Marina del Monte :Ragazzi israeliani mizrahi, appartenenti cioè a famiglie ebraiche provenienti dal mondo arabo, scrivono ai loro coetanei arabi




GIOVANI ISRAELIANI DI ORIGINE MIZRAHI (cioè: originari del NordAfrica e del Medio Oriente) SCRIVONO UNA LETTERA AI PROPRI COETANEI ARABI, CHIEDENDO L’APERTURA DI UN DIALOGO, IN NOME DI UN PASSATO IN CUI EBREI, MUSULMANI E CRISTIANI ERANO TUTTI PARTE DELLA MEDESIMA CULTURA ARABA

Noi, come discendenti delle comunità ebraiche del mondo arabo e musulmano, in Medio Oriente e del Maghreb, seconda e terza generazione di ebrei Mizrahi in Israele,  guardiamo con grande entusiasmo e curiosità al ruolo importante che gli uomini e le donne della nostra generazione stanno giocando coraggiosamente nelle manifestazioni per la libertà e il cambiamento del mondo arabo. Ci identifichiamo con voi e siamo estremamente fiduciosi  per il futuro delle rivoluzioni già riuscite in Tunisia e in Egitto. Siamo altrettanto addolorati e preoccupati  per la gravi perdite di vite umane in Libia, Bahrain, Yemen, Siria, e molti altri luoghi della regione. La protesta della nostra generazione  contro la repressione e contro i regimi oppressivi e abusivi, avanzando una richiesta di cambiamento, di libertà, per la costituzione di governi democratici che favoriscano la partecipazione dei cittadini al processo politico, segna un momento drammatico della storia del Medio Oriente e Nord Africa, regione che è stata contesa  per generazioni tra le varie forze, interne ed esterne, i cui dirigenti hanno spesso calpestato i diritti politici, economici e culturali dei suoi cittadini.


Noi siamo israeliani, figli e nipoti di ebrei che hanno vissuto  in Medio Oriente e Africa del Nord per centinaia e migliaia di anni. I nostri padri e le nostre madri hanno contribuito allo sviluppo della cultura di questa regione, e sono stati parte integrante di essa. Così la cultura del mondo islamico e la connessione multigenerazionale e l'identificazione con questa regione è una parte inseparabile della nostra identità. Noi siamo una parte della storia religiosa, culturale e linguistica del Medio Oriente e Nord Africa, anche se sembra che noi siamo i figli dimenticati della sua storia: dimenticati prima da Israele, che immagina se stessa e la sua cultura localizzandola tra l'Europa continentale e il Nord America. Poi dal  mondo arabo, che accetta spesso la dicotomia tra ebrei e arabi e l’immaginario che tutti gli ebrei siano europei, e ha preferito reprimere la storia degli arabo-ebrei come un minore o addirittura inesistente capitolo della sua storia e, infine, all'interno delle comunità Mizrahi stesse, che sulla scia del colonialismo occidentale, il nazionalismo ebraico e il nazionalismo arabo, prova vergogna del proprio passato nel mondo arabo. Nonostante i tentativi subiti di cancellare o minimizzare il nostro passato, noi abbiamo spesso cercato di amalgamarci alla società. Le reciproche influenze e le relazioni tra le culture ebraica e araba hanno subito forti  tentativi di cancellazione nelle ultime generazioni, ma le evidenze della loro esistenza si trovano ancora in molte sfere della nostra vita, compresa la musica, la preghiera, la lingua e la letteratura.
Vogliamo esprimere il nostro senso di identificazione  con le speranze per questa fase di transizione generazionale nella storia del Medio Oriente e Nord Africa, che ci auguriamo aprirà le porte verso la libertà e la giustizia e  verso una distribuzione equa delle risorse della regione.Ci rivolgiamo a voi, nostri coetanei nel mondo arabo e musulmano, per un dialogo onesto che includa anche noi nella storia e nella cultura della regione. Abbiamo guardato con invidia le immagini dalla Tunisia e da Al-Tahrir Square, ammirando la vostra capacità di portare avanti e di organizzare una resistenza  civile non violenta  che ha portato centinaia di migliaia di persone nelle strade e  nelle piazze, e infine costretto vostri capi a cedere. Anche noi stiamo vivendo in un regime che, in realtà, nonostante la sua pretesa di essere "illuminato" e "democratico", non rappresenta ampie fasce della popolazione attuale nei territori occupati e all'interno del confine Linea Verde. Questo regime calpesta i diritti economici e sociali della maggior parte dei suoi cittadini, è prosegue nel suo obiettivo di ridurre al minimo le libertà democratiche, e costruisce le barriere razziste contro arabi-ebrei, il popolo arabo, e la cultura araba. A differenza dei cittadini di Tunisia ed Egitto, siamo ancora lontani dalla capacità di costruire il tipo di solidarietà tra i vari gruppi che vediamo in questi paesi, un movimento di solidarietà che ci permetta di unire e scendere tutti insieme nelle piazze, per chiedere un regime civile che sia culturalmente, socialmente ed economicamente equo e accogliente.
Noi come ebrei Mizrahi in Israele, crediamo che la nostra lotta per i diritti economici, sociali e culturali si basi sulla comprensione che il cambiamento politico non può dipendere dalle potenze occidentali che hanno sfruttato la nostra regione e i suoi abitanti per molte generazioni. Il vero cambiamento può venire solo da una finestra di dialogo intra-regionale ed inter-religioso che è in collegamento con le diverse lotte e movimenti esistenti attualmente nel mondo arabo. In particolare, dobbiamo mantenere il dialogo e la solidarietà con le lotte dei cittadini palestinesi di Israele che si battono per la parità di diritti politici ed economici e per la cessazione delle leggi razziste, e sostenere la lotta del popolo palestinese che vive sotto occupazione militare israeliana in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza nella loro richiesta di porre fine all'occupazione, per ottenere l'indipendenza nazionale palestinese. Nella nostra precedente lettera, scritta dopo il discorso di Obama al Cairo nel 2009, abbiamo chiesto che venisse riconosciuta l’ identità del Medio Oriente democratico, e la nostra inclusione in tale identità. Noi ora esprimiamo la speranza che la nostra generazione - in tutto il mondo arabo, musulmano, ed ebraico – possa essere una generazione che ristabilisca ponti e che scavalchi i muri e l'ostilità creati dalle generazioni precedenti, che sappia rinnovare il profondo  dialogo umano senza il quale non possiamo capire noi stessi: tra ebrei, sunniti, sciiti e cristiani, fra curdi, berberi, turchi e persiani, tra Mizrahis e askenaziti, e tra palestinesi e israeliani. Basiamoci sul nostro comune passato, auspicando pieni di speranza un futuro condiviso.


