Dalla Palestina a Modena per l’agricoltura biologica

Dalla Palestina a Modena per l'agricoltura biologica

Visite formative in aziende pionieristiche di San Damaso, Vignola e Guiglia: le loro tecniche potranno essere applicate nei villaggi presso Betlemme
Dalla Palestina a Modena per imparare le tecniche dell’agricoltura biologica. Una missione di produttori palestinesi promossa dall'onlus spilambertese Overseas, già impegnata in tanti progetti per favorire lo sviluppo dell’agricoltura biologica e sostenibile anche nelle aree più povere della Palestina.
«Sto imparando molte cose dai contadini di Modena e Bologna. Hanno idee molto interessanti e al mio ritorno in Palestina applicherò queste idee nel mio lavoro», ha commentato soddisfatto Mohamed, produttore bio proveniente dal villaggio di Wadi Fukin, vicino a Betlemme. Lui e il compagno di viaggio Ibrahim, tecnico della ong Palestinian Agricoltural Relief Committee, sono arrivati in Italia lo scorso 31 gennaio dalla Palestina per visitare alcune aziende agricole di Modena e Bologna che coltivano i loro prodotti seguendo metodi biologici ed ecologici. In particolare mercoledì scorso si sono dedicati alla visita di alcune aziende pionieristiche nel settore che sono attive in provincia di Modena: quelle di Alberto Grosoli di San Damaso, Giovanni Cambi di Vignola e Valerio Abbiate di Guiglia.
Per Alberto Grosoli, l'agricoltura bio è quasi una vocazione di famiglia: «I primi fondamenti me li ha dati mio padre», dice. Nei suoi ettari di terreno mostra come si possano ottenere buoni risultati tramite il giusto equilibrio tra un’agricoltura diversificata e a rotazione, l'allevamento e la natura circostante: «Coltivo molte varietà di frutta, pochi alberi per specie, e questo mi permette di avere prodotti diversi e di qualità, oltre a favorire la biodiversità: grazie alla quantità e la diversità di fiori sono venute le api, di cui ora si occupa un apicoltore e gli affitto le arnie».
Giovanni Cambi, dal canto suo, coltiva bio dal 1987, quando si rese conto che l'agricoltura standard non avrebbe dato i giusti risultati in termini di qualità del prodotto e rispetto dell'ambiente. Ai due visitatori Giovanni ha mostrato le serre entro cui coltiva i suoi ortaggi, serre costruite con materiali di recupero e arate grazie a un trattore appositamente modificato. Con lui, Mohamed e Ibrahim hanno anche parlato di metodi biologici per combattere insetti e parassiti.
Infine Valerio Abbiate ha mostrato, oltre alle proprie coltivazioni, le macchine appositamente modificate per lavorare su terreno collinare e il laboratorio di pulizia e confezionamento "casalingo" dei prodotti, che gli permette di venderli direttamente al pubblico. Insieme a Ibrahim e Mohamed erano presenti anche alcuni ragazzi di Piacenza che vogliono dare il via ad un'azienda agricola biologica a sfondo sociale in un edificio di campagna affittato da Caritas. Ma la visita è stata soprattutto importante per i due palestinesi, per la cui comunità l'agricoltura biologica rappresenta un mezzo molto importante di contrasto alla fame e alla povertà. «La situazione a Wadi Fukin è difficile», ha affermato Mohamed. Ne ha parlato, insieme a Ibrahim, durante un aperitivo presso il locale Fusiorari il 31 gennaio e in una serata presso la Casa delle Culture mercoledì sera. Eventi, questi, organizzati da Overseas, che ha anche messo Mohamed e Ibrahim in contatto con i produttori modenesi.
«Il pubblico è stato molto interessato ad ascoltare
le nostre tematiche - dicono - è importante che si conosca la nostra realtà». Realtà che, pensano, può trarre un notevole beneficio dal quest'esperienza emiliana: «Questi incontri sono la base di una collaborazione tra le nostre realtà che si potrà sviluppare nel futuro». Enrico Vincenzi

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