Amira Hass :A Nabi Saleh, i palestinesi non sono legalmente biondi
sintesi personale
Biondi, ecco come gli israeliani ricordano i
bambini di Nabi Saleh, che non salutano con fiori e cioccolato i soldati
armati che invadono le loro case. Quindi, per cominciare ecco tre
fatti. Uno, ci sono anche bambini con i capelli castani e gli occhi
verdi. Due, Israele ha rubato e sta continuando a rubare la terra e le
sorgenti del villaggio, attraverso l’insediamento di Halamish. E tre,
come ho scritto in passato, il popolo di Nabi Saleh è un vero burlone.
Scherzano su quasi tutto (Bassem Tamimi, poche ore dopo l’arresto di sua figlia, Ahed: “I sionisti hanno finito di intervistarmi, ora ho tempo per te.” Durante la seconda intifada un poliziotto di frontiera ha fermato Abd al-Rahman, un uomo del villaggio, mentre stava guidando su una strada che era vietata ai palestinesi, gli ha intimato l’alt e ha chiesto il suo indirizzo: Nabi Saleh è stata la risposta. “Sì, abbiamo trascorso alcuni giorni lì in un posto militare e in una casa che abbiamo sequestrato”. Abd al-Rahman rispose: “Bene, sono venuto a ritirare l’affitto.” Il soldato è scoppiato a ridere e ha lasciato andare lo spiritoso.
È stato da loro che ho sentito questo scherzoso evento storico: il primo Tamimi è venuto dall’Arabia Saudita. Prima dell’Islam era stato un vignaiolo. Il profeta Maometto stava cercando di convincerlo a trasferirsi a Hebron per aiutarlo a diffondere il suo messaggio lì: ” Cosa troverò a Hebron?” chiese Tamimi. La risposta fu: “Lì coltivano meravigliose uve da vino” E così la famiglia Tamimi si è stabilita a Hebron e si è diffusa in tutta la Palestina.
Non ho sentito battute all’ospedale dove Mohammed Tamimi è stato per oltre una settimana. Venerdì, 15 dicembre è stato colpito alla faccia con un proiettile di metallo rivestito di gomma, a distanza ravvicinata, da un soldato senza nome. Questo non turba gli israeliani. Il ragazzo si era arrampicato su una scala appoggiata contro il muro che circonda una casa libera, nel suo cortile erano appostati i soldati. Il punto di ingresso del proiettile è stato appena sotto la narice sinistra. Mentre il proiettile si faceva strada attraverso la sua guancia, fermandosi dietro l’orecchio, Mohammed è caduto dalla scala alta almeno due metri. Era incosciente e sanguinava e quelli intorno a lui erano terrorizzati. Due adolescenti hanno iniziato a gridare “Mohammed è ferito” e la parola ha raggiunto la casa dei suoi genitori. Sono corsi a prenderlo e lo hanno portato al villaggio di Beit Rima che ha un’ambulanza per terapia intensiva. Mentre andavano all’ospedale, hanno incontrato un checkpoint militare mobile. All’inizio i soldati non hanno lasciato passare l’ambulanza. Poi la squadra dell’ambulanza ha aperto la porta e i soldati hanno visto il ragazzo ferito . . Yallah, vai, hanno detto, il padre ha notato il panico e l’urgenza nelle loro voci.
L'Istishari Arab Hospital si trova nella parte settentrionale di Ramallah, ai margini del sobborgo di Rehan. È nuovo e privato, fondato da un certo numero di uomini d'affari palestinesi. La vista dalle finestre è un paesaggio collinare con campi e frutteti e case di villaggio. Le camere sono spaziose e confortevoli. La famiglia di Mohammed sedeva in una dele sale d’attesa mentre sette chirurghi lavoravano per salvargli la vita.
L’operazione è iniziata alle 21:30 ed è proseguita fino alle 4:30. La madre di Mohammed, Imtithal, non ha mangiato e dormito per due giorni. Lunedì i medici hanno considerato Mohammed fuori pericolo. Non appena la sua famiglia ha visto che li ha riconosciuti tutti, ha sorriso. Se il proiettile lo avesse colpito solo mezzo millimetro di lato, non avrebbero avuto più un figlio o lui non sarebbe più stato se stesso.
