Post

Dove va l’agenda di Obama per il Medio Oriente?

Immagine
Ora che i repubblicani hanno ottenuto il controllo sulla Camera dei Rappresentanti statunitense, gli sforzi del presidente Barack Obama per raggiungere la pace in Medio Oriente e per ricostruire le relazioni deteriorate nella regione sono diventati più ardui. Per certi versi, le sfide che il presidente dovrà affrontare sono più difficili di quelle affrontate dal presidente Bill Clinton, il quale perse il controllo in entrambe le camere del Congresso americano alle elezioni del 1994. Per altri versi, esse potrebbero essere meno problematiche. Il Medio Oriente all’epoca di Clinton, ancorché tormentato, era molto meno complicato rispetto alla regione ereditata dal successore di George W Bush. Obama ha assunto il suo incarico in un contesto in cui, fra gli altri problemi, la nazione era coinvolta in due guerre ancora in corso (e forse senza possibilità di vittoria) – le quali hanno mietuto migliaia di vite umane e richiesto grandi quantità di risorse dalla tesoreria nazionale – e il resto

Akiva Eldar : Gerusalemme deve essere divisa

Immagine
Sintesi personale Al  fine di ricevere il generoso pacchetto di incentivi americani , il primo ministro Benjamin Netanyahu è tenuto a consegnare una lista di insediamenti ebraici, che verranno cancellati  dalla carta geografica. Questo elenco deve includere Hebron e Shiloh, la Valle del Giordano e il nord del Mar Morto e  Gerusalemme est.  Nessun paese riconosce l'annessione di 70 chilometri quadrati di territorio della Cisgiordania all'interno dei confini municipali di Gerusalemme (la cui area era di 6,4 chilometri quadrati sotto il governo giordano). Opporsi un ritiro da Gerusalemme Est vorrà dire  senza dubbio portare ad un fallimento dei negoziati e voltare le spalle a una soluzione di due stati.I sondaggi hanno dimostrato che il pubblico ebraico-israeliano ha iniziato a  scrollarsi di dosso i  falsi che sono stati utilizzati per coprire l'incapacità di non aver fatto nulla  per i più poveri della città . Molti si sono abituati all'idea che dovranno rinunciare

COLONIE: USA SVENDONO DIRITTO INTERNAZIONALE

Immagine
,15 novembre 2010, Nena News – Barack Obama omaggia il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, intenzionato, pare, a congelare le nuove costruzioni negli insediamenti colonici in Cisgiordania. «È promettente» ha commentato Obama. «È il segnale che (Netanyahu) è serio, e mi fido» ha aggiunto. «Riconosco al primo ministro Netanyahu di aver fatto, credo, un passo molto costruttivo». Parole, quelle del presidente americano, che non possono non destare perplessità, se non addirittura sconcerto, se si considera che il governo israeliano non ha ancora accettato un’offerta americana che è riduttivo definire «generosa» di fronte ad una richiesta di congelamento di appena tre mesi delle nuove costruzioni nelle colonie ebraiche. Solo in Cisgiordania peraltro e non anche a Gerusalemme Est, parte integrante dei territori palestinesi occupati da Israele nel 1967.Di ritorno da una visita di cinque giorni a Washington, dove ha incontrato il vicepresidente Usa Joe Biden e il segretario di stat

Giorgio Bernardelli :Giusti e Shoah, lungimiranza cercasi

Aprendo il sito di  Yediot Ahronot  oggi ho avuto la conferma dell’ennesima occasione persa in Medio Oriente. Premetto subito che non sto parlando del balletto in corso tra Gerusalemme e Washington sul tema del congelamento delle costruzioni negli insediamenti. Ci sarà tempo per commentarlo a bocce ferme. L’occasione persa riguarda qualcosa di molto più cruciale per Israele, e cioè il senso della memoria della  Shoah . E vengo alla notizia:  Yediot Ahronot dedica oggi una lunga intervista a una delle figlie di Khaled Abdel Wahab, quel tunisino che è stato il primo arabo candidato al riconoscimento come «Giusto tra le nazioni» allo  Yad Vashem . La sua candidatura venne presentata nel 2007 dallo storico statunitense Robert Satloff, che ne aveva ricostruito la storia documentando che nel 1944 ospitò una famiglia ebrea nella sua casa di campagna nei pressi della città di Madhia, allora sotto occupazione nazista. La vicenda è al centro del  best-seller  internazionale di Satloff  Tra i

