La sofferenza di Sderot di Robert Fisk


 Pensavo di aver trovato il villaggio di Huj in questo fine settimana, ma il cartello stradale diceva “Sederot”. Il mondo lo conosce come Sderot, la città israeliana dove cadono i razzi di Hamas. Persino Barack Obama è stato qui. Ma Huj ha molto a che vedere con questa piccola storia.
Secondo i calcoli sulla mappa, si trova, da lungo tempo distrutto, nei campi che si estendono da uno sciatto centro ricreativo in prossimità dell’ingresso a Sderot, una serie di ville dimesse su un piccolo anello stradale dove i bambini israeliani giocano nel pomeriggio dello Shabat [sabato].
Gli abitanti di Huj erano tutti palestinesi arabi mussulmani e, ironia delle ironie, andavano molto d’accordo con gli ebrei della Palestina. Dobbiamo essere grati allo storico israeliano Benny Morris per aver scoperto la loro storia, che è tanto tetra quanto è piena di dolore.
Il giorno del fato di Huj si presentò il 31 maggio 1948, quanto il settimo battaglione della brigata israeliana Negev, nel confrontarsi con l’esercito egiziano che avanzava, arrivò nel villaggio. Nelle parole di Morris, “la brigata espulse gli abitanti di Huy … nella Striscia di Gaza.”
Alcuni ringraziamenti
Morris dettaglia: “Huy era stato tradizionalmente amichevole; nel 1946 i suoi abitanti avevano nascosto uomini dell’Haganah dalle retate britanniche. A metà dicembre 1947, in visita a Gaza, il mukhtar (sindaco) e suo fratello furono uccisi da una folla che li accusava di ‘collaborazionismo’. Ma alla fine di maggio, considerata la vicinanza della colonna egiziana in avanzata, la brigata Negev decise di espellere gli abitanti e poi saccheggiò e bruciò le loro case.”
Dunque la gente di Huj aveva aiutato l’esercito dell’Haganah ebrea a sfuggire ai britannici, e il grazie ricevuto fu di essere spedita a Gaza come profuga.  Secondo Morris, tre mesi dopo i tre capi del più vicino kibbutzim ebreo si lamentarono con Ben Gurion, il primo primo ministro d’Israele, per il trattamento riservato ai loro vicini. Egli rispose per iscritto: “Spero che il quartier generale presterà attenzione a quello che dite ed eviterà simili azioni ingiuste e ingiustificate in futuro, e rimedierà a queste cose, nella misura del possibile, per quanto riguarda il passato.”  Ma Ben Gurion non diede istruzioni al nuovo esercito israeliano di consentire agli abitanti di Huj di tornare.
Il mese seguente essi implorarono di tornare. Il Dipartimento israeliano degli Affari delle Minoranze osservò che essi meritavano un trattamento speciale poiché erano stati “leali”, ma l’esercito israeliano decise che non dovevano tornare. Così i palestinesi di Huj marcirono nella Striscia di Gaza dove i loro discendenti tuttora vivono da profughi.
Ma la Sderot del giorno d’oggi, scrive lo storico palestinese Walid Khalidi, è stata costruita su terra appartenente a un altro villaggio arabo palestinese chiamato Najd, i cui 422 abitanti mussulmani vivevano in 82 case, coltivando agrumi, banane e cerali. Hanno condiviso lo stesso destino della gente di Huj. Il 12 e 13 marzo 1948 la brigata Negev dell’esercito israeliano – di nuovo, secondo Morris – li cacciò. Anch’essi furono inviati in esilio a Gaza. Così la pulizia etnica della Palestina, come la definisce rudemente un altro storico israeliano, Illan Pappè, cancellò dalla storia la gente che coltivava la terra su cui Sderot è stata costruita.
Ironia
Si possono vedere Huj e Najd nella mappa del Mandato Palestinese riprodotta da Munther Khaled Abu Khader. Sderot è stata fondata nel 1951 ma Asraf Simi, arrivata qui nel 1962 e che poi ha lavorato nella libreria locale, non sa nulla di tutto questo. Ha alzato le spalle quando le ho chiesto delle località. “Non abbiamo saputo nulla degli arabi di qui. Mio zio è venuto verso l’inizio, intorno al 1955, e viveva in una tenda qui, e tutti pensavamo che questa sarebbe stata una delle più moderne città d’Israele! Non sono spaventata, ma non sono contenta del cessate il fuoco. Penso che avremmo dovuto andare là a farla finita una volta per tutte.”
Un’altra ironia. Asraf Simi è nata in Marocco e ha imparato l’arabo con accento marocchino prima di partire per Israele all’età di 17 anni. E non sa che oggi, nello squallore di Gaza, vivono ben oltre 6.000 discendenti della popolazione di Huj. In questo modo la tragedia della Nakba palestinese – la “catastrofe” – si collega direttamente con gli israeliani di Sderot.
E’ per questo che non possono “farla finita una volta per tutte”. Perché le migliaia di razzi caduti attorno a loro negli ultimi 12 anni vengono dallo stesso luogo in cui vivono ora le famiglie che vivevano su questa terra. Così Sderot ha un collegamento intimo con una data che il presidente Obama può aver dimenticato quando è venuto in visita: il 1948, l’anno che non scomparirà mai.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://www.zcommunications.org/the-suffering-of-sderot-how-its-true-inhabitants-were-wiped-from-israels-maps-and-memories-by-robert-fisk
Originale: The Independent
traduzione di Giuseppe Volpe 

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