Abbiamo fede in dialogo intra-regionale il cui scopo sia quello di riparare e ripristinare ciò che è stato distrutto nelle recenti generazioni, come un catalizzatore per rinnovare il modello andaluso di convivenza  tra musulmani, ebrei e cristiani, se Dio vuole, Insha'Allah, e come un sentiero verso un'epoca d’oro dal punto di vista culturale e storico per i nostri paesi. Questa epoca d'oro non potrà essere raggiunta senza un’equa cittadinanza democratica, senza un’equa distribuzione delle risorse, opportunità e istruzione, senza la parità tra donne e uomini, e l'accettazione di tutte le persone indipendentemente dalla fede, razza, status, genere, orientamento sessuale o etnica.. Tutti questi diritti giocano un medesimo ruolo nella costruzione della nuova società a cui aspiriamo. Ci impegnamo a raggiungere questi obiettivi all'interno di un processo di dialogo tra tutte le persone del Medio Oriente e Nord Africa, allo stesso tempo ci assumiamo l’impegno di ricercare il dialogo con le diverse comunità ebraiche in Israele e in tutto il mondo.  








Shva Salhoov (Libya), Naama Gershy (Serbia, Yemen), Yael Ben-Yefet (Iraq, Aden), Leah Aini (Greece, Turkey), Yael Berda (Tunisia), Aharon Shem-Tov (Iraq, Iranian Kurdistan), Yosi Ohana (born in Morocco), Yali Hashash (Libya, Yemen), Yonit Naaman (Yemen, Turkey), Orly Noy (born in Iran), Gadi Alghazi (Yugoslavia, Egypt), Mati Shemoelof (Iran, Iraq, Syria), Eliana Almog (Yemen, Germany), Yuval Evri ((Iraq), Ophir Tubul (Morocco, Algeria), Moti Gigi (Morocco), Shlomit Lir (Iran), Ezra Nawi (Iraq), Hedva Eyal (Iran), Eyal Ben-Moshe (Yemen), Shlomit Binyamin (Cuba, Syria, Turkey), Yael Israel (Turkey, Iran), Benny Nuriely (Tunisia), Ariel Galili (Iran), Natalie Ohana Evry (Morocco, Britain), Itamar Toby Taharlev (Morocco, Jerusalem, Egypt), Ofer Namimi (Iraq, Morocco), Amir Banbaji (Syria), Naftali Shem-Tov (Iraq, Iranian Kurdistan), Mois Benarroch (born in Morocco), Yosi David (Tunisia Iran), Shalom Zarbib (Algeria), Yardena Hamo (Iraqi Kurdistan), Aviv Deri (Morocco) Menny Aka (


Tom Fogel (Yemen, Poland), Eran Efrati (Iraq), Dan Weksler Daniel (Syria, Poland, Ukraine), Yael Gidnian (Iran), Elyakim Nitzani (Lebanon, Iran, Italy), Shelly Horesh-Segel (Morocco), Yoni Mizrahi (Kurdistan), Betty Benbenishti (Turkey), Chen Misgav (Iraq, Poland), Moshe Balmas (Morocco), Tom Cohen (Iraq, Poland, England), Ofir Itah (Morocco), Shirley Karavani (Tunisia, Libya, Yemen), Lorena Atrakzy (Argentina, Iraq), Asaf Abutbul (Poland, Russia, Morocco), Avi Yehudai (Iran), Diana Ahdut (Iran, Jerusalem), Maya Peretz (Nicaragua, Morocco), Yariv Moher (Morocco, Germany), Tami Katzbian (Iran), Oshra Lerer (Iraq, Morocco), Nitzan Manjam (Yemen, Germany, Finland), Rivka Gilad (Iran, Iraq, India), Oshrat Rotem (Morocco), Naava Mashiah (Iraq), Zamira Ron David (Iraq) Omer Avital (Morocco, Yemen), Vered Madar (Yemen), Ziva Atar (Morocco), Yossi Alfi (born in Iraq), Amira Hess (born in Iraq), Navit Barel (Libya), Almog Behar (Iraq, Turkey, Germany)
http://www.facebook.com/notes/marina-del-monte/ragazzi-israeliani-mizrahi-appartenenti-cioè-a-famiglie-ebraiche-provenienti-dal/10150159837994149


allegato : il significato culturale dell'occupazione

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