Hasbara israeliana : il pattriotismo per silenziare il dissenso di Akiva Eldar e Daniel Bar-Tal

 
 

SINTESI PERSONALE

La settimana scorsa, Haaretz ha riferito che i diplomatici israeliani  hanno vissuto  un periodo difficile  a causa del film "The Gatekeeper." Michael Oren, ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, ha superato tutti gli altri quando ha affermato che i capi dello  Shin Beti  ,intervistati  nel film,  hanno compromessa le attività di pubbliche relazioni dello Stato che a suo dire erano "in una sorta di guerra".Le sue affermazioni unite ad altre  altri simili  esprimono uno dei molti sintomi di una malattia grave che ha attaccato la società israeliana nel corso degli ultimi anni. Altri sintomi includono: delegittimazione  crescente della sinistra (e della  popolazione Haredi pure), allo scopo di mettere a tacere le voci legittimamente dissidenti, l'invito  del ministro della Cultura Limor Livnat agli artisti a praticare l'auto-censura, il licenziamento di  Adar Cohen perché le sue idee liberali non erano di gradimento all'ex ministro dell'Istruzione Gideon Sa'ar, il blocco da parte di Israele del professor Rivka Feldhay che doveva partecipare ad una israelo-tedesca conferenza accademica, a quanto pare per il suo sostegno per i soldati israeliani che si rifiutano di servire nei territori palestinesi,il tentativo  di far chiudere  il Dipartimento di Scienze Politiche al Ben-Gurion University. Tutti questi sono sintomi di tentativi di sopprimere la libertà di parola nella società israeliana.Oren e coloro che condividono la sua affermazione   ritengono che la critica  alla   politica della leadership equivalga  a danneggiare israele e i suoi interressi . Per i  portavoce del regime i loro metodi,la loro  ideologia e i loro  obiettivi sono una parte inseparabile dello stato. Pertanto, essere in  disaccordo con loro equivale a danneggiare lo stato  e i suoi  interessi . Questo approccio ricorda i portavoce del regime cinese che utilizzano la stessa strategia  per mettere a tacere le critiche interne  ed  esercitano  uno stretto controllo sui mezzi di comunicazione, sulla  cultura  e sul  mondo accademico. L'approccio di Oren e dei suoi colleghi deve quindi giustificare regimi che tentano di mettere a tacere le critiche di antisemitismo nei loro paesi per timore che, rendendo pubblica tale critica potrebbero danneggiare l'immagine dei loro paesi e gli interessi.il tentativo di creare una identità assoluta tra il metodo di un particolare gruppo e gli obiettivi dello stato è conosciuto come "patriottismo monopolizzante."  per cui    le persone che non soddisfano tali condizioni sono escluse dalla definizione di patriota  e solo quelli che soddisfano tali condizioni possono essere considerati patrioti. Il patriottismo si trasforma così in un meccanismo efficace per escludere interi gruppi all'interno della società che non sono d'accordo con le politiche della leadership.Oren e la sua gente non accettano  il principio di base che patrioti che amano il loro paese e il loro popolo possono  essere in disaccordo con la visione della leadership politica . Negano  che l'eterogeneità del pensiero  sia uno dei segni più evidenti e necessari di una società aperta e pluralista. Neanche per in attimo  è venuto  a loro in mente che forse loro i loro obiettivi e la politica  attuale stanno  causando danni allo Stato.Individui e gruppi della società hanno opinioni diverse ed è importante che queste opinioni siano espresse nel discorso pubblico, nella cultura , nei libri di testo, nelle  discussioni in aula. I tentativi di limitare la libertà di parola e di critica rischiano  di trasformare  lo Stato in  un regime totalitario dove ognuno deve esprimere un parere identico. L'esigenza di esprimere il pieno sostegno per i metodi della leadership astenendosi  da qualsiasi critica sabota  il tentativo di promuovere una soluzione alla crisi. Definire la situazione come "una sorta di guerra" è un uso demagogico e manipolatore della  il cui scopo è quello di convincere la gente a sostenere la leadership.Oren e quelli come lui   stanno dettando  al pubblico ciò che il governo ritiene essere le regole di un comportamento appropriato. Gruppi conservatori che operano sul terreno rafforzano  questi messaggi in base alle istruzioni a loro date .Questo crea  un clima politico  costruito dove  le persone hanno paura ad  esprimere le proprie opinioni e dove la libertà di parola, una delle caratteristiche più importanti di una società democratica, è limitata.Daniel Bar-Tal è professore di psicologia politica all'Università di Tel Aviv. Akiva Eldar è il commentatore politico di Al-Monitor.

