Si tiene oggi in tutto il Brasile la mobilitazione in difesa dei popoli
indigeni #JaneiroVermelho (Gennaio rosso) “Mai più una goccia di sangue
indigeno”, promossa dall’Apib (Articolazione dei popoli indigeni del
Brasile) e appoggiata, tra gli altri, anche dal Cimi, il Consiglio
indigenista missionario espressione della Chiesa brasiliana. Le
manifestazioni hanno l’obiettivo di denunciare le crescenti minacce che
le popolazioni indigene e i loro territori stanno soffrendo, così come
le battute d’arresto imposte dallo Stato brasiliano nella tutela delle
popolazioni e dell’ambiente.
In programma momenti pubblici in almeno 22 Stati del Brasile. Nel
Distretto federale, a Brasilia, è prevista una protesta si fronte al
ministero dell’Agricoltura, Zootecnia e Alimentazione. Sono previste
manifestazioni anche all’estero e in particolare, in Svizzera,
Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Portogallo e Irlanda.
Le organizzazioni indigene e indigeniste, si legge in una nota
pubblicata sul sito del Cimi, “vedono con preoccupazione le
dichiarazioni del presidente Jair Bolsonaro, apertamente contrarie ai
diritti dei popoli indigeni e dei popoli tradizionali”. Come è noto, già
nel primo giorno del suo mandato Bolsonaro ha trasferito al Ministero
dell’Agricoltura, Zootecnia e Alimentazione (Mapa) il compito di
individuare, delimitare e registrare terre indigene, svuotando le
competenze del Funai, l’organo indigenista ufficiale dello Stato
brasiliano.
Il Cimi, in un comunicato pubblicato martedì scorso, ha denunciato che
già nel mese di gennaio sono aumentate le minacce e le invasioni nei
territori indigeni brasiliani, soprattutto negli Stati del Maranhão,
Mato Grosso, Pará e Rondônia.
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