Nella comoda sala d’attesa, suo fratello ha offerto ai visitatori caffè e cioccolatini. Mohammed può avere solo visitatori due volte al giorno, per un’ora nel pomeriggio e un’ora alla sera e solo due persone alla volta. Mercoledì pomeriggio, sua madre è stata con lui per mezz’ora, poi è uscita felice dalla stanza. “Ha fretta. Vuole andare a casa”, ha detto con un sorriso. Uno dei suoi fratelli ha aggiunto: “Vuole vedere Iman”, la fidanzata del fratello maggiore. Tutti sorridono, Mohammed parla con voce debole, la sua faccia è ancora pesantemente fasciata. Si è anche slogato la spalla destra ed è difficile per lui muovere il braccio, ma conosce tutti per nome e ricorda cosa è successo.
Il flusso di visitatori non si ferma mai. Dal villaggio e dai villaggi vicini, dal luogo di lavoro, dagli amici, dalla gente comune. Si siedono un po’ e poi se ne vanno. Per tutto il giorno, il padre risponde alle telefonate rassicurando.
Dopo la costruzione di Halamish, nelle terre di Nabi Saleh e di altri villaggi nel 1978, un giornalista usamericano venne per intervistare gli abitanti del villaggio chiedendo: “Da quanto tempo sei qui?” Il più anziano del villaggio prese il giornalista per la manica e lo condusse in cima a una collina che dava su una valle di torrente verde e coltivata. “Vedi il uadi, giovanotto? Quando Adamo ed Eva stavano scorrazzando là sotto, eravamo già qui.”
Scherzano su quasi tutto (Bassem Tamimi, poche ore dopo l’arresto di sua figlia, Ahed: “I sionisti hanno finito di intervistarmi, ora ho tempo per te.” Durante la seconda intifada un poliziotto di frontiera ha fermato Abd al-Rahman, un uomo del villaggio, mentre stava guidando su una strada che era vietata ai palestinesi, gli ha intimato l’alt e ha chiesto il suo indirizzo: Nabi Saleh è stata la risposta. “Sì, abbiamo trascorso alcuni giorni lì in un posto militare e in una casa che abbiamo sequestrato”. Abd al-Rahman rispose: “Bene, sono venuto a ritirare l’affitto.” Il soldato è scoppiato a ridere e ha lasciato andare lo spiritoso.
Bassem, Nariman e Ahed Tamimi. Madre e figlia sono attualmente impriogionate. Foto Jaclynn Ashly/Al Jazeera
È stato da loro che ho sentito questo scherzoso evento storico: il primo Tamimi è venuto dall’Arabia Saudita. Prima dell’Islam era stato un vignaiolo. Il profeta Maometto stava cercando di convincerlo a trasferirsi a Hebron per aiutarlo a diffondere il suo messaggio lì: ” Cosa troverò a Hebron?” chiese Tamimi. La risposta fu: “Lì coltivano meravigliose uve da vino” E così la famiglia Tamimi si è stabilita a Hebron e si è diffusa in tutta la Palestina.
Non ho sentito battute all’ospedale dove Mohammed Tamimi è stato per oltre una settimana. Venerdì, 15 dicembre è stato colpito alla faccia con un proiettile di metallo rivestito di gomma, a distanza ravvicinata, da un soldato senza nome. Questo non turba gli israeliani. Il ragazzo si era arrampicato su una scala appoggiata contro il muro che circonda una casa libera, nel suo cortile erano appostati i soldati. Il punto di ingresso del proiettile è stato appena sotto la narice sinistra. Mentre il proiettile si faceva strada attraverso la sua guancia, fermandosi dietro l’orecchio, Mohammed è caduto dalla scala alta almeno due metri. Era incosciente e sanguinava e quelli intorno a lui erano terrorizzati. Due adolescenti hanno iniziato a gridare “Mohammed è ferito” e la parola ha raggiunto la casa dei suoi genitori. Sono corsi a prenderlo e lo hanno portato al villaggio di Beit Rima che ha un’ambulanza per terapia intensiva. Mentre andavano all’ospedale, hanno incontrato un checkpoint militare mobile. All’inizio i soldati non hanno lasciato passare l’ambulanza. Poi la squadra dell’ambulanza ha aperto la porta e i soldati hanno visto il ragazzo ferito . . Yallah, vai, hanno detto, il padre ha notato il panico e l’urgenza nelle loro voci.
