Juan Cole : mandare via i Curdi. La storia del popolo curdo in Iraq
27 settembre 2017
Il referendum in Kurdistan che si tiene oggi probabilmente non
produrrà un subbuglio immediato in Medio Oriente, come alcuni esperti
direbbero. La “Teoria del Domino”, secondo la quale se i Curdi si
separano dall’Iraq poi si separeranno anche dalla Turchia, dall’Iran e
dalla Siria, può essere così sbagliata come l’idea che una vittoria
comunista in Vietnam avrebbe portato al dominio comunista in tutta
l’Asia e il mondo.
I curdi iracheni hanno una storia particolare che ha portato al
referendum di oggi che non è esattamente replicato in altri paesi con
grandi minoranze curde (Iran, Turchia e Siria). I Curdi sono circa il
22% dei 32 milioni di abitanti dell’Iraq. Anche se quasi l’80% degli
iracheni sono arabi, i Curdi parlano una lingua indo-europea vicina al
persiano e lontanamente imparentata all’inglese. Sono per lo più
musulmani sunniti ma hanno una preferenza per le tendenze mistiche dei
Sufi o per gli approcci laici alla religione. Per lo più rifiutano il
fondamentalismo di stile arabo.
L’Impero Ottomano governò quello che è ora l’Iraq dal 1500 fino alla I
Guerra mondiale e in quel paese ha avuto tutti i tipi di
organizzazione. Talvolta era una sola provincia, talvolta era di 4
province – una di queste più o meno l’attuale Kurdistan.
I britannici conquistarono quello che è ora l’Iraq nel corso della I
Guerra mondiale, invadendo dall’India britannica con le truppe
britanniche indiane. Sono arrivati soltanto a nord, nel Kurdistan
iracheno perché stavano cercando di incontrarsi con e di dare aiuto
all’esercito della Russia Zarista che stava combattendo contro gli
Ottomani a Kars. Inizialmente non era chiaro che Mosul, una città
multiculturale del Nord, sarebbe andata all’Iraq britannico, invece che
alla Turchia e alla Siria francese.
Una volta diventato chiaro che le Grandi Potenze europee vittoriose –
Gran Bretagna, Francia e Italia – si sarebbero rifiutate di garantire
l’indipendenza all’Iraq e lo avrebbero trasformato in un Mandato
britannico (cioè una colonia), lo scontento si manifestò immediatamente
con la grande rivolta del 1920. Al nord, fin dal 1919, il leader curdo
Mahmoud Barzinji guidò una serie di rivolte contro i britannici le
quali alla fine furono sedate nel 1924. La Gran Bretagna non controllò
mai realmente l’Iraq negli anni ’20, compreso il Kurdistan, e riuscì a
restare lì soltanto con bombardamenti intensivi dall’alto. I britannici
crearono la monarchia Hashemita per l’Iraq, e le diedero un po’ di
potere nel 1932.
Le agitazioni in Kurdistan erano endemiche. Il clan di Barzani
guidava le guerriglie cercando l’indipendenza. Nel 1946, Mustafa Barzani
essendo passato dal lato iracheno, guidò per breve tempo la Repubblica
Mahabad, appoggiato dall’Unione Sovietica, prima che venisse riassorbita
nell’Iran quando quest’ultimo entrò nella sfera dell’influenza
americana.
Il colpo di stato del 1968 del Partito Baath in Iraq si dimostrò
fatidico. La fazione dei Baathisti che andò al potere nel 1968, erano in
gran parte Arabi sunniti ed erano nazionalisti arabi. Idealmente
avrebbero voluto creare degli Stati Uniti d’Arabia, di un solo stato con
un partito – lo stato del Partito Baath. I Baathisti erano ostili alle
minoranze non-arabe, a meno che queste fossero disposte a parlare arabo e
a considerarsi arabi. All’inizio degli anni ’70, l’Iran e gli Stati
Uniti incoraggiarono il malcontento dei curdi nell’Iraq del nord, con la
speranza di destabilizzare il regime Baath, che pendeva verso l’Unione
Sovietica e che si univa agli stati contrari all’esistenza di
Israele.
Nel 1975 l’Iraq e lo Scià dell’Iran raggiunsero una soluzione
diplomatica per molti problemi rilevanti. La conseguenza fu che Henry
Kissinger informò i Curdi che gli Stati Uniti li abbandonavano.
Quell’accordo si interruppe nel 1979 a causa della rivoluzione di
Khomeini in Iran, che depose Muhammad Reza Pahelevi e che creò uno stato
apertamente sciita rivoluzionario che sperava che anche gli sciiti
iracheni sarebbero insorti.
La conseguente guerra tra Iran e Iraq che durò dal 1980 al 1988,
offrì ai curdi l’occasione di fare un tentativo per avere ulteriore
autonomia. Il regime Baathista di Saddam Hussein considerò queste mosse
come una forma di tradimento. Saddam allora obbligò Ali Hassan Abd
al-Majid al-Tikritieh, detto il “Chimico”, uno dei suoi generali, a
prendere come bersaglio la città curda di Halabja colpendola con il gas
tossico Sarin. Circa 5.000 persone morirono. Questo fu il momento in
cui l’Iraq perdette i Curdi.