Yoad Winter Beduini, ma anche israeliani

Immagine
scritto per noi da Laura Aletti Al-Arakib  è un villaggio di  beduini arabi  situato sette chilometri a nord di  Be'er-Sheva  nel deserto del  Negev . A partire dalla fine di luglio è stato  demolito  dalle autorità israeliane sei volte . L'ultima il  13 ottobre 2010 . Al-Arakib è solo uno dei circa  cinquanta villaggi arabi  del Negev  non riconosciuti da Israele . In quanto tali, non esistono su nessuna mappa ufficiale. Lo stesso vale per altri venti villaggi arabi nel nord di Israele, in  Galilea , tra cui quello di  Dar el-Hanoun . Pur avendo un  passaporto israeliano  ed essere cittadini a tutti gli effetti, quasi  cento mila arabi-beduini  sono costretti a vivere in condizioni di vita tra le più povere di tutto Israele:  senza accesso ad acqua, elettricità e servizi medici , con la costante paura di vedere le proprie  abitazioni demolite . PeaceReporter  ne ha parlato con  Yoad Winter , coordinatore europeo dell' International Committee of Dar ElHanoun e del  Negev

Operazione colomba : coloni attaccano bambini palestinesi

Immagine
  S abato con Marco abbiamo visitato gli amici dell’ operazione colomba , che come sapete vivono stabilmente nel remoto villaggio di  at-Tuwani , nelle colline a sud di Hebron per la  condivisione e sostegno alle famiglie palestinesi in difficoltà, per la riduzione della violenza tramite l’accompagnamento delle persone e l’interposizione nonviolenta, e per il monitoraggio della situazione dal punto di vista del rispetto dei diritti umani  (spulciate il sito  ufficiale , per leggere cosa fanno e i report delle loro attività; ne ho parlato in qualche  post nel blog ).Le tre ragazze presenti – due volontarie appena arrivate (una di castelmaggiore! e una veterana che è lì da più di un anno – ci hanno accolto con tutti gli onori nella loro piccolissima casa, offrendoci una gustosa pastasciutta alle verdure e un italianissimo caffè. Abbiamo fatto un giro del villaggio e visto, da lontano, il percorso che quotidianamente percorrono per accompagnare i bambini che vanno a scuola. Agghiaccian

Genova - Tra studente israeliano e palestinese solo una lite per futili motivi

1Genova - Nessuna minaccia allo studente israeliano alla Casa dello Stdente, solo una lite tra giovani. Si ridimensiona la vicenda lanciata con clamore da un quotidiano di Israele circa una presunta aggressione a sfondo politico nella mensa della Casa dello Studente di via Asiago. Dopo le dichiarazioni dello studente israeliano, arrivano quelle del presunto aggressore di origini palestinesi che riconduce tutto ad una banale lite tra giovani. I due si sarebbero incontrati nella mensa e si sarebbero scambiati degli sguardi poco gentili e forse qualche parola di troppo per banali motivi.  Dalle parole si è passati ai fatti e lo studente palestinese avrebbe rivolto contro il rivale una forchetta e non un coltello. I due sono stati separati da alcuni studenti italiani presenti alla scena e che vengono ascoltati in queste ore dalla Digos genovese in qualità di testimoni.  Genova - Tra studente israeliano e palestinese solo una lite per ... 2  Lite tra studenti, il palestinese contro

Reuven Ravenna : Israele e la sinistra alle strette

1Occorre guardare in faccia alla realtà, a sangue freddo. In Israele si rafforza sempre più un consenso anti-“sinistra”, un amalgama di stati d’animo, di preconcetti, qua e là basato su posizioni ideologiche, legittime. Per intenderci, nell’accezione attuale, nel dibattito senza fine a tutti i livelli, è di sinistra chi respinge o, almeno, avanza riserve critiche alle tendenze affiorate in crescendo dal ’67 sulla situazione geopolitica, che per comodità sintetizzo nella aspirazione a perpetuare il controllo massimo dei territori conquistati in quei fatidici sei giorni, nell’ideale della “Grande Israele”. La frattura politico-ideologica si discosta dalla tradizionale contrapposizione di natura economico-sociale. Nello Stato ebraico del terzo millennio la prassi e le aspirazioni generalizzate sono di “destra” in questo senso. L’economia di mercato e la corsa alle “privatizzazioni” hanno lasciato ai margini i sostenitori del le teorie “socialdemocratiche”, per non pronunciare la parola “

Shoah: Usa, Cia dopo il 1945 aiutò anche nazisti ricercati

N EW YORK - La Cia contribuì dopo il 1945 a proteggere ricercati del regime nazista, e in alcuni casi gli Stati Uniti riconobbero loro la cittadinanza americana e garantirono loro protezione "nell'interesse nazionale" Lo rivela oggi il "New York Times", citando un rapporto riservato del Dipartimento di Giustizia redatto dall'Ufficio per le Indagini Speciali, che fu creato nel 1979 con l'obiettivo, appunto, di deportare criminali nazisti. Il rapporto rivela che ad alcuni di loro fu "garantito l'ingresso" negli Usa, nonostante il governo americano fosse perfettamente consapevole del loro passato. "L'America, che si è sempre detta orgogliosa di se stessa per essere rifugio dei perseguitati - si legge nel rapporto reso noto dal "New York Times" - divenne, in alcuni casi minori, rifugio anche per i persecutori". http://www.swissinfo.ch/ita/detail/content.html?cid=28788480