L'Istishari Arab Hospital si trova nella parte settentrionale di Ramallah, ai margini del sobborgo di Rehan. È nuovo e privato, fondato da un certo numero di uomini d'affari palestinesi. La vista dalle finestre è un paesaggio collinare con campi e frutteti e case di villaggio. Le camere sono spaziose e confortevoli. La famiglia di Mohammed sedeva in una dele sale d’attesa mentre sette chirurghi lavoravano per salvargli la vita.
L’operazione è iniziata alle 21:30 ed è proseguita fino alle 4:30. La madre di Mohammed, Imtithal, non ha mangiato e dormito per due giorni. Lunedì i medici hanno considerato Mohammed fuori pericolo. Non appena la sua famiglia ha visto che li ha riconosciuti tutti, ha sorriso. Se il proiettile lo avesse colpito solo mezzo millimetro di lato, non avrebbero avuto più un figlio o lui non sarebbe più stato se stesso.
Nella comoda sala d’attesa, suo fratello ha offerto ai visitatori caffè e cioccolatini. Mohammed può avere solo visitatori due volte al giorno, per un’ora nel pomeriggio e un’ora alla sera e solo due persone alla volta. Mercoledì pomeriggio, sua madre è stata con lui per mezz’ora, poi è uscita felice dalla stanza. “Ha fretta. Vuole andare a casa”, ha detto con un sorriso. Uno dei suoi fratelli ha aggiunto: “Vuole vedere Iman”, la fidanzata del fratello maggiore. Tutti sorridono, Mohammed parla con voce debole, la sua faccia è ancora pesantemente fasciata. Si è anche slogato la spalla destra ed è difficile per lui muovere il braccio, ma conosce tutti per nome e ricorda cosa è successo.
Il flusso di visitatori non si ferma mai. Dal villaggio e dai villaggi vicini, dal luogo di lavoro, dagli amici, dalla gente comune. Si siedono un po’ e poi se ne vanno. Per tutto il giorno, il padre risponde alle telefonate rassicurando.
Dopo la costruzione di Halamish, nelle terre di Nabi Saleh e di altri villaggi nel 1978, un giornalista usamericano venne per intervistare gli abitanti del villaggio chiedendo: “Da quanto tempo sei qui?” Il più anziano del villaggio prese il giornalista per la manica e lo condusse in cima a una collina che dava su una valle di torrente verde e coltivata. “Vedi il uadi, giovanotto? Quando Adamo ed Eva stavano scorrazzando là sotto, eravamo già qui.”
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Blond, that’s how the Israelis remember the children from Nabi Saleh, who don’t greet the armed soldiers invading their homes with flowers and chocolate. So for a start, here are three facts. One, there are also children with brown hair and green eyes. Two, Israel has stolen and is continuing the steal the village’s land and springs, by means of the Halamish settlement. And three, as I’ve written in the past, the people of Nabi Saleh are real jokesters.
>> A girl’s chutzpah: Three reasons a Palestinian teenage girl is driving Israel insane | Opinion <<
They joke about almost everything (Bassem Tamimi, a few hours after the arrest of his daughter, Ahed: “The Zionists are finished interviewing me. Now I have time for you.” Then there was the time, during the second intifada, when a Border Policeman caught Abd al-Rahman, a man from the village, driving on a road that was off-limits to Palestinians. He ordered him to stop and asked for his address. Nabi Saleh, came the reply. The name rang a bell for the soldier. “Yeah, we spent a few days there in a military post in a house that we seized,” he said. And Abd al-Rahman answered: “Right, I’ve come to collect the rent.” The soldier burst out laughing and let the kidder go on his way.