La Guerra del Golfo sistemò un altro tassello del puzzle. Nel 1990
Saddam si annetté il Kuwait. George H.W, Bush mise insieme una
coalizione per buttarlo fuori dal piccolo emirato del Golfo. Nella
primavera del 1991, dopo il ritiro delle truppe irachene dal Kuwait,
Bush Senior incoraggiò le insurrezioni degli iracheni contro il regime
baathista. Sia gli sciiti che i curdi organizzarono significative
rivolte nel marzo e aprile del 1991.
Quando Saddam Hussein minacciò di mandare i carri armati nel
Kurdistan iracheno e di vendicarsi, i Curdi scapparono sulle montagne,
dove i carri armati e i pezzi di artiglieria di Saddam non potevano
raggiungerli. Il problema era che lassù non avevano cibo e che un
milione di persone erano in fuga, e quindi ci sarebbe potuta essere una
carestia. Bush senior organizzò un’iniziativa di soccorso e introdusse
una no-fly zone sull’Iraq settentrionale.
Con la no-fly zone del 1991-2003, il Kurdistan iracheno si separò di fatto dall’Iraq.
Nelle scuole non venne più insegnata la lingua araba. Tutto era
scritto in curdo. Il governo iracheno non poteva alzare un dito su di
loro. Accorparono 3 province in una sola amministrazione ed elessero un
parlamento.
L’invasione del 2003 era dipesa pesantemente dai curdi e dagli
sciiti. I curdi erano contenti di essere salvati dal partito Baath, ma
temevano che gli Americani li avrebbero fatti tornare sotto Baghdad.
Sono tuttavia riusciti a conservare una semi-autonomia. Gli Stati Uniti
consideravano che i paramilitari del Kurdistan, cioè i Peshmerga, erano
tra le poche forze locali di combattimento efficienti. Un problema è che
i giovani uomini curdi non conoscevano la lingua araba.
Durante l’occupazione degli Stati Uniti, l’Iraq cominciò ad avere le
elezioni parlamentari. I partiti, però, erano tutti etnici e religiosi.
La maggioranza sciita aveva partiti fondamentalisti sciiti. Nessun curdo
votava per loro. Il Kurdistan aveva l’alleanza curda. L’incapacità
dell’Iraq di sviluppare un partito su scala nazionale, costruito su
qualcosa di diverso dalla solidarietà etnica o religiosa. Dal 2006, il
partito governante era stato il Partito fondamentalista sciita, Dawa.
Nessun curdo lo vota o vuole considerare la legge sciita come base della
legge irachena.
La svolta verso il fondamentalismo musulmano tra gli iracheni arabi
non aveva un parallelo tra i curdi iracheni, ancora profondamente
attaccati al Sufismo o membri dell’Internazionale Socialista. Il
fondamentalismo li allontanò dagli iracheni arabi.
Nel 2014, l’esercito iracheno crollò e scappò via davanti a poche
migliaia di combattenti dell’ISIL e abbandonò Mosul e l’Iraq
settentrionale. Il Kurdistan non ebbe più un confine con l’Iraq
propriamente detto. In assenza di un esercito iracheno, i Peshmerga
curdi furono lasciati soli a combattere l’avanzata dell’ISIL, anche se
il Presidente Obama dava loro appoggio aereo.
Tutti questi eventi cioè: l’attacco del regime Baath con il nel 1988
con il gas tossico, la No-Fly Zone degli anni ’90, e l’ascesa dell’ISIL
nel 2014, hanno contribuito alla decisione dei Curdi iracheni di
operare la secessione.
Questi eventi non sono, però, accaduti in Turchia, un paese di 75
milioni di abitanti che sono per il 20% Curdi. I curdi della Turchia
sono emigrati per lavoro in tutto il paese e i sondaggi di opinione non
erano soliti, per lo meno, mostrare tendenze secessioniste significative
(l’attuale presidente Tayyip Erdogan sembra determinato a far loro
cambiare idea, mandandogli carri armati dell’esercito a radere al suolo i
loro villaggi. I Curdi sono circa il 20% della popolazione della
Turchia).
La concezione europea romantica del nazionalismo basato
sull’appartenenza etnica(loro avrebbero detto “razza”) e sulla lingua, è
stupida. Molti paesi sono bilingui o plurilingui, e non c’è una cosa
come la “razza” nel senso che gli si dava nel 19° secolo.
L’India ha 16 lingue principali e altre minori. L’Afghanistan è formato da Pashtun,
Uzbechi, Tagiki, Hazara, e altri. Gli Iraniani parlano il persiano, il turkmeno, il qashqa’i, il baluci, il luri e l’arabo.
Non sono l’appartenenza etnica e la lingua che creano gli stati, ma
la storia. La storia dei Curdi iracheni li ha spinti in questa direzione
separatista. Non si può presumere che accadrà dovunque ci siano dei
Curdi.
Nella foto: una manifestazione a Kirkuk in appoggio al referendum.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
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