Roger Cohen La danza araba di Berlusconi

Ci dice qualcosa della misera risposta europea alla primavera araba il fatto che il contributo personale (la sua presunta avventura con una ballerina marocchina allora diciassettenne) alla politica estera del Nord Africa del Primo Ministro italiano Silvio Berlusconi si merita soltanto il premio per la prestazione più abbietta.
Il suo ministro degli esteri, Franco Frattini, non ha tardato molto a rispondere alla coraggiosa rivolta del popolo tunisino che aveva già estromesso il dittatore Zine el-Abidine Ben Ali: «La priorità numero uno è la deterrenza del fondamentalismo islamico e cellule terroristiche».
Tutti modi per dire con buone maniere che gli arabi si vogliono solo sull’altra sponda del Mediterraneo – e che è stata un fuoco fatuo l’idea del Presidente Nicolas Sarkozy, l’Unione dei 43 paesi del Mediterraneo – e naturalmente la democrazia e la libertà non sono tra questi pensieriL’incontro dell’Unione Mediterranea che ha avuto luogo a Barcellona – che dovrebbe essere sciolta immediatamente – ha preferito concentrarsi su temi come la bonifica del Mediterraneo. Che per gli europei generalmente significa tenere gli arabi a distanza.
Non c’è da meravigliarsi che Orhan Pamuk, Premio Nobel per la letteratura, ha scritto un saggio l’anno scorso che si intitolava: «Il sogno appassito dell’ Europa». Ha preso nota dell’interiore, meschina svolta anti-immigratoria del continente europeo che aveva rappresentato una volta il vertice delle proprie aspirazioni e di quelle di molti turchi. E tutto ciò era già stato scritto prima dell’ultima ingenerosità europea.
A suo modo la caducità del multimilionario Berlusconi – che con i suoi capelli troppo neri , con la sua schiera servile, con il suo controllo dei media, con le sue ville private e lo svilimento dello Stato italiano – ha scimiottato i costumi dei despoti arabi che i popoli d’Egitto, Tunisia, Libia e Bahrain si sono sollevati per cacciare. Come loro, ha identificato sè stesso nella nazione, stregato dal culto della sua personalità.
Oppure, poca importa quali di questi  dittatori arabi e i loro accoliti affaristi hanno scimiottato a loro volta Berlusconi, imitando il peggio dell’Occidente portanto però nulla della sua apertura politica, creando un simulacro senza valore della raffinatezza danarosa degli europei mentre la loro gente languiva senza i diritti fondamentali che l’unione Europea garantisce.
Le Griffe firmate senza libertà di parola, o lo Stato di Diritto, costituiscono una forma virulenta di barbarie contemporanea.
Berlusconi incarna una lunga connivenza trans-mediterranea di sottomissione araba – un matrimonio di convenienza che ha condannato gli Arabi a stare in ginocchio. Uomini e donne di tutto il Nord Africa sono scesi in piazza per cambiare questo status quo, che negava la dignità. Vogliono stare sulle loro gambe piuttosto che essere considerati popoli in declino.Un giudice, Cristina Di Censo, ha citato il settantaquattrenne Berlusconi in giudizio con l’accusa di aver fatto sesso con la diciassettenne Karima el-Mahroug, che ha negato il fatto. Il potere della gente, in stile italiano, ha portato nelle strade mezzo milione di manifestanti il 13 febbraio.
Direi che questo sapore italiano è durato troppo a lungo: un leader che consuma le sue forze con donne arabe che hanno un quarto della sua età piuttosto che governare non serve per il bene dell’Italia.
Berlusconi non è l’unico che mell’ordine deve dimettersi in Europa. Il Ministro degli Esteri francese, Michèle Alliot-Marie, ha accumulato gaffe su gaffe dopo l’insurrezione tunisina.
Se non basta, ha offerto il know-on francese alle forze di sicurezza di Ben Alì. Se non basta ha accettare un passaggio su un jet privato di un socio di affari di Ben Alì, durante un viaggio in Tunisia mentre avevano luogo le proteste.  Se non basta, i suoi genitori hanno firmato un contratto d’affari con questo socio di Ben Alì. Se non basta, lei era al telefono con Ben Alì, anche se ha negato qualsiasi contatto ‘privilegiato’.
Si, Signora Ministro, è sufficiente.
E’ vero abche il Ministro Francois Fillon aveva accettato passaggi aerei e l’ospitalità di Mubarak. Ma l’Egitto non era insorto allora;e  il record di Fillon si distingue, dalla diversa e spiacevole commedia degli errori di Alliot-Marie da quando è divantata Ministro degli Esteri.
L’Unione Europea deve rivedere le sue relazioni con  il mondo musulmano alle sue porte, a cominciare da accettare la Turchia, la cui partecipazione tra gli Stati membri avrebbe aiutato a fare uscire il Continente dalla meschinità descritta da Pamuk; non sono sicuro che la Turchia nel pieno del boom economico sia ancora interessata; tenete una persona alla porta troppo a lungo e quella se ne andrà. Ma una Unione Europea non avrebbe risposto al risveglio arabo con imbarazzo.
Un nuovo accordo europeo con i propri vicini arabi sulla via della democrazia è anche una urgenza di cui c’è bisogno. Cancellate gli stanziamenti per i bei progetti ambientali e gli stipendi dei burocrati di Barcellona (dove ha sede l’Unione del Mediterraneo, NdR). Mettete il denaro europeo per aiutare la formazione di decenti società democratiche dall’altra parte del Mediterraneo. Questo sarà un progetto che avrà bisogno di un intera generazione ma è l’unico modo di fermare la marea umana di disperati che arrivano in Spagna e in Italia meridionale.
La prima sfida internazionale dell’Europa post-Lisbona che emerge è che  il Trattato del 2009 non ha fatto nulla per cambiare quel minimo comune denominatore che fa dell’Unione Europea un nano in politica estera.
Un elogio va fatto: al Primo Ministro danese Lars Lokke Rasmussen che è stato il primo ad affermare: «Mubarak rappresenta la Storia. Mubarak deve dimettersi». Al contrario delle dichiarazioni del Jet-Set di Bruxelles. I danesi, come hanno mostrato durante la seconda guerra mondiale, a volte si staccano dalla massa e agiscono bene.
L’editoriale di Roger Cohen è citato da Andrea Bonanni nell’articolo del 22 febbraio 2011 su Repubblica dal titolo: «L’ira della UE contro la Farnesina. ‘Non può difendere un dittatore’».La danza araba di Berlusconi
Dal Blog: guerre contro



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