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AMIRA HASS: sacrificare la lotta per la Palestina

Quinta colonna, traditori, collaborazionisti – è questo il modo in cui i portavoce di Hamas chiamano quelli che ritengono responsabili della guerra civile nella Striscia di Gaza. Puntano l’attenzione su una "corrente traditrice all’interno del movimento Fatah", avvertendo che il presidente dell’Autorità palestinese (Ap) Mahmoud Abbas è "incapace di assumere il controllo su di essa". Si riferiscono a Mohammed Dahlan e ai suoi affiliati.Gli affiliati di Abbas sostengono un’opinione simile: Una corrente di Hamas si sta ribellando contro le istituzioni legittime dell’Ap, dicono. Ogni parte accusa la "corrente traditrice" dell’altra di essere il burattino dei poteri stranieri che manovrano le sue mosse. Iran e i fondamentalisti islamici vengono citati come la forza che guida Hamas, mentre si dice che Stati Uniti e Israele siano dietro Fatah. Ogni parte accusa l’altra di una congiura pressoché manifesta. Hamas dice che Fatah ha tentato di sabotare il governo ele

Israele: il Muro,un avvocato pericoloso,la Giordania

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Articolo qui PS: sulla distruzione villaggi palestinesi : qui Il giorno X si stava avvicinando: il 2 giugno i miei amici del terzo piano – una madre e quattro figli – sarebbero partiti per la Giordania. All'inizio avevano pensato di trascorrere qualche giorno di vacanza in Irlanda, dove il padre aveva appena completato un master in diritti umani.Ma Dublino gli aveva negato il visto, così hanno ripiegato sulla Giordania, dove avrebbero dovuto raggiungere il padre. Per i due figli più grandi (14 e 13 anni) sarebbe stato il secondo viaggio all'estero, per i più piccoli (sei e sette anni), il primo.Il venerdì sera i bambini più piccoli sono andati a dormire presto, impazienti ed eccitati, mentre i più grandi non riuscivano a prendere sonno. La madre, esausta, si è addormentata alle nove di sera. Avrebbero dovuto lasciare Ramallah la mattina dopo, alle sette, in taxi. Io avevo promesso che alle sei e mezza sarei scesa a salutarli. Alle sei e un quarto una telefonata mi ha fatto sobb

Klapheck donna rabbino "la religione non è verità"

«Le istituzioni religiose non hanno il compito d´intervenire nelle decisioni delle persone , e dunque anche in quelle delle donne. Devono invece aiutare gl´individui a raggiungere una consapevole libertà di scelta . Non devono dominare le persone, ma insegnare la libertà »: Elisa Klapheck è una donna - rabbino . Una delle poche in Europa. Quarantacinque anni, olandese-tedesca, è stata ordinata nel 2004 ad Amsterdam, nella comunità di "Rinnovamento ebraico" e la sua è una sfida quotidiana a condurre una vita ebraica, in Europa, insieme alla sua generazione. A sessant´anni dalla Shoah. Ha dedicato un libro a Regina Jonas, la prima donna rabbino al mondo, nata nel 1902, ordinata nel 1935, uccisa ad Auschwitz nel 1944. La Repubblica, 12/06/2007 di di MICHELA BOMPANI Allegato:Regina Jonas

"Grossman e il '67: la guerra ci ha avvelenati"

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Aveva 12 anni, il 10 giugno 1967. Era l'anno del suo Bar Mitzvah . «Li ricordo benissimo, quei giorni.Ricordo nettissima la paura, il pensiero terrorizzante che sarei morto». Aveva la radio, David Grossman, la girava di notte sui servizi in ebraico di un'emittente del Cairo che promettevano a Israele «di stuprare le donne, di gettare a mare gli uomini. E io ero un bambino, e non sapevo nuotare». Così David Grossman racconta a Gad Lerner il suo ricordo della Guerra dei sei giorni, a 40 anni dalla sua fine. C'è un pubblico numerosissimo, gente tenuta fuori dal teatro dai vigili, a sentire a Casale Monferrato, al festival di cultura ebraica OyOyOy, la voce più autorevole della sinistra israeliana. «Per questo, quando i nostri caccia hanno sconfitto l'aviazione di Egitto, Iraq, Siria, Libano e Giordania, io ho pensato a un miracolo: eravamo stati salvati da un'esecuzione». Ora è quel miracolo, quel sentirsi salvati che è per Grossman, per l'«ateo» Grossman, anche l