It was from them that I heard this historical joke: The first Tamimi came from Saudi Arabia. Before Islam, he had been a winemaker. The Prophet Mohammed was trying to convince him to move to Hebron, to help him spread his message there. What will I find in Hebron, Tamimi asked. They grow marvelous wine grapes there, came the persuasive answer. And thus the Tamimi family settled in Hebron and spread from there throughout Palestine.
>> Palestinian girl in viral video arrested for making the occupation look bad | Analysis <<
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I didn’t hear any jokes at the hospital where Mohammed Tamimi has been for over a week. On Friday, December 15, he was shot in the face with a rubber-coated metal bullet, at very close range, by an unnamed soldier. This doesn’t upset the Israelis. The boy had climbed a ladder leaning against on the wall surrounding a vacant house, in whose yard or shed soldiers were posted. When Mohammed’s head poked over the wall, he was shot; the entry point of the bullet was just below his left nostril.
As the bullet made its way through his cheek, stopping behind his ear, Mohammed fell from the ladder, which was at least two meters high. He was unconscious and bleeding so badly that those around him, no strangers to shootings, were terrified. Two teens started shouting “Mohammed is hurt” and word reached his parents’ home. They ran to get him and drove him to the village of Beit Rima, which has an intensive care ambulance. On their way to the hospital, they came across a mobile army checkpoint. At first the soldiers wouldn’t let the ambulance through, Mohammed’s father, Fadel, says. Then the ambulance crew opened the door and the soldiers saw the wounded youth. Yallah, get going, they said, the father noting panic and urgency in their voices.
The Istishari Arab Hospital is on the northern side of Ramallah, on the edge of the suburb of Rehan. It is new and private, founded by a number of Palestinian businesspeople. The view from the windows is of a hilly landscape with fields and orchards and village homes. The rooms are spacious, and the reception area of each ward is furnished with comfortable chairs for visitors. Mohammed’s family sat in one such waiting area while seven surgeons worked to save his life.
The operation began at 9:30 P.M. and continued until 4:30 A.M. Mohammed’s mother, Imtithal, didn’t eat or sleep for two days. On Monday, the doctors brought Mohammed out of sedation. As soon as his family saw that he recognized them all, they began to smile again. Had the bullet hit just a half-millimeter to the side, they wouldn’t have had a son at all, or he wouldn’t have been himself anymore.
In the comfortable waiting room, his brother offers visitors coffee and chocolates. Mohammed can only have visitors twice a day, for one hour in the afternoon and one hour in the evening, and only two people at a time. On Wednesday afternoon, his mother sat with him for half an hour, then came out of the room, happy as can be. “He’s in a hurry. He wants to go home,” she said with a smile. One of his brothers came out of the room and said, “He wants to see Iman,” the eldest brother’s fiancée. Everyone smiles. Mohammed speaks in a weak voice, his face still heavily bandaged. He also sprained his right shoulder when he fell and it’s hard for him to move his arm. But he knows everyone by name and remembers what happened.
The flow of visitors never lets up. From the village and from neighboring villages, from work, friends, cabinet ministers, ordinary folk. They sit for a little bit and then leave. All day long, the father answers phone calls. “Everything’s golden,” he says, “Mohammed improved 100 levels today.”
After construction began on Halamish, on the lands of Nabi Saleh and other villages in 1978, an American journalist came to interview the villagers, they say. “How long have you been here,” he asked the village elder. The elder took the reporter by the sleeve and led him to the top of a hill overlooking a green, cultivated wadi. “You see the wadi, young man? When Adam and Eve were frolicking there below, we were already here.”
