Post

Fatenah - Part 1/3 video su Gaza

Intervista a Mohamed Halabi, responsabile delle relazioni internazionali del comune di Gaza.

Immagine
Palestina, “Basterebbe un’ora per trovare un accordo, ma non decidiamo noi” Mohamed Halabi è il responsabile delle relazioni internazionali del comune di Gaza, un titolo importante ma ‘chiuso’ in un paradosso: da Gaza è difficile uscire, e non è certamente un ruolo amministrativo ad aprire i valichi di Erez o di Rafah, nemmeno se a chiederlo sono le città gemellate di Barcellona, Torino, Dunkerque (Francia), o Tromso (Norvegia). Eppure Mohamed Halabi è riuscito a uscire. A prima vista sembra un ragazzo, e in effetti lo è: ha 35 anni, ma è già abbastanza grande per Gaza, dove l’età media è di 17 anni. In questi giorni Mohamed Halabi sta portando in giro per l’Italia e per l’Europa la sua esperienza nell’ambito di un ciclo di convegni dal titolo “Vivere a Gaza”. Per poter passare il valico di Erez (a nord, al confine con Israele) serve almeno un mese di preparazione: “Se sei fortunato”, sottolinea Halabi. Per uscire da quello di Rafah (sud, alla frontiera con l’Egitto), ne servono al

Israele e il finanziamento Usa in aiuti militari

Immagine
Military aid to Israel . PeaceReporter - La Freccia, la Fionda di David e la Cupola di Ferro U.S. Assistance to Israel grafico allegato Frammenti vocali in MO:Israele e Palestina: Le armi di Israele tra ... Una "potenza economica regionale". Ecco come l'ANIMA, la rete di agenzie per la promozione degli investimenti nell'area mediterraneana, che comprende 70 agenzie governative e reti internazionali, ha descritto Israele nel suo rapporto Mediterranean Investment Map del gennaio 2010. Il rapporto ha analizzato le economie dei 27 paesi dell'Unione europea, nonché di 9 paesi partner.E chi potrebbe metterlo in dubbio. Vantando un tasso di crescita annua del PIL intorno al 5% dal 2004 al 2008, Israele è al 27esimo posto tra i 132 paesi inclusi nel Rapporto di competitività globale del Forum Economico Mondiale dello scorso autunno. Si è classificato al nono posto per capacità innovativa.Nel rapporto dell' Institute for Management Development sulla competiv

Amira Hass :Straniero nella sua città

Immagine
Ho scoperto il servizio di catering perfetto, da consigliare a chiunque non abbia il tempo di cucinare per gli ospiti: il negozio di pasta fresca Umm Elias. È stato Elias a parlarmi della piccola attività della madre, che è di origini armene: i genitori e i nonni si trasferirono in Palestina negli anni venti del secolo scorso dopo essere sopravvissuti al genocidio in Turchia. Non conosco Elias personalmente. Ci siamo parlati solo al telefono: io da casa, lui da un carcere israeliano dove sono rinchiusi gli stranieri sorpresi senza visto. Presto sarà espulso. Ma Elias non è uno “straniero”. È nato quarant’anni fa nella città vecchia di Gerusalemme. Dopo l’annessione del 1967 è diventato un “residente permanente”: uno status che si applica a chi si trasferisce in un paese senza prenderne la cittadinanza. Molti palestinesi hanno rifiutato di diventare cittadini dello stato occupante e sono rimasti residenti: una posizione debole, che dal 1995 le autorità israeliane non riconoscono più. Co

Appello di Suad Amiry: «Salviamo l'architettura palestinese»

Immagine
«Non sono qui come scrittrice ma come architetto: abbiamo bisogno di 50 milioni di dollari per salvare dall'abbandono i centri storici di 50 villaggi palestinesi e creare lavoro attraverso la conservazione del patrimonio culturale. E ne abbiamo bisogno subito». Suad Amiry, l'autrice del fortunato romanzo Sharon e mia suocera, ha lanciato così l'8 febbraio a Roma la campagna internazionale di raccolta fondi per Non solo pietre: il progetto Riwaq per il recupero dei centri storici palestinesi, promosso dall'organizzazione non governativa da lei fondata e diretta, il Riwaq Centre for Architectural Conservation , con sede a Ramallah.«In un Paese in via di sviluppo come la Palestina la conservazione dei beni culturali non può avere solo un valore storico, ma deve servire anche a creare lavoro: così è nato il progetto Job creation through conservation » ha spiegato la Amiry nell'incontro promosso nella sede nazionale della Cgil dall'europarlamentare Luisa Morgantini.

