Karen Armstrong :Chilcot sulla guerra in Iraq cambierà il modo in cui i musulmani vedono l’Occidente


L'inchiesta Chilcot sulla guerra in Iraq cambierà il modo in cui i ...Mentre osserviamo lo svolgersi del dramma dell’inchiesta Chilcot, dovemmo essere consapevoli che non si tratta solo di un semplice atto di pulizia interna. Qualsiasi siano le implicazioni per le nostre istituzioni politiche e giudiziarie, è cruciale che il popolo britannico capisca come siamo giunti alla decisione di andare in guerra. Ma anche i musulmani stanno aspettando i risultati dell’indagine, e questo rende l’inchiesta un’opportunità che non possiamo permetterci di perdere. È semplicemente falso che l’attuale tensione tra l’Occidente e il mondo islamico sia causata da un inevitabile “scontro di civiltà”. All’inizio del XX secolo, quasi tutti gli intellettuali musulmani erano innamorati del moderno Occidente, che trovavano profondamente affine alle loro tradizioni. Da qui la famosa osservazione di Muahmmad Abduh (1849-1905), Gran Mufti d’Egitto, che dopo un viaggio a Parigi disse provocatoriamente: “In Francia ho visto l’Islam, ma nessun musulmano; al Cairo ho visto musulmani, ma non l’Islam”. La sua opinione era che la moderna economia europea aveva creato condizioni di giustizia ed eguaglianza che si avvicinavano all’ideale coranico in misura maggiore di quanto non fosse possibile nelle economie pre-moderne del mondo musulmano.Purtroppo, troppe politiche occidentali nel mono islamico, concentrate esclusivamente sugli interessi dell’Occidente, hanno guastato quell’entusiasmo iniziale. Ma non tutti i musulmani hanno rinunciato all’Occidente. Uno studio senza precedenti dell’organizzazione Gallup, condotto tra il 2001 e il 2007 in 35 paesi su più di un miliardo di musulmani, ha rivelato – per esempio – che ciò che i musulmani ammirano di più dell’Occidente sono la sua libertà politica e di parola. Ma negli ultimi mesi, la situazione è diventata più seria, come ho scoperto io stessa, per ironia della sorte, durante una visita al Cairo lo scorso giugno – proprio tre settimane dopo che il presidente Obama vi aveva tenuto il suo storico discorso , promettendo una nuova era nelle relazioni tra America e mondo musulmano. Ero stata invitata a prendere parte alla prima conferenza inter-religiosa internazionale della prestigiosa Università di Al-Azhar (uno dei principali centri d’insegnamento religioso dell’Islam sunnita (N.d.T) ). Sembrava un’occasione propizia. L’argomento della conferenza era: “Come può Al-Azhar usare la sua enorme influenza per promuovere la cause della pace e della comprensione globale?”Ma ci siamo ben presto resi conto dell’intensa collera che aleggiava nella sala. Sebbene molti di noi fossero personalmente conosciuti ad Al-Azhar, e fossero stati accolti con calore e affetto, nel momento in cui i delegati occidentali si sono seduti ai loro posti sulla tribuna, essi sono diventati rappresentanti dell’ “Occidente”. Non c’è stato dialogo. Nessuno ha reagito al contenuto dei nostri documenti. Invece, uno dopo l’altro, i distinti professori e imam di Al-Azhar si sono alzati in piedi per denunciare la politica occidentale nella regione. Sebbene fosse teoricamente una conferenza religiosa, hanno tutti insistito sul fatto che la religione non è il problema. Non erano interessati alle differenze in fatto di fede e di dottrina: del resto, non fu il Corano stesso ad insistere che la diversità religiosa fa parte della volontà di Dio (5:48)? Invece, senza prestare attenzione ai limiti di tempo o alle proteste dei moderatori, essi si sono lamentati ampiamente e in dettaglio delle sofferenze dei Palestinesi, della tragedia di Gaza, del conflitto per Gerusalemme, del crimine rappresentato da Guantanamo e, ovviamente, dell’orrore dell’Iraq. Il messaggio implicito era chiaro: l’Occidente ha dominato a lungo il discorso politico senza prendere in seria considerazione il punto di vista musulmano; adesso toccava a noi ascoltare.
Quando ho discusso della situazione con i miei colleghi occidentali, molti dei quali esperti viaggiatori nel mondo musulmano, eravamo preoccupati dall’intensità, se non dal contenuto stesso di quell’aggressione. Dopotutto, siamo ormai da tempo consapevoli che non ci potrà essere pace per il mondo senza una soluzione giusta ed equa di questi problemi. Ma questa collera apparentemente intrattabile era nuova. Obama, abbiamo convenuto, aveva alimentato le speranze – e questo potrebbe essere pericoloso: se nell’immediato futuro non compirà qualche gesto tangibile per mostrare che il processo di cambiamento è davvero iniziato, la delusione potrà solo peggiorare le cose. E se i professori erano così arrabbiati, quale poteva essere la situazione nelle strade del Cairo, dove il livello di frustrazione, aggravato dallo scontento politico ed economico, potrebbe rendere molte persone una facile preda della propaganda estremista? Ma l’umore della nostra conferenza cambiò. Durante l’ultima seduta, un teologo americano è riuscito, con qualche difficoltà, a prendere la parola e parlare a nome di tutti noi. “Siamo rimasti molto colpiti – ha detto – dalla sofferenza in questa stanza: sappiamo che “gli 8 orribili anni di George W. Bush” hanno inflitto gravi danni alla regione, e faremo qualsiasi cosa in nostro potere per lavorare con Al-Azhar per un futuro migliore”. Immediatamente, uno dei nostri aggressori più accaniti ha risposto con generosità, e la conferenza è stata finalmente in grado di emettere una ferma e positiva risoluzione comune.Finora Obama non ha dato quel segnale concreto che consideravamo essenziale. Ma l’inchiesta Chilcot ha anch’essa alimentato le speranze. Se ci dovesse essere anche solo un tentativo di nascondere o di insabbiare le colpe, la delusione che ne conseguirebbe potrebbe solo peggiorare ulteriormente una situazione già infiammata. Al Cairo abbiamo scoperto che una franca ammissione di colpa può cambiare le cose. Nel nostro mondo pericolosamente polarizzato, potremmo non avere più una simile opportunità.
L’inchiesta Londra complice delle torture a Guantanamo sulla guerra in Iraq cambierà il modo in cui i musulmani vedono l’Occidente

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