Amira Hass
Haaretz Correspondent
read more: https://www.haaretz.com/middle-east-news/palestinians/.premium-1.831027
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They joke about almost everything (Bassem Tamimi, a few hours after the arrest of his daughter, Ahed: “The Zionists are finished interviewing me. Now I have time for you.” Then there was the time, during the second intifada, when a Border Policeman caught Abd al-Rahman, a man from the village, driving on a road that was off-limits to Palestinians. He ordered him to stop and asked for his address. Nabi Saleh, came the reply. The name rang a bell for the soldier. “Yeah, we spent a few days there in a military post in a house that we seized,” he said. And Abd al-Rahman answered: “Right, I’ve come to collect the rent.” The soldier burst out laughing and let the kidder go on his way.
It was from them that I heard this historical joke: The first Tamimi came from Saudi Arabia. Before Islam, he had been a winemaker. The Prophet Mohammed was trying to convince him to move to Hebron, to help him spread his message there. What will I find in Hebron, Tamimi asked. They grow marvelous wine grapes there, came the persuasive answer. And thus the Tamimi family settled in Hebron and spread from there throughout Palestine.
>> Palestinian girl in viral video arrested for making the occupation look bad | Analysis <<
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I didn’t hear any jokes at the hospital where Mohammed Tamimi has been for over a week. On Friday, December 15, he was shot in the face with a rubber-coated metal bullet, at very close range, by an unnamed soldier. This doesn’t upset the Israelis. The boy had climbed a ladder leaning against on the wall surrounding a vacant house, in whose yard or shed soldiers were posted. When Mohammed’s head poked over the wall, he was shot; the entry point of the bullet was just below his left nostril.
As the bullet made its way through his cheek, stopping behind his ear, Mohammed fell from the ladder, which was at least two meters high. He was unconscious and bleeding so badly that those around him, no strangers to shootings, were terrified. Two teens started shouting “Mohammed is hurt” and word reached his parents’ home. They ran to get him and drove him to the village of Beit Rima, which has an intensive care ambulance. On their way to the hospital, they came across a mobile army checkpoint. At first the soldiers wouldn’t let the ambulance through, Mohammed’s father, Fadel, says. Then the ambulance crew opened the door and the soldiers saw the wounded youth. Yallah, get going, they said, the father noting panic and urgency in their voices.
The Istishari Arab Hospital is on the northern side of Ramallah, on the edge of the suburb of Rehan. It is new and private, founded by a number of Palestinian businesspeople. The view from the windows is of a hilly landscape with fields and orchards and village homes. The rooms are spacious, and the reception area of each ward is furnished with comfortable chairs for visitors. Mohammed’s family sat in one such waiting area while seven surgeons worked to save his life.
The operation began at 9:30 P.M. and continued until 4:30 A.M. Mohammed’s mother, Imtithal, didn’t eat or sleep for two days. On Monday, the doctors brought Mohammed out of sedation. As soon as his family saw that he recognized them all, they began to smile again. Had the bullet hit just a half-millimeter to the side, they wouldn’t have had a son at all, or he wouldn’t have been himself anymore.
In the comfortable waiting room, his brother offers visitors coffee and chocolates. Mohammed can only have visitors twice a day, for one hour in the afternoon and one hour in the evening, and only two people at a time. On Wednesday afternoon, his mother sat with him for half an hour, then came out of the room, happy as can be. “He’s in a hurry. He wants to go home,” she said with a smile. One of his brothers came out of the room and said, “He wants to see Iman,” the eldest brother’s fiancée. Everyone smiles. Mohammed speaks in a weak voice, his face still heavily bandaged. He also sprained his right shoulder when he fell and it’s hard for him to move his arm. But he knows everyone by name and remembers what happened.
The flow of visitors never lets up. From the village and from neighboring villages, from work, friends, cabinet ministers, ordinary folk. They sit for a little bit and then leave. All day long, the father answers phone calls. “Everything’s golden,” he says, “Mohammed improved 100 levels today.”
After construction began on Halamish, on the lands of Nabi Saleh and other villages in 1978, an American journalist came to interview the villagers, they say. “How long have you been here,” he asked the village elder. The elder took the reporter by the sleeve and led him to the top of a hill overlooking a green, cultivated wadi. “You see the wadi, young man? When Adam and Eve were frolicking there below, we were already here.”
Amira Hass
Haaretz Correspondent
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haaretz.com
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