Gattegna a Feltri: “Affermazioni inaccettabili”

Immagine
“Si è trattato di un articolo inaccettabile, che costringe le organizzazioni ebraiche italiane a insorgere”. Lo ha affermato il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna rivolgendosi al direttore de Il Giornale Vittorio Feltri a proposito di uno scritto di Alessandro Sallusti pubblicato lo scorso mercoledì. “Ho letto con sorpresa e dolore - afferma Gattegna - l’articolo a firma Alessandro Sallusti apparso su Il Giornale del 10 febbraio 2010″. “Ciò che rende inaccettabile l’articolo, naturalmente, non è il dissenso rispetto alle opinioni espresse da Gad Lerner, ma il metodo del ragionamento e le motivazioni che sono poste alla base di tale dissenso. Viene spontaneo chiedersi se per caso per il signor Sallusti l’appartenenza religiosa possa diventare una limitazione alla libertà di espressione del pensiero di un giornalista e, prima ancora, di un cittadino”“Contro una simile divisione in categorie, che costituisce una minaccia non solo per gli ebrei, ma pe

Karen Armstrong :Chilcot sulla guerra in Iraq cambierà il modo in cui i musulmani vedono l’Occidente

Immagine
L'inchiesta Chilcot sulla guerra in Iraq cambierà il modo in cui i ... Mentre osserviamo lo svolgersi del dramma dell’inchiesta Chilcot , dovemmo essere consapevoli che non si tratta solo di un semplice atto di pulizia interna. Qualsiasi siano le implicazioni per le nostre istituzioni politiche e giudiziarie, è cruciale che il popolo britannico capisca come siamo giunti alla decisione di andare in guerra. Ma anche i musulmani stanno aspettando i risultati dell’indagine, e questo rende l’inchiesta un’opportunità che non possiamo permetterci di perdere. È semplicemente falso che l’attuale tensione tra l’Occidente e il mondo islamico sia causata da un inevitabile “scontro di civiltà”. All’inizio del XX secolo, quasi tutti gli intellettuali musulmani erano innamorati del moderno Occidente, che trovavano profondamente affine alle loro tradizioni. Da qui la famosa osservazione di Muahmmad Abduh (1849-1905), Gran Mufti d’Egitto, che dopo un viaggio a Parigi disse provocatoriamente: “In

Film sul Libano : Bosta- Caramel-Zozo

Immagine
1Bosta equivale a Bus in arabo. Il titolo è stato scelto in riferimento ad un evento tragicamente noto nella storia libanese: L’esplosione di quell’autobus che nel 1975 dette inizio alle ostilità che portarono alla guerra civile. Bosta - Bus 2 A Beirut alcune donne lavorano in un istituto di bellezza. Lì, in quel microcosmo colorato e pieno di sensualità, donne di diverse generazioni,parlano di loro stesse, si scambiano confidenze e si raccontano. Cara mel 3 Siamo nel Libano del 1987. Zozo cresce a Beirut Zozo 4 In the Shadow of the City 5 West Beirut 6 Le cerf- volant 7 L’otage de l’attente.

Current Video :Gaza, l’infanzia e l'informazione negate: il reportage

Immagine
Gaza, l'infanzia e l'informazione negate: il reportage La guerra di Gaza che non avete mai visto Un tuffo nel blu per i bambini di Gaza Immagini e testimonianze uniche raccolte subito dopo la fine dell’operazione Piombo fuso, la campagna militare israeliana nella Striscia. Guarda la puntata speciale di Current tv (canale 130 di SKY) dedicata alla violazione dei diritti umani Gaza la libertà di movimento, il diritto all'istruzione, alla sanità e all'infanzia sono come gli aquiloni liberati nel cielo, il 31 luglio 2009 da tremila bambini della Striscia: speranze di carta appese a un filo sempre più sottile. Le telecamere di Current hanno filmato quel messaggio senza precedenti di quelle migliaia di piccoli palestinesi. E sono riuscite ad arrivare in zone della Striscia di Gaza dove il governo di Tel Aviv ha imposto il divieto d’entrata a giornalisti stranieri e israeliani durante le operazioni di guerra. I due reportage di Current “Gli aquiloni di Gaza” e “Gaza