Gideon Levy : Safed una storia di guerra e razzismo contro gli arabi

Immagine
         Sintesi personale  Il telefono squilla. "Ciao, sono Mustafa, sto chiamando per  l'appartamento." La risposta arriva rapida e enfatica: " E'  già stato affittato." Oppure: "  Affitto solo alle donne" Oppure, in un tono arrabbiato: "il cielo non voglia, vuoi per farmi smettere di leggere la  Torah durante lo Shabbat", o "Ho paura dei rabbini". Per un'ora intera, Mustafa Shahin, un residente di Sakhnin che studia sociologia e risorse umane a Safed,  ha telefonato per   un appartamento - invano. Lui  è un arabo. Mahmoud Abu Salah ,a volte, si presenta al telefono come "Tomer" per poter iniziare la conservazione . Ora tutti hanno cominciato  a chiamarlo  Mahmoud "Tomer".  Il sindaco Ilan Shohat e il veterano  Tzvieli Eliyahu, che hanno  affittato un appartamento a studenti beduini , hanno ricevuto minacce. Il messaggio è: arabi, tornate  a casa.In risposta alla proposta di  istituire una scuola di m

Mons. Bustros : Israele e la Terra promessa

Washington (AsiaNews) - L’arcivescovo Cyrille Salim Bustros, presule di rito melchita a Newton, in Massachusetts, in un’intervista a “Jihad Watch” ha chiarito il senso delle sue parole, Sacre Scritture, Terra promessa e palestinesi, che hanno provocato tante polemiche da parte israeliana il 23 ottobre durante il Sinodo dei vescovi sul Medio oriente. Mons. Bustros fu citato per questa frase: “Le Sacre Scritture non posso essere usate per giustificare il ritorno degli ebrei in Israele e lo spostamento dei palestinesi, per giustificare l’occupazione di territori palestinesi da parte di Israele”. E aggiungeva: “Noi cristiani non possiamo parlare di ‘terra promessa’ come di un diritto esclusivo per un popolo ebraico privilegiato. Questa promessa fu annullata a Cristo. Non c’è più un popolo eletto. Tutti gli uomini e le donne di ogni paese sono diventati un popolo eletto”. L’arcivescovo dice adesso a “Jiahd Watch”: “Durante la conferenza stampa ho presentato il Messaggio nel mio ruolo

Video del film israeliano "2048", lo stato ebraico non esiste più

Sintesi personale   Un regista israeliano ha realizzato un film che immagina un futuro prossimo nel quale  Israele ha cessato di esistere.  "2048"è stato proiettato alla Cinematheque di Tel Aviv la scorsa estate  nella stessa data che ricorda  la distruzione del primo e del secondo tempio.  Nell'anno 2048, un cineasta giovane viaggia per il mondo, intervistando gli israeliani in esilio, cercando di capire cosa è successo al paese di suo nonno.   .Kaftori ,il regista, spiega, in una sua intervista in lingua ebraica,  che le circostanze che hanno portato al primo e al secondo esilio  del popolo ebraico  sono  sorprendentemente simili  allo stato della società israeliana contemporanea. "Come possiamo non notare questo?".Kaftori è il nipote di uno dei fondatori del Kibbutz Mizra ,( famoso in Israele per la produzione di carne di maiale, specializzato in colazioni bacon e uova) che  rappresenta un diverso tipo di religione ebraica - la religione del laico, social

David Grossman : "amo Israele, ma combatto l'illusione delle colonie

Immagine
  La parola "boicottaggio" non compare nella petizione firmata finora da 51 attori, registi di teatro e altri artisti contro il centro culturale di Ariel. Quella del boicottaggio è un´arma grave ed estrema che evoca echi amari nella memoria collettiva ebraica. Considero questa petizione una richiesta di astensione: astensione da qualsiasi iniziativa che oscuri il fatto che Ariel sorge in una zona occupata e la sua esistenza crea una realtà che rischia di portare lo Stato di Israele alla catastrofe. Anche se i coloni proclameranno giorno e notte con squilli di tromba che Ariel esisterà in eterno non saranno in grado di nascondere la loro situazione problematica, sia sul piano morale che pratico, e nemmeno il pericolo – nato dall´enorme e avventata scommessa politica alla base dell´ideologia degli insediamenti – che corre Israele. Da quando ho scritto Il vento giallo rimango sbalordito dalla capacità di negazione dei coloni che consente loro di convivere con le profonde contrad