 

 2 Patriotism in the service of silencing dissent


When Ambassador Michael Oren says the makers of "The Gatekeepers" are compromising the state’s public relations efforts, his are just the latest words in a worrying trend of trying to quiet anyone who dares to be critical.

articolo

 This past week, Haaretz reported that Israeli diplomats were having a hard time dealing with the film “The Gatekeepers.” Michael Oren, Israel’s ambassador to the United States, outdid all the others when he claimed that the heads of the Shin Bet who were interviewed for the film compromised the state’s public relations efforts, which he said were "in a kind of war.”

His statements join other similar ones that have been made of late – statements that express one of many symptoms of a dangerous disease that has been attacking Israeli society over the past few years. Other symptoms include increasing delegitmization of the left wing (and the Haredi population as well), with the purpose of silencing legitimate voices in public discourse; Culture Minister Limor Livnat’s call to artists to practice self-censorship; the Education Ministry’s dismissal of civics studies supervisor Adar Cohen because his liberal views were not to the liking of former education minister Gideon Sa’ar; the barring by Israel of Professor Rivka Feldhay from participating in a joint Israeli-German academic conference, apparently for her support for Israeli soldiers who refuse to serve in the Palestinian territories; and the attempts to shut down the Department of Politics and Government at Ben-Gurion University. All these are symptoms of the attempts to suppress free speech in Israeli society.
Oren and those who share his opinion claim that criticism of the leadership’s policy is tantamount to damaging the State of Israel’s standing and harming its interests. For the regime’s spokesmen, their methods, ideology and goals are an inseparable part of the state. Therefore, disagreeing with them is equivalent to harming the state, and critics betray the state’s interests. This approach is reminiscent of the spokesmen of the Chinese regime, who use the same reason to silence criticism from within and exert tight control over the media, cultural works and academia. The approach of Oren and his colleagues must therefore justify regimes that attempt to silence criticism of anti-Semitism in their countries for fear that making such criticism public might damage their countries’ image and interests.
In professional terms, the attempt to create an absolute identity between the method of a particular group and the goals of the state is known as “monopolizing patriotism.” This is done by attaching conditions such as support of the leadership and its policies to the definition of patriotism. That is how people who do not meet those conditions are excluded from the patriotic camp and only those who meet those conditions may be considered patriots. Patriotism is thus transformed into an effective mechanism for shunning entire groups within society that do not agree with the leadership’s policies.
Oren and his ilk do not accept the basic principle that patriots who love their country and their people are allowed to disagree with the political leadership’s vision and policy. They deny the approach that heterogeneity of thought is one of the most obvious and necessary signs of an open and pluralistic society. Not for a moment does it occur to them that perhaps their goals and policy are what is causing damage to the state.
Individuals and groups in society have different opinions, and it is important that these opinions be expressed in the public discourse, in cultural expressions, in textbooks, in classroom discussions. Attempts to restrict free speech and weaken critical discussion – whose intent is actually to repair society – harm democracy and lead the state down the road of becoming a totalitarian regime in which everyone must express an identical opinion. The demand to express full support for the leadership’s methods and refrain from criticism sabotages any attempt to promote a solution to the crisis. Defining the situation as “a kind of war” is a demagogic and manipulative use of words whose purpose is to convince people to support the leadership.
Oren and those like him are dictating to the public what the government believes to be the rules of appropriate behavior. Conservative groups operating on the ground strengthen these messages by keeping track of statements that are made or written and then smearing anyone who expresses opinions that differ from the leadership’s. This is how a political climate is constructed in which people are afraid to express their opinions and where free speech, one of the most prominent characteristics of a democratic society, is restricted.
Daniel Bar-Tal is a professor of political psychology at Tel Aviv University. Akiva Eldar is the political commentator at Al-Monitor.

 

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