Giorgio Canarutto : non pensate ai vostri nipoti?

    Era stata lei l’anno scorso a chiedere di incontrare gli ebrei della Comunità. Era primavera, Amira Hass era venuta a Torino a tenere un corso per giornalisti ad inizio carriera interessati a svolgere attività nei territori occupati. Si era riusciti ad organizzare un incontro con il gruppo di Studi. Aveva detto di avere una grande paura ed un grande senso di urgenza. Israele non può continuare questa politica se non vuole che la sua storia si riduca ad un episodio. Amira non faceva più appello al senso di giustizia - per anni lo aveva predicato senza risultato - ma all’istinto di sopravvivenza: se Israele vuole un futuro non può maltrattare ad oltranza il vicino palestinese.Allora mi era sembrato che esagerasse, oggi queste sue parole mi tornano in mente leggendo delle rivolte in Tunisia, Algeria ed Egitto. Il dittatore tunisino scacciato dopo pochi giorni di rivolta. Rivolte popolari che stanno mostrando come il cambiamento e forse la democrazia siano molto più raggiungibili di quanto non fosse immaginabile solo un mese fa.Mubarak non ha messo in discussione la pace con Israele, ha anzi dimostrato di collaborare alla chiusura di Gaza. Vorrà continuare la politica di amicizia verso Israele un governo che sia espressione democratica del popolo egiziano? Mi sembra difficile stante l’attuale politica israeliana. Queste rivolte sono pacifiche; niente è dato sapere delle future. Il sostegno americano ed occidentale a dittatori mediorientali può diventare molto pericoloso per Israele stesso. Molto più promettente e sicuro mi sembrerebbe per Israele riportare i rapporti con i palestinesi su un piano paritario, affrontare trattative di pace con i vicini a partire da proposte concrete come quella della Lega Araba, prepararsi alla restituzione dei Territori.Amira ci aveva detto che un palestinese non ha la stessa quantità d’acqua di un israeliano, che i coloni che divelgono gli ulivi dai campi palestinesi non vengono perseguiti, che diciottenni soldati dell’esercito vengono mandati a distruggere pozzi palestinesi.
Ciascun ebreo che volesse andare a vivere in Israele avrebbe più diritti di un palestinese nato lì. I palestinesi sono governati da un corpo di leggi separato da quello che governa la parte israeliana e che le garantisce privilegi. I palestinesi vengono poi trattati come gruppi distinti, quelli della Cisgiordania, quelli vicino al Muro, quelli di Gaza, quelli nel territorio israeliano, quelli di Gerusalemme e ci sono regole diverse per ciascun gruppo; nella Cisgiordania i palestinesi sono soggetti all’autorità militare, nella parte più grande della Cisgiordania, denominata area “C”, l’autorità militare israeliana legifera e governa sulla popolazione palestinese anche in campo civile.Riguardo gli accordi di Oslo Amira ci aveva detto che i palestinesi, come anche molti diplomatici norvegesi, avevano inteso che la suddivisione in aree della Cisgiordania sarebbe stata provvisoria e che i palestinesi avrebbero potuto costituire il loro stato sul 23% del territorio originario. Gli israeliani invece intendono arrivare ad uno stato palestinese costituito da enclave separate in una parte molto minore del territorio e che per loro il “peace process” è la resa che vogliono imporre alla parte palestinese.Aveva detto di poter parlare per una settimana su un solo argomento, ad esempio sui palestinesi di Gerusalemme est. Non è l’informazione che manca, ma il pubblico ebraico può informarsi e quando sa non si indigna. I palestinesi sostanzialmente vogliono equità e l’equità non c’è. Uno dei presenti aveva detto che non era vero. Penso che purtroppo sia la maggioranza degli ebrei della “diaspora” a non riconoscere l’ingiustizia verso i palestinesi e che questo non sia d’aiuto ad Israele.“Ma voi non pensate ai vostri nipoti?” è la domanda che Amira Hass si è sentita rivolgere nel 1998 da un contadino palestinese. La stessa domanda gliela aveva fatta pochi giorni prima anche Erekat, capo negoziatore palestinese al termini di una giornata di colloqui con un negoziatore del governo Netanyahu dell’epoca. “Ci siamo incontrati per vederci, non per discutere di argomenti” le aveva detto.Amira aveva terminato la conferenza in Comunità dicendo che la rabbia che viene creata non può star lì per sempre. E che gli israeliani non pensano ai propri nipoti.Non pensate ai vostri nipoti?

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