Dopo 20 ore di negoziati, i detenuti palestinesi sospendono lo sciopero della fame
SRAELE - PALESTINA
Non
è ancora chiaro quali richieste siano state accordate, oltre a una
visita familiare mensile aggiuntiva. Ai negoziati ha partecipato Marwan
Barghouti. Issa Qaraqe,…
asianews.it
Gerusalemme (AsiaNews) – Lo sciopero della fame dei detenuti
palestinesi, giunto al 40mo giorno, si è concluso ieri notte con un
accordo raggiunto dopo un negoziato durato 20 ore.
Issa Qaraqe, presidente del Comitato palestinese per gli affari dei
prigionieri, ha rilasciato una dichiarazione congiunta con Qaddura
Fares, presidente della Società dei prigionieri palestinesi (Pps),
affermando che lo sciopero “libertà e dignità” è stato sospeso dopo un
negoziato tenutosi fra alcuni leader palestinesi in prigione guidati da Marwan Barghouti e l’autorità israeliana carceraria (Ips) della prigione di Ashkelon.
La dichiarazione non riporta quali concessioni sono state accordate.
Qaraqe oggi ha affermato che lo sciopero è stato sospeso dopo “che le
loro richieste sono state accettate”. È prevista in giornata una
conferenza stampa che chiarisca la posizione palestinese attuale.
Un portavoce dell’Ips afferma che l’accordo è stato stipulato fra lo
Stato israeliano, la Croce rossa internazionale e l’Autorità
palestinese. Ai prigionieri sarebbe stata accordata una seconda visita
familiare mensile, le cui spese saranno sostenute dall’Autorità
palestinese.
Secondo l’Ips sono 1.578 i detenuti in totale che hanno partecipato
allo sciopero, la maggior parte legati a Fatah, il movimento alla guida
dell’Autorità nazionale palestinese.
Lo sciopero era iniziato il 17 aprile,
sotto la guida di Barghouti, per chiedere migliori condizioni di vita,
cure mediche, visite familiari e la fine delle detenzioni
amministrative. Ad inizio mese la moglie Fadwa Barghouti aveva scritto una lettera al papa, per chiedere il suo intervento.
Nei giorni scorsi, le Nazioni Unite, la Croce rossa e varie Ong
avevano espresso preoccupazione per la salute degli scioperanti. In
tutta Europa, intanto, e in alcune città statunitensi si erano tenuti
eventi in solidarietà con i detenuti.
Mahmoud Abbas il 25 maggio aveva affermato di aver “discusso in modo
approfondito” la situazione dei detenuti con Jason Greenblatt, il
rappresentante speciale del presidente Usa Donald Trump per i negoziati
internazionali. Parlando con Greenblatt, Abbas lo avrebbe informato dei
dettagli e delle loro speranze di “sentire presto la sua risposta a
riguardo delle richieste dei prigionieri”. Abbas ha anche enfatizzato
che il “mondo sa che le richieste degli scioperanti della fame sono
giuste. Israele non ha scuse per rifiutarle”.
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