Morti in cifre: un anno di violenze nei territori palestinesi occupati e in Israele
Morti
in cifre: un anno di violenze nei territori palestinesi occupati e in
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zeitun.info
di Chloe Benoist
4 ottobre 2016
Betlemme
(Ma’an) – Nell’ottobre 2015 è iniziata quella che è stata di volta in
volta definita come un’ondata di rivolta, una sollevazione palestinese o
persino l’ “Intifada di Gerusalemme”.
Qualunque
sia il nome, lo scorso anno ha visto un’intensificazione di violenze
mortali nei territori palestinesi occupati e in Israele. Nel corso
dell’anno, Ma’an ha raccolto i dati relativi a ogni persona che è morta
come parte di quest’ultimo capitolo nel conflitto israelo-palestinese.
In
totale, Ma’an ha registrato la morte di 274 individui dal primo ottobre
2015 al 30 settembre 2016. Di questi morti, 235 erano palestinesi
(l’85,8% dei decessi), 34 erano israeliani (12,4%) e cinque (1,8%)
stranieri – due americani, un eritreo, un sudanese e un giordano.
I
primi sei mesi -dall’ottobre 2015 al marzo 2016 – hanno visto la grande
maggioranza dei decessi, in seguito a scontri presso la moschea di
Al-Aqsa nella Gerusalemme est occupata prima della festività ebraica di
Rosh Hashanah. Con 234 morti in quei primi sei mesi, la percentuale di
decessi da allora è drasticamente scesa, benché una serie di uccisioni
in settembre abbia portato a temere che la violenza possa di nuovo
aumentare.
Analisi delle vittime palestinesi
Dopo
un anno è emersa una fotografia più chiara dei palestinesi che sono
morti in questo lasso di tempo. Di questi 235 palestinesi, 231 sono
stati uccisi da israeliani, due da altri palestinesi durante attacchi
contro gli israeliani e due si sono uccisi mentre realizzavano o
cercavano di realizzare attacchi. Prendendo in considerazione le
statistiche, emerge un ritratto generale del palestinese medio che è
morto durante questo periodo: un giovane uomo post adolescente o sui
vent’anni, del distretto di Hebron in Cisgiordania, ucciso dalle forze
di sicurezza israeliane.
In
base ai dati di Ma’an, l’età media dei palestinesi uccisi è di 23 anni.
Tuttavia l’età più frequente dei morti è 19 anni, con 22 giovani
palestinesi di quest’età morti lo scorso anno.
I
minorenni costituiscono un quarto delle vittime della violenza
israeliana, con 60 palestinesi con meno di 18 anni uccisi, il più
giovane dei quali era un bambino di 8 mesi assassinato dalle eccessive
inalazioni di gas lacrimogeno durante scontri. In totale 11 bambini
palestinesi al di sotto dei 14 anni sono stati uccisi, ed altri 49 con
un’età tra i 15 e i 17 anni.
Altri
118 palestinesi con un’età tra i 18 e 24 anni sono stati uccisi, con un
totale di 178 vittime palestinesi nello scorso anno nati nel periodo della firma degli accordi di Oslo del 1993 o dopo.
Tre
quarti degli uccisi dall’ottobre 2015 non hanno mai conosciuto
nient’altro che Oslo – il che sembra confermare il rapporto tra
l’aumento della violenza e le frustrazioni relative al fallimento degli
accordi per la formazione di uno Stato palestinese, in un contesto di
peggioramento della situazione nei territori palestinesi occupati
segnato da demolizioni di case, violente incursioni notturne e
vertiginoso aumento delle colonie.
Mentre
un certo numero di donne e ragazze palestinesi sono state uccise – 17
delle quali mentre avrebbero o effettivamente stavano mettendo in atto
degli attacchi – durante questo periodo, il loro numero impallidisce a
confronto di uomini e ragazzi palestinesi. Dei 235 palestinesi uccisi,
213 erano maschi e 22 femmine – poco meno di una ogni dieci vittime.
