Silvia Mancini Yemen, l’incoerenza dell’Occidente

Solo la drammatica storia di Amal, la bambina di 7 anni morta di fame in un centro sanitario a 150 chilometri da Sana, è riuscita a riportare l'attenzione su una delle crisi umanitarie più gravi e più ignorate al mondo e sulle altre migliaia di persone che in Yemen rischiano la vita ogni giorno e muoiono nell'indifferenza globale.
Ma proprio mentre le luci dei riflettori si stanno di nuovo spegnendo, arrivano notizie del moltiplicarsi delle linee di fronte e dell'intensificarsi dei combattimenti. Nelle strutture gestite da Medici Senza Frontiere all'interno dei Governatorati di Hodeidah, Hajjah, Aden, Saada e Taiz il numero delle persone ferite è aumentato sensibilmente nelle ultime settimane.
A Hodeidah, dall'inizio di novembre, è iniziata un'importante offensiva della coalizione a guida Saudita contro le truppe di Ansar Allah che colpisce decine di migliaia di persone. Tra il 1° e il 10 novembre le equipe di MSF hanno curato in tutte le strutture dove operano in Yemen 390 feriti di guerra, tra cui molte donne e bambini, vittime di armi da fuoco, esplosioni e granate.re milioni di sfollati interni, migliaia di feriti, 22 milioni di persone con urgente bisogno di assistenza umanitaria: a quasi quattro anni dal suo inizio, la guerra in Yemen continua a lasciare segni devastanti. E sono i civili a pagarne il prezzo più elevato. Intrappolati dai massicci attacchi aerei portati avanti da una coalizione internazionale a guida Saudita, in particolare nel nord del Paese, feriti a causa dei combattimenti di terra sono vittime di terribili violazioni e crimini di guerra da parte di entrambe le fazioni.
Secondo le informazioni ricavate dallo Yemen Data Project, un meccanismo di raccolta dati indipendente, quasi un terzo degli attacchi aerei effettuati da marzo 2015 ha preso di mira obiettivi non militari: infrastrutture pubbliche, ospedali, mercati, scuole, case e veicoli civili.
Oltre il 50% delle strutture sanitarie in 16 governatorati non funzionano a causa dei combattimenti, le strutture mediche ancora attive soffrono invece della carenza di personale qualificato e di dispositivi medici adeguati esponendo migliaia di persone a un rischio aggravato di mortalità e morbilità come nel caso del mancato trattamento delle malattie croniche non trasmissibili.
Al deterioramento delle condizioni di vita e all'aumento dei feriti e delle sofferenze della popolazione civile si aggiunge una situazione economica drammatica aggravata dal mancato pagamento degli stipendi dei dipendenti pubblici da parte del governo da agosto 2016 con conseguenze tangibili e devastanti su tutte le persone.
Il potere d'acquisto è crollato, l'embargo imposto dal marzo 2015 ha causato un aumento vertiginoso del prezzo di beni quali farina che costa quasi l'80% in più rispetto a prima della guerra e combustibili aumentati del 130%.
Le ripercussioni sulla situazione nutrizionale della popolazione sono innegabili. Secondo i dati raccolti nel nostro ospedale di Khamer, nel governatorato di Amran, nel mese di settembre 2018, il numero dei bambini ricoverati per malnutrizione severa acuta è raddoppiato rispetto allo stesso mese dell'anno scorso.
E tuttavia, nonostante l'aumento dei casi di malnutrizione tra la popolazione infantile, la mancanza di dati rigorosi e di qualità sui tassi di malnutrizione anche tra la popolazione adulta e l'assenza di una visione globale sulla mortalità causata dalla combinazione tra la mancanza di cibo e le malattie determinate da tale carenza, non consentono di dichiarare lo stato di carestia così come invocato da agenzie ONU e da organizzazioni internazionali.
Oggi gli attori umanitari che lavorano in Yemen, le agenzie delle Nazioni Unite e le ONG non sono in grado di realizzare indagini nutrizionali e di mortalità su larga scala che potrebbero fornire le informazioni necessarie per determinare l'effettivo superamento della soglia di allerta e dichiarare la carestia, perché molte aree del Paese sono loro precluse.
Questo è dovuto a problemi di sicurezza, come attacchi aerei e combattimenti, ma anche a ragioni politiche, in quanto l'accesso a molte regioni dipende dalla volontà delle autorità locali ed è fortemente limitato. L'accesso incondizionato e imparziale alle persone che hanno bisogno di aiuto e cure resta la sfida preminente.
Di fronte a questa drammatica situazione in cui la popolazione civile è diventata bersaglio militare, la risposta dell'Occidente è del tutto incoerente. Se da un lato si chiede un cessate il fuoco o nuovi colloqui di pace, dall'altro si consente l'invio di munizioni e sistemi militari all'Arabia Saudita e ai propri alleati, nonostante l'embargo stabilito del Parlamento europeo in considerazione delle gravi violazioni del diritto umanitario internazionale perpetrate in Yemen e accertate da autorità competenti  delle Nazioni Unite. Su questo punto, va ricordato come anche l'Italia stia esportando armi usate nel conflitto yemenita.
Comunque evolva lo scontro tra fazioni avverse e potenze regionali, quello che soccombe è l'intero popolo yemenita precipitato in una crisi umanitaria profondissima in assenza di un forte sostegno e di una presa di posizione internazionale.

Yemen, l’incoerenza dell’Occidente




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