Ramzi Aburedwan :canzoni contro il muro

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La musica non è un privilegio: è un diritto di tutti. Per garantire questo diritto Ramzi Aburedwan, musicista palestinese, nato ventotto anni fa in un campo profughi alla periferia di Ramallah, ha deciso di aprire, nel 2005, una scuola di musica (Al Kamandjati) nel centro storico della città. E di portare lo studio della viola, del violino, della chitarra, della fisarmonica, nei campi profughi, nei villaggi e nelle città dei Territori Occupati. La storia di Ramzi è una parabola esemplare :CONTINUA qui Commento: con tutto il cuore, la tua musica possa volare oltre il Muro e la tragedia del tuo popolo 2 Palestina: Ramzi Redwan trasforma un ex carcere in un centro musicale Ramzi Aburedwan: quando la musica è resistenza nonviolenta ... Ramzi Aburedwan e lensemble mediorientale Dalouna in concerto ... Ramzi Aburedwan :canzoni contro il muro + video L'Ex carcere sorge a Nablus e Ramzi Redwan lo ha trasformato in un centro musicale per giovani palestinesi "Stiamo cercando di

AvrahamBurg: Israele sei militarista e senz'anima

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Associare allo Stato d'Israele gli aggettivi “ebraico” e “democratico” equivale a produrre nitroglicerina: il paese è la versione contemporanea della Germania degli Anni '30 ». Chi turba così le celebrazioni sia pur problematiche del quarantennale della Guerra dei Sei Giorni non è il presidente iraniano Ahmadinejad, sommo teorico del parallelo tra sionismo e nazismo, ma un israeliano blasonato come Avraham Burg, ex presidente della Knesset tra il 1999 e il 2003, ex direttore dell'Agenzia ebraica per l'immigrazione, dirigente storico del partito laburista, ebreo ortodosso e al tempo stesso punto di riferimento della sinistra di governo. Nell'intervista pubblicata oggi dal quotidiano Haaretz sotto il titolo di «Explosive Material», materiale esplosivo, Burg, interpellato sul suo nuovo libro «Lenazeach et Hitler» (Vincere Hitler), invita i connazionali «raziocinanti» a espatriare: «Questa è una nazione militarista, non ce l'hanno ancora detto ma siamo tutti

i profughi palestinesi da Tripoli a Gerusalemme

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Le battaglie sanguinose scoppiate vicino al campo profughi di Nahr al-Bared, vicino a Tripoli, in Libano, ci ricordano che il problema dei profughi palestinesi non è scomparso. Al contrario, 60 anni dopo la "nakba", la catastrofe palestinese del 1948 è di nuovo al centro dell’attenzione del mondo.Questa è una ferita aperta. Chiunque pensi che una risoluzione del conflitto arabo – israeliano sia possibile senza risanare questa ferita si sta illudendo. CONTINUA QUI 9/09/2009 Report da Nahr al Bared

di Zvi Schuldiner :1967 "Sei giorni lunghi quarant'anni"

N el 1967, quando tutto sembrava più o meno tranquillo, esplose l'escalationche avrebbe portato alla guerra. All'inizio furono gli scontri con l'aviazione siriana: secondo le più recenti informazioni, erano i sovietici ad avere un interesse particolare nell'escalation. Poi gli egiziani si presero di sorpresa da soli, e arrivò il colpo mortale che l'aviazione israeliana vibrò in meno di tre ore. Ma prima di quello regnava la paura, il «pericolo» era tale che in Israele vennero persino benedette alcune piazze per poterle usare come cimiteri. L'esercito israeliano - che anni dopo avrebbe smentito il «rischio mortale» per il giovane stato - fece pressioni sul governo e si lanciò nella guerra. Vinse sul campo di battaglia, ma sommerse il paese in una lunga notte I sovietici probabilmente pensarono di avere un'opportunità di intervenire militarmente. Non riuscirono a farlo per la rapidità della vittoria israeliana, ma estesero molto la loro presenza n