Dal
punto di vista geografico la maggioranza delle morti palestinesi – per
l’esattezza 161 – è avvenuta in Cisgiordania, mentre 36 sono accadute
nella città di Gerusalemme, 29 nella Striscia di Gaza assediata e 9 in
Israele.
Al
contempo 182 erano originari della Cisgiordania, 20 residenti nella
Gerusalemme est occupata, 29 di Gaza e 3 erano cittadini palestinesi di
Israele. I residenti del distretto di Hebron, per un totale di 73 morti,
hanno rappresentato il 31% dei palestinesi ammazzati, confermando che
il distretto meridionale della Cisgiordania è l’epicentro dell’ondata di
rivolta.
Cercare
di quantificare le circostanze in cui i palestinesi sono morti,
tuttavia, si dimostra una questione complicata. Mentre la maggioranza
dei casi risulta chiara, con riprese video o testimoni oculari in grado
di confermare i fatti, in molti esempi la versione ufficiale israeliana
dei fatti in cui i palestinesi sono stati uccisi per mano delle forze di
sicurezza israeliane o di coloni è stata duramente contestata. In molti
casi, testimoni oculari hanno sostenuto che i palestinesi assassinati
non costituivano una minaccia al momento della morte o che le forze
israeliane hanno collocato apposta dei coltelli o hanno manipolato in
altro modo il luogo del crimine.
A
causa della difficoltà di accertare le circostanze esatte di ogni caso,
Ma’an ha classificato gli attacchi come “presunti” quando la versione
ufficiale israeliana dei fatti non ha registrato il ferimento di
israeliani e non ci sono stati testimoni esterni, oppure questi
testimoni hanno messo in dubbio la versione israeliana dei fatti.
Al
contempo sono state classificate come attacchi reali le situazioni in
cui non ci sia stato nessun testimone esterno ma ci sia stato il
ferimento di israeliani. Questo sistema approssimativo di
classificazione è un riflesso della nebulosità che continua
quotidianamente a permeare il conflitto israelo-palestinese.
Fatte queste avvertenze, i dati raccolti da Ma’an mostrano quanto segue:
– 69 palestinesi uccisi mentre commettevano o stavano cercando di commettere attacchi all’arma bianca
– 48 palestinesi uccisi mentre stavano presumibilmente cercando di commettere attacchi all’arma bianca
– 62 palestinesi uccisi dalle forze israeliane durante scontri o incursioni di polizia e/o esercito
– 13 palestinesi uccisi mentre commettevano attacchi con veicoli
– 8 palestinesi uccisi mentre presumibilmente commettevano attacchi con veicoli
– 8 palestinesi uccisi mentre commettevano attacchi con armi da fuoco
– 4 palestinesi uccisi mentre presumibilmente commettevano o cercavano di commettere attacchi con armi da fuoco
– 5 palestinesi uccisi mentre commettevano attacchi simultanei con armi da fuoco e all’arma bianca
– 3 palestinesi uccisi mentre commettevano attacchi simultanei con armi da fuoco e con veicoli
– 1 palestinese ucciso mentre commetteva un attacco simultaneo all’arma bianca con un veicolo
– 2 palestinesi uccisi mentre commettevano attacchi con ordigni esplosivi o incendiari
– 2 palestinesi uccisi mentre presumibilmente commettevano attacchi con ordigni esplosivi o incendiari
– 5 palestinesi uccisi da attacchi aerei e bombardamenti
– 5 palestinesi uccisi mentre assistevano ad atti di violenza
Basandosi
su questi dati, 122 palestinesi, ossia il 52% , sono stati uccisi
mentre commettevano o si afferma che stessero commetendo attacchi
all’arma bianca, confermando l’impressione che lo scorso anno sia stato
segnato da attacchi in scala ridotta con coltelli o armi simili.
