNIE HACKBARTH*   Nella sua proposta di legge, la parlamentare dell’ultradestra scrive che “centinaia di migliaia di cittadini di Israele, nelle aree della Galilea, del Negev, di Gerusalemme, di Haifa e di altre zone centrali, soffrono quotidianamente e regolarmente di un fastidio ambientale – ovvero il rumore dovuto alla chiamata del muezzin dai sistemi pubblici delle moschee”. Il disegno di legge, che è un emendamento alla normativa per la prevenzione dei pericoli alla sicur

I palestinesi a Obama: "Niente di nuovo"

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Anna Momigliano : Obama, Netanyahu e le ragioni dei palestinesi

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       Questa volta hanno proprio ragione i palestinesi. O, meglio, i palestinesi della Cisgiordania intervistati da  Euronews  (vedi il video qui sotto), che così hanno commentato il discorso del presidente americano Barack Obama sulla possibile creazione di uno Stato palestinese e il ritiro di Israele dai territori occupati : “Non dice nulla di nuovo”. Ricapitolando, Obama  incontra il primo ministro israeliano   Bejamin Netanyahu . Alla vigilia del vertice, l’inquilino della Casa Bianca  tiene un discorso  in cui menziona il ritiro dai Territori occupati da parte di Israele come “la base di una eventuale pace” e fa riferimento alla creazione di un futuro Stato palestinese.Il conservatore Netanyahu – che non è mai andato d’accordo con la Casa Bianca, anche quando a Washingto, al suo primo mandato da premier, c’era Bill Clinton – ha  subito risposto  che il discorso non gli è piaciuto: “Sarebbe un rischio per la nostra sicurezza”. Ora, probabilmente  quello che preoccupa Netanyahu è