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Yehoshua :Israele ,il contagio della democrazia

Avraham B. Yehoshu :Le indagini dalla polizia in questi giorni in Israele, le commissioni d’inchiesta che cercano di fare chiarezza sugli errori compiuti durante la seconda guerra del Libano, la ripugnanza destata dai sospetti reati sessuali commessi dal presidente Moshe Katsav, l’arresto dei vertici delle autorità fiscali e altre vicende suggeriscono profonde lacerazioni nel tessuto morale di Israele. I vecchi israeliani come me, che ben conoscono la storia dello Stato fin dalla sua fondazione, rimangono sbalorditi dalle dimensioni assunte dal fenomeno della corruzione e dal moltiplicarsi delle inchieste, e si domandano: che è successo? Che è cambiato? A cosa è dovuta questa situazione? È uno stato di cose che esiste da anni? O viene alla luce solo ora, in seguito a controlli più temerari e approfonditi da parte del procuratore generale, della polizia, dei controllori dello Stato (come nel corpo umano si possono all’improvviso scoprire patologie presenti da tempo mediante esami più

Haaretz: sulla Pasqua di sangue di Toaff

Molto equilibrato il commento riportato su Haaretz del libro: "La Pasqua di sangue" di Toaff In sintesi a un giudizio storico si risponde con un altro giudizio storico e, soprattutto, dopo aver letto il libro. Non è condivisibile l'attacco, più simile a una resa dei conti  ": un testo, per quanto discutibile agli occhi di molti, non può essere liquidato mettendo alla gogna gli autori e zittendo ogni ipotesi, anche scomoda, agitando i soliti "revival" : si ottiene l'effetto contrario demonizzando e non confutando . Così. più o meno consapevolmente, si fa il gioco dei veri antisemiti: la libertà di ricerca è un bene troppo prezioso e non si può identificare con la rozzezza espressa da certe ipotesi, contrabbandate per verità storiche, che girano in rete e non solo in rete http://www.haaretz.com/hasen/spages/824152.html http://www.haaretz.com/hasen/spages/827845.html

Avraham Burg: la morte del sionismo

pubblicato sul quotidiano Yediot Aharonot. In Israele la rivoluzione sionista ha sempre poggiato su due pilastri: un cammino di giustizia e una leadership etica. Nessuno dei due è più operante in Israele . Oggi la nazione israeliana poggia su un’impalcatura di corruzione e su fondamenta di oppressione e ingiustizia. In quanto tale, la fine dell’impresa sionista è già alle porte. Vi sono concrete probabilità che la nostra sia l’ultima generazione sionista. In Israele potrà anche esservi uno Stato ebraico, ma sarà di un genere diverso, strano e spiacevole. Tempo per cambiare rotta ce n’è ma non molto. Occorre una visione nuova di una società giusta e la volontà politica di attuarla. Né si tratta semplicemente di un affare interno israeliano. Gli ebrei della Diaspora, per i quali Israele rappresenta un pilastro centrale dell’identità, devono ascoltare e farsi sentire. Se il pilastro crolla anche i piani superiori si schianteranno. L’opposizione non esiste, e la coalizione di governo, ca

Anna Momigliano : antisemita di sinistra io...?

Tutte queste polemiche sugli «ebrei antisemiti» hanno dato i loro frutti. Dopo lo studio pubblicato dall'American Jewish Committee, che puntava il dito contro gli ebrei liberal, e le aspre polemiche nate dal «documento dei 130», firmato da esponenti illustri della comunità ebraica britannica che, come Hobsbawm e Pinter, non si riconoscono nella politica di Gerusalemme, il dubbio si è fatto strada nella coscienza degli ebrei di sinistra nella diaspora («Ho due libri di Noam Chomsky, sarà grave?») e persino degli israeliani («Alle ultime elezioni ho votato Yossi Sarid, sono antisemita anch'io?») A dissipare dubbi e sensi di colpa ha provveduto però il Washington Post che, nel mezzo della polemica, ha pensato bene di inserire sul proprio sito internet un comodo quiz (a premi) per fare luce sulla questione: «Sei un antisemita di sinistra? Dieci semplici domande per capire se sei un progressista dabbene». Le domande sono tutte sullo stesso tono: «Di chi è la colpa della guerra in

Appello ebrei inglesi per la fine dell'occupazione

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:GERUSALEMME — L'anniversario che vogliono ricordare non è quello della nascita d'Israele (60 anni nel 2008) ma «i primi 40 d'occupazione di Gaza e della Cisgiordania». E lo commemorano con una «dichiarazione d'indipendenza», firmata da oltre 130 intellettuali ebrei che non si riconoscono nelle posizioni dei leader della comunità in Gran Bretagna. Independent Jewish Voices (IJV) is a network of individuals who wish to have a platform for critical debate on major political questions, the situation in the Middle East in particular. The initiative was born out of a frustration with the widespread misconception that the Jews of this country speak with one voice - and that this voice supports the Israeli government’s policies. Il manifesto è lungo, la critica condensata in poche parole: non si può mettere il sostegno allo Stato ebraico al di sopra dei diritti umani dei palestinesi.L'appello viene pubblicato oggi dal sito del quotidiano Guardian ed è stato sottoscritto, t

Governo di unità nazionale:Mazen,Barghouti,Haniye ?

1 Gaza, 5 febbraio - Il premier palestinese Ismail Haniye ha dichiarato a Gaza, alla vigilia del vertice interpalestinese alla Mecca, "Non abbiamo scelta se non arrivare a un'intesa". Haniye ha confermato che l'obiettivo è di raggiungere un accordo per un governo di unità nazionale.Parlando con Haaretz, l'esponente di al Fatah Qaddoura Fares ha detto che Hamas e al Fatah si metteranno d'accordo alla Mecca per formare un esecutivo di unità nazionale, perché non ci sono più questioni in sospeso tra le parti. Ismail Haniye sarà primo ministro, Salem Fayed, deputato liberale, assumerà la carica di vice premier e ministro delle Finanze, gli Esteri andranno a Ziad Abu Amar, gradito ad Abu Mazen, gli Interni, invece, verranno assegnati a un indipendente che il presidente dell'Anp sceglierà da un elenco presentato da Hamas . 2Israele guarda a Marwan Barghouti come alternativa a Hamas Tel Aviv, 5 febbraio - Per la seconda volta in poche settimane, il ministro dell&