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Israele:Yossi Beilin: Obama metta una croce su Road Map

L'ex uomo politico israeliano Yossi Beilin, intervistato da SKY TG24 in occasione del premio Colomba d'oro consegnatogli da Rita Levi Montalcini, espone la propria visione del processo di pace tra Israele e Palestina. "Io ho sempre pensato che fosse giusto cercare il dialogo con i legittimi rappresentanti del governo palestinese e quindi con l'Olp", spiega e a proposito del ruolo di Obama nel processo di pace dice: "Metta una croce sopra la Road Map, un'invenzione di Bush pensata su misura per Sharon e quindi una soluzione per mettere i bastoni tra le ruote al processo di pace". Yossi Beilin: Obama Metta Una Croce Su Road Map

Amira Hass: le ragioni di Hamas e di Abu Mazen

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La nascita di uno stato governato da Hamas nella Striscia di Gaza e di una serie di piccole zone controllate da Al Fatah in Cisgiordania è stata favorita da due fattori: il tentativo israeliano di separare – dal punto di vista economico, sociale, politico e culturale – i due territori, e la lotta tra le leadership palestinesi. Nel 1991 la politica di Israele verso la popolazione palestinese è cambiata. Le autorità hanno cominciato a negare la libertà di movimento dei palestinesi per spezzare i legami che si stavano rafforzando tra Gaza e Cisgiordania: un obiettivo diventato evidente nel 1995, quando Shimon Peres propose a Yasser Arafat di accettare la nascita di uno "stato palestinese a Gaza" e di rimandare la decisione sullo status della Cisgiordania. Contemporaneamente, Hamas ha cercato di imporre ai palestinesi il proprio punto di vista ideologico e strategico, puntando sul contrasto con la politica di Al Fatah, che aveva dato vita a un sistema di potere corrotto e cliente

Preso nella trappola della sua vittoria, Hamas cerca di evitare l’isolamento totale della striscia di Gaza

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Quasi frastornati dalla facilità con la quale il potere è stato conquistato nella striscia di Gaza, i dirigenti del Movimento di resistenza islamico “Hamas” si interrogano sul modo di gestire questa vittoria. Evidentemente, questa azione di forza non è piaciuta a nessuno, in particolare a Ghazi Hamad, vecchio portavoce del governo di unità nazionale, a disagio in questa nuova situazione. “Noi non vogliamo controllare la striscia di Gaza. Non siamo che un solo popolo. Vogliamo restare uniti”, ha detto. “Bisogna trovare una soluzione. Bisogna parlarsi, provare a preservare l’interesse nazionale, trovare delle procedure, tutti i mezzi possibili perché non ci si può permettere di mantenere questo stato di fatto.” Nervoso, impacciato, Ghazi Hamad riconosce che “anche per Mahmoud Abbas, la situazione non è facile”. Quasi frastornati dalla facilità con la quale il potere è stato conquistato nella striscia di Gaza, i dirigenti del Movimento di resistenza islamico “Hamas” si interrogano sul mod

G.LEVY: Israele lasci vivere Gaza

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Sintesi articolo Il boicottaggio all'autorità palestinese imposto da Israele per indebolire gli uomini di Hamas ha avuto il brillante risultato di rafforzarli. L'illusione che un movimento politico si indebolisca facendo pressioni sulla popolazione si è dimostrata fallimentare. Sabotando il governo di unità nazionale, abbiamo ottenuto il golpe militare di Gaza .Possiamo fare una lista degli errori commessi da noi e dagli Usa ,ma la domanda è un'altra: continueremo la politica del boicottaggio con il rischio di favorire AL- Qaida o ci convinceremo che con la forza non otterremo nulla e dobbiamo modificare la strategia ? Ora la speranza del governo israeliano e americano è riposta in Abu Mazen . Abbiamo finora rifiutato sia tutte le sue proposte sia i tentativi da lui compiuti per creare un governo di unità nazionale . E' inutile pensare di rafforzarlo per indebolire Hamas: Gaza è persa dopo la fuga a Ramallah dei suoi capi .Ora abbiamo una Corea del Nord

intervista a Tanya Reinhart

www.ccmep.org (traduzione di Alessandra Fava e Alfredo Tradardi). Può spiegarci di che cosa parla il suo libro "Israele/Palestina come terminare la guerra del '48"? Israele, con l'appoggio dei principali media occidentali, definisce la guerra contro i palestinesi come guerra difensiva, una risposta necessaria al terrorismo palestinese, una nobile presa di posizione nella guerra globale contro il terrorismo. E' incredibile oggi, dopo due anni di distruzione della società palestinese, che sia conosciuto così poco di come la guerra si è sviluppata e quale ruolo abbia Israele. Il libro cerca difar luce su questo. Il libro segue la politica israeliana da quando Barak divenne primo ministro sino all'estate del 2002, il periodo peggiore della storia di Israele. Prendendo informazioni dai media israeliani ci accorgiamo come si siano prese le distanze dai concetti di Oslo già dal'93. E' difficile ora dimostrare il come, ne parla ampiamente il libro,

Gad Lerner a Magdi Allam

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Magdi Allam, arabo, esprime nel suo libro un’identificazione totale con Israele. Che a me, ebreo, dà disagio Mi rendo conto che ci hai messo l’anima, e che da uno come me ti attenderesti gratitudine per una dichiarazione d’amicizia, o meglio d’identificazione assoluta con la sorte del popolo ebraico e dello Stato d’Israele, che – nonostante le ottime intenzioni – mi lascia addosso invece un senso di disagio. CONTINUA La differenza fra traditori e transfughi: lettera a un levantino (come me)