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Amira Hass : senza parole

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Le mie capacità linguistiche sono messe a dura prova dai burocrati e dagli architetti israeliani. A volte penso che le divisioni che stanno creando in Cisgiordania, con muri, tangenziali di dimensioni californiane, gallerie, reticolati e ogni sorta di divieti, siano state fatte apposta per privarmi delle parole con cui descrivere questa perversa complessità.Un pensiero megalomane, lo so, che esprime tutta la mia rabbia impotente. Una rabbia che spesso mi fa venire la pressione alta. È successo il 24 agosto a Nabi Samuel. Da settimane stavo studiando questo villaggio palestinese situato su una collina a nordovest di Gerusalemme. Si dice che l’area, dove ci sono una fortezza e una chiesa dei crociati conquistata dai musulmani e trasformata in moschea, era il luogo in cui pregava il profeta Samuele. I funzionari israeliani si vantano di questo luogo sacro come un tempio della tolleranza per tutte le religioni. Ma è una finzione orwelliana. Dalla guerra del 1967 le autorità israeliane hann

Motti Golani : che cosa ricordare e cosa dimenticare per gli Israeliani e per i palestinesi

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Sintesi personale Un dibattito infuria a Ground Zero. Da una parte vi sono quelli che vogliono perpetuare la vergogna del mondo musulmano. Dall'altro vi sono coloro che vogliono erigere una moschea nei pressi del sito per raccontare una storia diversa e dare una possibilità al mondo musulmano .L' elemento centrale che molti non hanno considerato è questo : la narrazione, la storia che ci raccontiamo per organizzare il passato e il presente per il bene del futuro.Lo stesso vale per il conflitto israeliano-palestinese, dove le due narrazioni si scontrano .Se posso rischiare io proporrei una definizione che può servire come base per una narrazione condivisa : 1lo Stato di Israele ha il diritto di esistere in una parte della Terra d'Israele.2 i palestinesi hanno diritto a un loro stato in una parte della Palestina. Questo è un presupposto narrativo che non necessita di una base storica o giuridica, un presupposto che accetta i diritti dei due gruppi di vivere in libertà nei lor

Editoriale di Haaretz: il congelamento degli insediamenti deve continuare

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Sintesi personale Il primo ministro Benjamin Netanyahu è soddisfatto : l''amministrazione americana e la Lega araba hanno accettato la sua posizione e spinto il presidente palestinese Mahmoud Abbas a riprendere i colloqui diretti con Israele "senza precondizioni". La settimana prossima Netanyahu e Abu Mazen saranno ospiti a Washington, dove potranno rilanciare i negoziati .Presto sarà chiaro a tutti se egli punta a guadagnare tempo o se è pronto ad un compromesso che porterà alla creazione di uno stato palestinese . Esprimendo dubbi al Consiglio dei Ministri circa l'esistenza di un "vero e proprio partner palestinese, Netanyahu ha rivelato che sta preparando una via di fuga prima ancora di aver cominciato.Il Quartetto per il Medio Oriente ha annunciato che i negoziati potranno essere completati entro un anno. Ma la prima prova di Netanyahu arriverà il mese prossimo ,quando scadrà il termine per il congelamento delle costruzioni degli insediamenti in Cisgio

Abu Mazen e Hamas contro IL FRONTE POPOLARE DEMOCRATICO

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1Ramallah, 26 agosto 2010, Nena News – E’ vietato in Cisgiordania mettere in discussione le decisioni del presidente dell’Anp Abu Mazen. L’altra sera a Ramallah i servizi di intelligence dell’Anp, hanno impedito ad alcune centinaia di persone di partecipare ad una conferenza, promossa dal Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) e da altre formazioni della sinistra palestinese, che prevedeva la presenza di una serie di esponenti politici contrari alla ripresa dei negoziati diretti tra Abu Mazen e il premier israeliano Netanyahu, prevista il 2 settembre a Washington. Gli agenti hanno circondato la sala dove doveva tenersi la conferenza e costretto ad allontanarsi i presenti, alcuni dei quali sono stati malmenati e minacciati. «Volevamo soltanto discutere dei negoziati diretti ed esprimere il nostro dissenso nei confronti di una decisione (di Abu Mazen) che non condividiamo e che riteniamo dannosa per le aspirazioni del popolo palestinese», ha raccontato la parlamentare

Israele, arabo obligatorio dalla quinta elementare

Il ministro per le Minoranze Avishay Braveman ha spiegato che a partire da quest'anno l'insegnamento della lingua araba che diventerà obligatorio dalla quinta elementare nelle scuole pubbliche israeliane. La riforma parte dalle scuole di Haifa e dal nord dello Stato ebraico , dove la comunità araba è più consistente. Orna Simchon, funzionario del distretto nord del ministero dell'Istruzione, ha affermato: "L'obiettivo è trasformare la lingua in un ponte culturale , in un mezzo di comunicazione". Il distretto ha progettato, insieme all' Abraham Fund , il programma Ya Salam che prevede due ore settimanali di lingua e lezioni di cultura araba. Saranno cinquanta i docenti di arabo che prenderanno servizio nelle scuole quest'anno. Finora l'arabo veniva insegnato solo alla fine delle scuole medie o all'inizio del liceo, ma poteva essere sostituito dallo studio del russo, del francese o dell'amarico. Secondo Braveman l'insegnamento cont

B’Tselem: la crisi dell'acqua a Gaza

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Cause dell’inquinamento dell’acqua a Gaza. La crisi dell’acqua nella Striscia di Gaza si è originata a seguito dell’estrazione eccessiva dell’acqua sotterranea del Sistema Acquifero Costiero. Si è valutato che l’ammontare annuo dell’acqua pompata dalla falda acquifera sia all’incirca il doppio dell’acqua che vi refluisce. A seguito di questa sovra estrazione, che è andata avanti per diversi decenni, nella falda è entrata acqua salata. Inoltre, la scarsa manutenzione degli impianti per il trattamento delle acque reflue a Gaza City durante l’operazione Piombo Fuso, che è cresciuta dopo l’assedio, e i danni subiti dal sistema di smaltimento delle acque reflue a Gaza City durante l’Operazione Piombo Fuso, hanno determinato un ulteriore inquinamento dell’acqua sotterranea, dovuto alle acque di scolo, e una maggiore salinità. Un altro fattore di inquinamento è dato dai siti per lo smaltimento dei rifiuti a Gaza, che non sono gestiti in modo corretto. Subito dopo l’Operazione Piombo Fuso