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Navi Pillay, Alto Commissario delle UN per i Diritti Umani

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B uon pomeriggio  È un grande piacere essere qui, alla mia prima visita nel territorio palestinese occupato e in Israele da quando ho assunto la carica di Alto Commissario dell'ONU per i diritti umani.  Sono stata ricevuta con cortesia dal governo di Israele e l'autorità nazionale palestinese, mi sono incontrata con il Presidente Shimon Peres e il Presidente Mahmoud Abbas, nonché il primo Ministro Salam Fayyad, con un numero di ministri, funzionari dello stato e altri interlocutori in Israele e nei territori palestinesi occupati (PTO). Vorrei esprimere il mio profondo apprezzamento per la buona cooperazione che ha caratterizzato questa visita.  Ho incontrato palestinesi vittime di violazioni dei diritti umani in diverse localita' nel PTO, compresa Gerusalemme est e diverse città e villaggi in Cisgiordania e a Gaza. Io e il mio team ci siamo anche incontrati con le vittime in Sderot, Gerusalemme Ovest e nel deserto del Negev. Essi ci hanno spiegato con grande dignità e

Roger Cohen La danza araba di Berlusconi

Ci dice qualcosa della misera risposta europea alla primavera araba il fatto che il contributo personale (la sua presunta avventura con una ballerina marocchina allora diciassettenne) alla politica estera del Nord Africa del Primo Ministro italiano  Silvio Berlusconi  si merita soltanto il premio per la prestazione più abbietta. Il suo ministro degli esteri, Franco Frattini, non ha tardato molto a rispondere alla coraggiosa rivolta del popolo tunisino che aveva già estromesso il dittatore Zine el-Abidine Ben Ali: «La priorità numero uno è la deterrenza del fondamentalismo islamico e cellule terroristiche». Tutti modi per dire con buone maniere che gli arabi si vogliono solo sull’altra sponda del Mediterraneo – e che è stata un fuoco fatuo l’idea del Presidente Nicolas Sarkozy, l’Unione dei 43 paesi del Mediterraneo – e naturalmente la democrazia e la libertà non sono tra questi pensieriL’incontro dell’Unione Mediterranea che ha avuto luogo a Barcellona – che dovrebbe essere sciolta imm

Gad Lerner :Gheddafi è il sintomo del nostro razzismo

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     Sarà poi così difficile per noi europei definire il colonnello Muammar Gheddafi per quello che è, ovvero un sanguinario dittatore? Perché noi “campioni” della democrazia liberale facciamo tanta fatica a dire, semplicemente, che dopo quasi 42 (quarantadue!) anni di potere ininterrotto Gheddafi deve rassegnare le dimissioni e magari essere sottoposto a giudizio per le numerose violazioni dei diritti umani di cui si è reso colpevole? Come facciamo a riempirci la bocca di parole come libertà, civiltà, rispetto se poi le masse dei giovani nordafricani in rivolta suscitano in noi piuttosto timore che solidarietà? Non c’è realpolitik che possa ancora giustificare l’ignominia dei nostri governanti pappa e ciccia con Gheddafi, lì appostati in silenzio nell’attesa di schierarsi con il vincitore. Omuncoli senza principi ma soprattutto fifoni, ai quali il dittatore libico può rivolgere minacce di riapertura dei flussi migratori verso l’Europa, come se non avesse già ottenuto miliardi di finan

Shlomo Shamir L'ONU è maturo per portare avanti il programma palestinese

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Sintesi personale    NEW YORK - Una nuova era è emersa   per quanto concerne il conflitto israelo-palestinese e questo allarma Israele. Ora l'ONU può imporre con la forza le risoluzioni ,in quanto un nuovo ordine sta prendendo forma all'interno del Consiglio di Sicurezza.Anche se la risoluzione palestinese è stata bloccata dal veto America , resta inscritta negli annali  come un caso affascinante e un modello da seguire in futuro. L' ambasciatrice  del Brasile presso le Nazioni Unite, Maria Viotti, che detiene la presidenza di turno del Consiglio di sicurezza ,ha  spiegato al New York Times che il Consiglio considera gli insediamenti un ostacolo alla pace e fermarli rientra nel diritto internazionale  .  L'ONU è diventata un terreno fertile per promuovere la causa palestinese soprattutto adesso che non c'è più il presidente egiziano  Mubarak .  "In casi di attrito con i palestinesi , gli Stati Uniti di solito si rivolgevano a lui,  sempre pronto a collaborare

Egitto: giornalisti israeliani al Cairo smentiscono la deriva islamista delle manifestazioni

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    Sintesi personale    Yizhar Be'er , direttore del gruppo israeliano per Keshev media watchdog, ha dichiarato  che gli analisti israeliani  e politici hanno  dipinto un quadro " minaccioso", prevedendo una deriva islamista radicale in Egitto. I giornalisti israeliani che  si trovano al Cairo hanno contestato, infatti,  tale affermazione "Abbiamo  visto con i nostri occhi che stava avvenendo una rivoluzione  democratica".Un commentatore , da Canale 10 TV Moav Vardi, ha seguito   due giovani manifestanti egiziani, un assistente di volo e un ingegnere, in giro per le strade del Cairo. L'assistente di volo, una donna, che parlava  fluentemente inglese,, marciava senza problemi in mezzo agli uomini , scandendo slogan pro-democrazia. . I manifestanti hanno invitato  i corrispondenti dei principali quotidiani, canali televisivi e radio di stato e ciò ha permesso di sfatare molti luoghi comuni, e stereotipi ,  come ha confermato il giornalista Gideon Kouts. Alcu

Paola Caridi da invisiblearabs: noi ,la Libia, la dignità

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“Social media is the only space available to show our solidarity with the free people of the world as our govs stand silent” . I social media sono il solo spazio disponibile per mostrare la nostra solidarietà con i popoli liberi del mondo, mentre i nostri governi rimangono silenziosi. E in questo strano  blob , mentre un tweet di un utente che si chiama Razano esprime quello che molti pensano – me compresa -, scorrono le immagini di   Hotel Rwanda , quello sì  j’accuse  alla ignavia e all’indifferenza sostanziale. Un abominio di oltre sedici anni fa, che nulla sembra aver insegnato, se la voce flebile dell’Unione Europea si è alzata solo di un po’, solo per dire di fermare la violenza.  “Sono dei codardi, Paul. La vostra vita non vale un solo voto, per loro” , dice nel film il direttore della Sabena.  “Devono arrossire di vergogna” , dice poi Paul, il direttore dell’albergo Milles Collines di cui la Sabena era proprietaria, a Kigali. Parlavano di Rwanda. Sembra. Oppure no? In questi