PROVE DI RIVOLUZIONE ALLA LIBANESE


    Beirut, 28 febbraio 2011, Nena News (foto da timesunion) – Il Paese dei Cedri ha molte peculiarità ed un fragile equilibrio politico, ma é pur sempre un paese arabo e non poteva rimanere immune ai moti che stanno attraversando i paesi del Maghreb e del Medio Oriente. Collegandosi a questa ondata e declinandoli rispetto alla realtà locale, anche in Libano, a Beirut, gruppi di giovani attraverso facebook, (“Toppling the Sectarian System in Lebanon toward a Secular one,” “Lebanese Revolution to Topple the Sectarian System,” and “Lebanese People Want to Topple the Sectarian System.”che hanno raccolto 28.000 aderenti), hanno convocato una manifestazione domenica 27 per chiedere la fine del regime settario, considerandola la vera questione democratica che paralizza il paese.In Libano l’intero sistema sociale e politico é costruito sull’appartenenza religiosa e settaria in modo da garantire un precario equilibrio tra le maggiori componenti: i cristiani, i musulmani sunniti ed i musulmani sciiti. La vita di ogni cittadino é condizionata dal gruppo religioso e dalla setta a cui appartiene. Il bizantino sistema politico ed elettorale implica che ogni elettore debba votare per un rappresentante della propria setta e prescrive una rigida divisione tra le cariche dello stato: il presidente deve essere un cristiano, il primo ministro un sunnita ed il presidente del parlamento uno sciita.Il paese é da varie settimane senza un governo dopo che Hezbollah, “il partito di dio” che rappresenta la stragrande maggioranza degli sciiti, e la sua coalizione ha ritirato i propri ministri in protesta contro le possibili accuse – non vi e’ stato ancora alcun giudizio pubblico – di un suo coinvolgimento nell’assassinio del primo ministro Rafik Hariri formulate del tribunale speciale per il Libano delle Nazioni Unite  che indaga sull’assassinio.Al raduno, sotto una pioggia torrenziale che non ha aiutato la partecipazione, hanno preso parte circa 3000 persone, un numero giudicato incoraggiante dagli organizzatori, considerato il tempo, la scarsità di mezzi e di preavviso. Dietro lo striscione “il popolo vuole rovesciare il sistema settario”, il corteo ha sfilato da Siya, il quartiere cristiano fino al ministero della giustizia, lungo quella che era la linea di confine durante la guerra civile che ha dilaniato il paese fino al 1990 causando 250.000 vittime.Nel corteo, tanti giovani e qualche bandiera libanese, che urlano, come in Egitto, “il popolo vuole rovesciare il sistema” e “daura, daura – rivoluzione, rivoluzione”, in Libano, in Egitto, e via proseguendo l’elenco dei paesi arabi, e slogan legati alla situazione libanese, chiedendo una rivoluzione contro il sistema settario e religioso.Amani, una giovane organizzatrice, distribuisce un volantino con le richieste dei manifestanti: “uno stato secolare, civile, democratico, giustizia sociale ed equità, un aumento del salario minimo e prezzi contenuti per i beni di base”. Firmato “cittadini e cittadine”, senza sigle. “Abbiamo chiesto alle associazioni e ai movimenti politici che volevano  partecipare di non portare simboli o bandiere, perché questo e’ un movimento dei libanesi di ogni appartenenza. I libanesi pensano che il Libano non sia come l’Egitto – prosegue – qui non c’e’ la dittatura, c’é democrazia, ma io penso che non sia una vera democrazia quella dove tutto e’ deciso in base all’appartenenza settaria, dove per avere un lavoro devi rivolgerti al leader del tuo gruppo di appartenenza”. Qualche giorno fa, sulla porta del parlamento, é stato affisso un cartello con scritto: “in Egitto 1 dittatore, qui 128” riferendosi ai membri del parlamento. “Ed anche in Libano c’e’ molta povertà, il governo promette soluzioni ma non fa niente” prosegue Amani. Negli ultimi mesi i prezzi di dei beni di prima necessità e della benzina – la cui fornitura e’ stata bloccata per qualche giorno – sono impennati così come quelli delle bollette anche se la fornitura dell’elettricità continua ad essere distribuita non continuativamente”.Davanti al ministero della Giustizia sono schierate alcune decine di soldati che si mantengono in disparte. Dopo cori e slogan, i manifestanti cantano anche l’inno libanese. Nemin, una ragazza con l’hijab, probabilmente sciita, mi dice: “qui non siamo né della coalizione 8 Marzo (quella formata da Hezbollah e dai suoi alleati) né della coalizione 14 Marzo (quella dell’ex primo ministro Saad Hariri, figlio di Rafik, del partito sunnita). Siamo innanzitutto libanesi, di tutte le appartenenze, stanchi di questo sistema bloccato dove ci sono sempre le stesse famiglie, ed i loro figli, e del fatto che per avere un lavoro devi chiederlo al tuo gruppo”.Jamal, anziano militante di sinistra, indica: “Vedi quei soldati? Dovrebbero servire lo stato libanese eppure anche loro sono stati scelti in base all’appartenenza al loro gruppo. Una fetta ai sunniti, una fetta agli sciiti, una fetta ai cristiani. Ogni leader dice a quelli del suo gruppo: ti proteggerò io contro gli altri, ma serve solo all’élite per mantenere il potere. Ora gli equilibri stanno leggermente cambiando (nel senso della maggiore influenza sciita) ma sempre all’interno dello stesso sistema. Ci vuole un vero cambiamento, un cambiamento del sistema, ed anche i partiti di sinistra libanesi, che pure si oppongono al sistema settario, devono aggiornare le loro idee. Il dato incoraggiante sono tutti questi giovani. Io ho partecipato alla guerra civile. Sono molto contento per quello che sta avvenendo nei paesi arabi.” Nena NewsPROVE DI RIVOLUZIONE ALLA LIBANESE

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