Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate
del ricamo a mano palestinese: parlate delle donne che lo eseguono con
tanta dedizione e maestria, regalando alle loro figlie quegli abiti da
sogno.
Vestiti personali di Yara
Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate
del legame fra un contadino palestinese e il suo ulivo o aranceto:
parlate del suo amore nel coltivarlo, nel dargli da bere, nel potarlo,
nell’abbracciarlo e nel parlargli, nell’alzarsi al fajr per ringraziare
Dio dei frutti che gli concede. Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate del
dabke, la danza popolare palestinese che, in un turbinio di musica con
tamburi, fisarmoniche, mani, accompagna i momenti più gioiosi di tutti i
Palestinesi. Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate dei
piatti tipici, maqlubeh, knafeh al-nabulsi, della colazione con zeit
(olio), zatar (timo), zeitun (olive), jibna (formaggio) e khubz (pane)
fatto in casa, hummus, pomodori e cetrioli, dawali, kufta (mi fermo qui,
lo stomaco brontola!). Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate di
Mahmoud Darwish, il poeta della Palestina, e del suo “cavallo lasciato
alla solitudine” o della sua “carta d’identità”. Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate di
Fadwà Tuqan, sorella di Ibrahim, la poetessa della resistenza
palestinese, e del suo “mi basta divenir nel suo grembo” o di Nablus, la
sua “triste città”. Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate di
Ghassan Kanafani, lo scrittore della Palestina, del suo “ritorno ad
Haifa” e di come è stato fatto saltare in aria perché troppo scomodo.
Quando vi dicono che la Palestina non esiste, che il popolo
palestinese non esiste, parlate di questo. Forse, si renderanno conto
che Fadwà Tuqan aveva ragione: la Palestina è eternamente viva.
La comunità ebraica difende CasaPound. E attacca De Magistris Il sindaco aveva duramente accusato l’associazione: «Sono nazifascisti». La risposta: «Sì ma il sindaco sta con Abu Mazen, negazionista dell’Olocausto» iltempo.it Gigi De Magistris proprio non riesce a piacere a nessuno dei suoi concittadini, nemmeno rispolverando uno dei cavalli di battaglia più abusati del politically correct: l'antifascismo. Eppure la comunità ebraica di Napoli e Casapound c'è una frattura praticamente insanabile. Le relazioni sono praticamente inesistenti e nessuna diplomazia è mai riuscita ad avvicinare due mondi agli antipodi. Solo l'avversione verso il sindaco ha compiuto questo miracolo. La reazione alla tolleranza zero del sindaco verso l’organizzazione è stata questa: «CasaPound è presente in quasi tutte le città, d'altronde se si comportano democraticamente non c'è alcuna preclusione» ha affermato P...
1 Soldati sparano al checkpoint di Zayem: un morto, due feriti. Israele si difende: volevano entrare a Gerusalemme senza permesso. La Città Santa cardine della lotta. Noam (Dabul) Dvir, Elior Levy and AP contr di Emma Mancini Roma, 30 luglio 2012, Nena News - Soldati israeliani aprono il fuoco su dei lavoratori palestinesi in un checkpoint verso Gerusalemme. Uno di loro muore, altri due sono gravemente feriti. L'ennesima "normale" giornata di lavoro si trasforma in tragedia, il diritto al lavoro si macchia di sangue . A morire Hasan Badee Omar, 46 anni, colpito dalle pallottole israeliane a petto e addome. È morto in ospedale. Feriti Ashraf Abdullah, colpito alla spalla, e Khalid Imad Abdullah, centrato alla gamba destra. Khalid ha raccontato all'agenzia stampa palestinese cosa è accaduto questa mattina, alle prime luci dell'alba, il momento in cui i lavoratori palestinesi sono costretti a mettersi in fila per passare i lunghi e umilianti co...
Khalil Anati was from the Al-Fawar refugee camp in the southern part of the West Bank; a soldier in an armored jeep shot him in the back with a live round and killed him as he was running home. He was 10 years old. Mohammed Al-Qatari was a promising soccer player from the Al-Amari refugee camp near Ramallah. A soldier shot him from a distance of several dozen meters while he was taking part in a demonstration against the Gaza war. He was 19 years old when he died. Hashem Abu Maria was a social worker from Beit Ummar who worked for the Geneva-based NGO Defense for Children International. He participated in a demonstration against the Gaza war, trying to protect children by preventing them from throwing stones. An IDF sharpshooter situated on a distant balcony shot and killed him. He was 45 years old, a father of three children. Soldiers killed two more demonstrators at that demonstration. These people were among many others killed by IDF fire far ...
They’re the worst, the hypocrites and the self-righteous. The ones who are shocked at the scenes from Aleppo, tsking as they watch television and certain that the world has to do something. The world, but not they and not their country. Urgently, right now, without delay, but not they and not their country. They are assuaging their conscience, so beautiful, superior and moral in their own eyes. They are after all not indifferent to the horrors of Aleppo; they are people of conscience and justice and this pains them. It pains them so much – they can’t sleep at night at the sight of the dead children, they think about their grandmothers and grandfathers in the Holocaust and how the world stood by and did nothing and how this must not be allowed to happen again. Never again. But not they and not their country. Somebody else. Israel, after all, can’t. It is an enemy country and so it can’t interfere...
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