Il premier israeliano non e' impensierito dal
debole e frammentato centrosinistra. Piuttosto teme l'ascesa di Naftali
Bennet, leader di HaBayit HaYehudi
di Michele Giorgio
Gerusalemme, 28 dicembre 2012, Nena News - Tra meno di un mese
gli israeliani andranno alle urne e la campagna elettorale sta mettendo
in luce due aspetti: l'ulteriore virata a destra del partito Likud e l'assenza di una opposizione di qualche peso alla maggioranza di ultradestra che Benyamin Netanyahu,
dopo il 22 gennaio, costruirà per fare la guerra all'Iran (se arriverà
il via libera di Barack Obama) e intensificare la colonizzazione dei
territori palestinesi occupati. Non sono in grado di impensierire
Netanyahu i «sette nani» del centrosinistra: dalla laburista Shelly Yechimovic alla «movimentista» Tzipi Livni fino al telegenico Yair Lapid, senza dimenticare che Kadima, quattro anni fa entrato alla Knesset come il partito più votato, è destinato a sparire. l primo ministro ad inizio settimana ha lanciato ufficialmente la
campagna elettorale del Likud con il tono di un capo di stato maggiore.
Davanti a migliaia di sostenitori ha detto che il partito in Parlamento
ci deve arrivare non come una barchetta qualsiasi ma come una poderosa
portaerei, grazie anche all'alleanza che ha stabilito con il partito Yisrael Beitenu
(accusato da più parti di razzismo). Tuttavia il patto elettorale con
Yisrael Beitenu non sta dando i frutti sperati. Dal listone con gli
ultranazionalisti Netanyahu contava di ottenere poco sotto i 50 seggi.
Invece i sondaggi, pur dandolo in ampio vantaggio su tutti gli altri
partiti, gli assegnano 35-37 seggi su 120. Pochi per raggiungere la
maggioranza di 61 deputati e il premier, conscio che le coalizioni
diminuiscono il potere della formazione di maggioranza relativa, ha
addirittura avvertito che chi non voterà per il suo partito,
«indebolirà» Israele in un periodo molto delicato per il Medio Oriente.
Ad incitarlo l'altro giorno c'era anche la popolare cantante ebrea
sefardita Sarit Haddad che gli ha dedicato la sua canzone di maggiore
successo: «Sei un cannone!...Sopra a te non c'è nessuno».
Eppure il cannone Netanyahu non spara tanto lontano come vorrebbe. Un
formidabile avversario lo sta sfidando con successo sul terreno
dell'oltranzismo nazionalista: Naftali Bennett, il leader di HaBayit HaYehudi
(Focolare ebraico), ossia lo storico partito Nazionale-religioso
coalizzato con altre forze dell'estrema di destra. In poche settimane
Bennett ha risucchiato a Netanyahu 6-7 seggi e ha consolidato, almeno
nei sondaggi, la sua posizione di terza forza (15 seggi) alla Knesset.
Anzi, dato che procede come un rullo compressore, HaBayit Ha Yehudi
comincia ad insidiare i laburisti, secondi con 17-18 seggi. Bennett, 40 anni, figlio di ebrei statunitensi, è un personaggio che
piace parecchio all'israeliano medio che vota a destra. E' religioso ma
non è un rabbino, sa parlare e, soprattutto, dice senza esitazioni
quello che pensano molti: mai uno Stato di Palestina, mai l'evacuazione
delle colonie, i soldati hanno il diritto di non rispettare gli ordini
dei superiori contrari alla loro coscienza sionista (poi ha un po'
corretto il tiro), la terra (occupata dei palestinesi) appartiene tutta a
Israele. Predica i «valori della famiglia», il rispetto dei fondamenti
dell'Ebraismo e ha fatto capire di non avere tempo per i diritti delle
minoranze: non solo gli arabi israeliani (i palestinesi con cittadinanza
israeliana) ma anche gli omosessuali.
Piace inoltre per il suo
passato di ufficiale delle unità di elite dell'esercito, Sayeret Matkal e
Maglan, incaricate di eliminare arabi dietro le «linee nemiche», e per
la sua abilità di uomo d'affari: a soli 27 anni creò una security
software company che ha venduto sei anni dopo per 145 milioni di
dollari. Nel 2011 ha fondato "Yisraelim", un network con 90mila
iscritti, con l'obiettvo di diffondere on line i valori del sionismo.
Bennett è un misto di religione, modernità, tradizione, nazionalismo sfrenato che sta mettendo alle corde Netanyahu.
Il premier quelle cose le pensa anche lui - i due hanno cooperato negli
anni passati - ma non può dirle tutte e apertamente come il leader di
HaBayit HaYehudi, perchè deve tenere conto del suo ruolo di fronte al
mondo. Cerca di contrastarlo a colpi di colonizzazione e di attacchi ai
palestinesi e ai loro sostenitori, però con risultati scadenti. Allo
stesso tempo si prepara alla possibilità concreta di accogliere Bennett
nella futura coalizione, dato che non avrà i numeri per escluderlo dal
governo. Certo potrebbe far ricorso ancora al sostegno dello Shas ma il
feeling con il più importante (ma in leggera decadenza) dei partiti
religiosi non è più quello di un tempo. Lo dimostra anche la decisione
del Likud di «riprendersi», nel futuro governo, i ministeri dell'interno
e delle costruzioni oggi nelle mani dello Shas. Ministeri che potrebbe
poi cedere agli alleati di Yisrael Beitenu o proprio al partito di
Naftali Bennett. In quel caso nascerebbe una coalizione da
combattimento, quel governo di guerra che piace al premier e
all'ultradestra ma che sarebbe insostenibile a livello internazionale.
Nena News
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