Analisi delle vittime israeliane
Invece il profilo delle vittime israeliane della violenza disegna un’immagine diversa.
Per
le vittime israeliane l’età media è stata di 37 anni, con la vittima
più giovane, Hallel Ariel, che aveva 13 anni, l’unico minore israeliano
ucciso nell’ondata di rivolta. Le età più frequenti sono state 19 e 21
anni, – un fatto che non sorprende, dato che la stragrande maggioranza
degli attacchi palestinesi ha preso di mira soldati, che normalmente
iniziano il servizio militare a 18 anni.
Tuttavia
soldati e poliziotti contano solo 7 morti, il che può essere spiegato
con l’alto livello di protezioni ed equipaggiamento protettivo indossato
durante il servizio militare, che deve aver presumibilmente evitato
ferite mortali in numerosi attacchi.
Al
contempo 18 israeliani assassinati risiedevano nelle colonie illegali
di Gerusalemme est e della Cisgiordania. Il fatto che i coloni siano
meno armati o protetti dei soldati li ha resi bersagli più vulnerabili
per gli attacchi, mentre le restrizioni agli spostamenti dei palestinesi
fuori dai territori palestinesi occupati hanno reso gli israeliani che
vi abitano obiettivi più accessibili per i palestinesi che intendevano
attaccare israeliani.
Circa
24 israeliani sono stati uccisi in Cisgiordania e a Gerusalemme est,
mentre altri 10 sono stati uccisi in Israele. All’interno di Israele, la
città costiera di Tel Aviv è stata di gran lunga la più colpita, con
tre attacchi separati che hanno ucciso 8 israeliani – così come un
cittadino palestinese di Israele.
Riguardo
al sesso, 8 degli israeliani uccisi erano donne, rappresentando il
23,5% delle vittime, con una sola di queste che faceva parte delle forze
di sicurezza.
Riguardo invece alle circostanze della morte, secondo i dati di Ma’an:
– 16 israeliani sono stati uccisi in attacchi all’arma bianca
– 12 israeliani sono stati uccisi in attacchi con armi da fuoco
– 2 israeliani sono stati uccisi in attacchi, reali o presunti, con veicoli
– 2 israeliani sono stati uccisi in attacchi simultanei con armi da fuoco e all’arma bianca
– 2 israeliani sono stati uccisi da fuoco amico.
Mentre
32 israeliani sono stati uccisi dai palestinesi, due altri sono stati
uccisi dalle forze israeliane che stavano cercando di sparare a presunti
aggressori palestinesi.
Mentre
il ritmo delle violenze si è significativamente ridotto dall’ottobre
2015, lo scorso mese ha visto un accentuato incremento delle vittime.
L’ultima, il ventottenne Naseem Abu Meizar, è stato ucciso dalle forze
israeliane il 30 settembre, mentre 7 palestinesi e un giordano sono
stati uccisi dagli israeliani nello spazio di 5 giorni.
Circa
un anno dopo che il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon
ha reso pubblico un monito in cui metteva in relazione la violenza nei
territori palestinesi occupati e in Israele con l’impatto sociale e
politico dell’occupazione israeliana sui palestinesi, ma la
recrudenscenza di violenza omicida resta una possibilità reale.
“Non
possiamo ignorare il senso di disperazione che giunge con il lento
svanire della speranza,” ha detto Ban all’epoca. “Dobbiamo porre fine al
circolo senza fine, inutile e insensato di sofferenze e iniziare il
duro lavoro necessario per ripristinare la convinzione che autentici
progressi verso la pace siano possibili. Non fare ciò incoraggerà solo i
sostenitori della violenza e della divisione.”
Qui
di seguito trovate un elenco compilato da Ma’an con i palestinesi
uccisi da israeliani, israeliani uccisi da palesitnesi e altre vittime
della violenza dal 1 ottobre 2015 al 30 settembre 2016.
Vedere il link: nomi , luogo, uccisione nell'articolo
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