LETTERA APERTA AGLI EBREI ITALIANI - di Stefania Sinigaglia


31 luglio 2014 alle ore 20.38

Sonoun’ebrea italiana della generazione post-1945, ebrea da generazioni da parte dientrambi i genitori. Sento il bisogno impellente in queste ore di angoscia e diguerra tra Gaza Palestina e Israele di rivolgermi ad altri ebrei italianiperché non riesco a credere che non provino lo stesso sgomento e la stessarepulsione per la carneficina che Israele sta compiendo a Gaza. Non si mira adistruggere un nemico armato, non sono due eserciti ad affrontarsi: si stasterminando un’ intera popolazione civile, perché il nemico è ovunque,  in un fazzoletto di terra che stipa in 365 km2un milione e ottocentomila persone, il nemico è sotto la terra sopra la qualec’erano case e scuole e negozi e ospedali e strade, c’è la gente, e se vuoicolpire chi sta sotto la terra è giocoforza ammazzare chi ci sta sopra a quellaterra, anche un bambino lo capisce:, ma fanno finta di non saperlo gli strateghisottili di questo orrore infinito che si dipana sotto i nostri occhi.
Comefacciamo a tacere di fronte a questa ingiustizia suprema, noi che per millennisiamo stati costretti a nasconderci nei ghetti per vivere, che venivamoadditati come responsabili di nefandezze mai sognate, obbligati a convertirci avolte per non essere bruciati sui roghi?
Israele hafondato uno Stato nel 1948 su terra altrui, sappiamo come e perché, ciò è statoaccettato dal consesso internazionale e nel 1988 è stato accettato dall’OLP. IPalestinesi hanno riconosciuto il diritto di Israele a esistere, ma Israele dal1967 occupa terra non sua, e lo sa. Per anni e anni si è detto: quella terraoccupata serve a fare la pace: territori in cambio di pace. Questo è stato ilrefrain che però è stato nel corso del tempo sepolto da guerre non più didifesa come nel 1967, ma di attacco, a partire dalla sciagurata invasione delLibano.
Comefacciamo a non riconoscere che Israele ha scientemente, e  per decenni ormai, rifiutato di addivenire a un compromesso sulle colonie, non hamai smesso di costruirne e di avanzare annettendosi di fatto i territori su cuidoveva negoziare, annichilendo la base pur ambigua ma reale che era l’accordodi Oslo. Ha contribuito a creare Hamas, che in arabo significa “collera giusta”,e poi ne ha tollerato la crescita in funzione anti-OLP, ha reso la vita deipalestinesi una lotta per sopravvivere anche in Cisgiordania, e ha violatotutte le risoluzioni dell’ONU che gli imponevano di tornare alla famosa “Lineaverde”. Ha rubato altra terra palestinese costruendo la barriera di 700 km, dichiarata illegale dallaCorte dell’Aia ma tuttora in piedi. E ora con il pretesto dell’uccisione di treragazzi di cui Hamas non ha mai riconosciuto la responsabilità, un’ accusa  che non è stata corroborata da prove, hascatenato una guerra non a Hamas ma a tutto un popolo. Non si può uccidere,annientare un popolo per sconfiggere un nemico che ha il diritto di difendersi.E le richieste di Hamas non sono altro che le richieste della popolazione diGaza: fine dell’assedio di sette anni, fine dello strangolamento. Israele hadiritto a esistere DENTRO dei confini riconosciuti internazionalmente, ma dal1982 è aggressore e viola il diritto internazionale. Per avere la pace deverinunciare alla folle idea di avere TUTTA la terra per sé e cacciarne chi ciabitava prima che arrivassero i primi coloni ebrei a fine ottocento .La guerradi Israele è non solo omicida ma è suicida: guardiamo al Libano che sta insiemeancora per miracolo, alla Siria distrutta, all’Irak che va a pezzi, aipalestinesi che sono la maggioranza in Giordania, all’avanzare dell’islamismosalafita e jihadista in Africa settentrionale e occidentale, in Kenya, inNigeria. Quale avvenire promette la guerra infinita di uno stato di apartheid?Quali possibilità invece apre il riconoscimento di diritti eguali ai palestinesi e alle migliaia di rifugiati eimmigrati che anche in Israele spiaggiano cercando una vita e un avveniremigliori? Quali prospettive aprirebbe uno Stato multiculturale, bi-nazionale everamente democratico in  Medioriente?Quale salutare rimescolamento di carte? Apriamo gliocchi, abbiamo il coraggio di guardare in faccia la realtà, e gridiamo ilnostro rifiuto di questo orrore e di questa politica di distruzione e morte chesi ritorce contro chi la persegue.
StefaniaSinigaglia, 31 luglio 2014

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