Quando vi dicono che non esiste…
29 Aprile 2017, Yara Hmoud
Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate del ricamo a mano palestinese: parlate delle donne che lo eseguono con tanta dedizione e maestria, regalando alle loro figlie quegli abiti da sogno.
Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate del ricamo a mano palestinese: parlate delle donne che lo eseguono con tanta dedizione e maestria, regalando alle loro figlie quegli abiti da sogno.
Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate
del legame fra un contadino palestinese e il suo ulivo o aranceto:
parlate del suo amore nel coltivarlo, nel dargli da bere, nel potarlo,
nell’abbracciarlo e nel parlargli, nell’alzarsi al fajr per ringraziare
Dio dei frutti che gli concede.
Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate del dabke, la danza popolare palestinese che, in un turbinio di musica con tamburi, fisarmoniche, mani, accompagna i momenti più gioiosi di tutti i Palestinesi.
Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate dei piatti tipici, maqlubeh, knafeh al-nabulsi, della colazione con zeit (olio), zatar (timo), zeitun (olive), jibna (formaggio) e khubz (pane) fatto in casa, hummus, pomodori e cetrioli, dawali, kufta (mi fermo qui, lo stomaco brontola!).
Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate di Mahmoud Darwish, il poeta della Palestina, e del suo “cavallo lasciato alla solitudine” o della sua “carta d’identità”.
Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate di Fadwà Tuqan, sorella di Ibrahim, la poetessa della resistenza palestinese, e del suo “mi basta divenir nel suo grembo” o di Nablus, la sua “triste città”.
Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate di Ghassan Kanafani, lo scrittore della Palestina, del suo “ritorno ad Haifa” e di come è stato fatto saltare in aria perché troppo scomodo.
Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate del dabke, la danza popolare palestinese che, in un turbinio di musica con tamburi, fisarmoniche, mani, accompagna i momenti più gioiosi di tutti i Palestinesi.
Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate dei piatti tipici, maqlubeh, knafeh al-nabulsi, della colazione con zeit (olio), zatar (timo), zeitun (olive), jibna (formaggio) e khubz (pane) fatto in casa, hummus, pomodori e cetrioli, dawali, kufta (mi fermo qui, lo stomaco brontola!).
Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate di Mahmoud Darwish, il poeta della Palestina, e del suo “cavallo lasciato alla solitudine” o della sua “carta d’identità”.
Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate di Fadwà Tuqan, sorella di Ibrahim, la poetessa della resistenza palestinese, e del suo “mi basta divenir nel suo grembo” o di Nablus, la sua “triste città”.
Quando vi dicono che non esiste alcuna cultura palestinese, parlate di Ghassan Kanafani, lo scrittore della Palestina, del suo “ritorno ad Haifa” e di come è stato fatto saltare in aria perché troppo scomodo.
Quando vi dicono che la Palestina non esiste, che il popolo
palestinese non esiste, parlate di questo. Forse, si renderanno conto
che Fadwà Tuqan aveva ragione: la Palestina è eternamente viva.
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