di Stefania Pavone Gaza anno zero: sopravviviamo grazie ai tunnel

Immagine
Mohammad Halabi racconta la vita della città palestinese, un anno dopo i raid israeliani di "Piombo fuso" Ecco Mohammad Halabi: a soli 35 anni è il responsabile delle Relazioni estere della città di Gaza. È un palestinese che ha vissuto e studiato in Egitto e, forse, avrebbe potuto essere altrove. Invece ha deciso di non tradire la sua gente ed è tornato a Gaza. Mohammad Halabi non fa parte di Hamas, anche se collabora attivamente con gli islamici, occupandosi anche di gestire le offerte commerciali della città: è rimasto umano nonostante la devastazione che un anno fa “Piombo Fuso” ha portato nella sua terra. Nessuna parola d’odio nei confronti dei nemici di sempre. Gli abbiamo chiesto di raccontare cosa accade giorno per giorno in quei gironi d’inferno in cui si è trasformata Gaza City da un anno a questa parte. Allora Mohammad Halabi, com’è è cambiata la percezione della quotidianità a un anno dalla campagna di “Piombo Fuso”? Le distruzioni inferte alla Striscia sono sta

CISGIORDANIA: REPRESSO ANCHE IL SOSTEGNO PACIFICO AI PALESTINESI

È una vera e propria “guerra alle proteste” - secondo il quotidiano israeliano 'Haaretz' - la nuova strategia del governo d'Israele contro le campagne di sostegno pacifico alla causa palestinese; negli ultimi due mesi sarebbe infatti aumentato in Cisgiordania il numero di perquisizioni e detenzioni contro chi organizza manifestazioni e campagne contro il 'muro dell'apartheid' e la creazione di nuove colonie. “È il modo con cui Israele cerca di contrastare la resistenza non violenta" dice Neta Golan, attivista israeliana residente a Ramallah. La scorsa settimana, le forze di sicurezza israeliane hanno perquisito gli uffici dell’"International solidarity movement" (Ism) e arrestato due volontarie, una ragazza spagnola e un’australiana, confiscando magliette con la scritta ‘Palestina’; lo stesso è avvenuto nella sede dell’associazione ‘Stop the Wall’ e in numerose altre organizzazioni per i diritti umani basate nella cosiddetta ‘zona A’ della Cisgior

Bradley Burston :Israele ha bisogno di Goldstone

Immagine
Israel needs Goldstone - Haaretz - Israel News Bradley Burston: Besieged by Gaza, Dreading the Truth, Israel ... Israel needs Goldstone - Haaretz - Israel News Shock (sostantivo): tra i suoi sintomi : alterazioni dello stato mentale ,senso di grande ansia e preoccupazione , confusione e, talvolta, combattività. Sintesi personale Si tratta della paura del buio. Del mostruoso. In questo caso, il terrore di scoprire finalmente ciò che noi stessi siamo . Da qui il disperato bisogno di proteggerci , diffamando , assalendo ,cercando il capro espiatorio , prima di riuscire a guardarci con occhio onesto allo specchio . This is about the lengths we will go, and the depths, in order to protect what we so desperately need to believe about ourselves. This is about how many others we will need to blame, vilify, assault, scapegoat and smear, before we actually take one wholly honest long look in the mirror. Il comportamento di Israele a Gaza ha fatto più danni allo Stato ebraico delle mig

Sergio Yahni, storia di un refusenik israeliano

Sergio Yahni è rimasto in Argentina fino ai 12 anni quando i suoi hanno deciso di fuggire dalla dittatura militare per andare in esilio in Israele. Qui Yahni ha vissuto in un kibbutz fino ai 18 anni, quando, come tutti i suoi nuovi connazionali, è dovuto entrare nell’esercito. Tre traumatici anni di leva obbligatoria, dove i valori della sua famiglia si sono scontrati con la realtà della guerra, cambiando il suo futuro e la sua coscienza politicaE’ stato un episodio in particolare a indurlo a fare una scelta definitiva. Era il 1986, durante un’operazione in Libano, quando Yahni era ancora un paracadutista e faceva parte delle truppe d’appoggio. Tre prigionieri vennero portati alla base perché in possesso di esplosivo. Per farli parlare i suoi commilitoni si servirono di filo spinato e di bruciature di sigarette. Yahni andò direttamente dal comandante per fermare le torture, ma questi rispose con un “Tu devi pulire il carro armato, non badare a quello che succede”. Yahni racconta di com