Yoram Kaniuk : no al giuramento di fedeltà

Giurare fedelta' allo statoebraico? ''Che ci debba essere uno stato per la nazione ebraicalo penso anche io, ma se si parla di religione, allora e'diverso: democrazia e' sinonimo di liberta', religione no. Comepossono sovrapporsi?''. Non ha dubbi lo scrittore Yoram Kaniuk -80 anni, 20 romanzi all'attivo, piu' diversi saggi e libri perl'infanzia, tradotti in 25 lingue diverse - nel condannaresenz'appello il recente progetto di legge del governo Netanyahuche prevede di imporre un giuramento di fedelta' alla natura'ebraica e democratica' dello Stato d'Israele a chi prenda lacittadinanza: uno dei temi piu' urticanti dell'agenda politicaodierna israeliana.Figura eccentrica della letteratura ebraica contemporanea,Kaniuk da qualche tempo e' tornato a spopolare in libreria nelPaese. Ma sul fronte politico non esita a sfidare l'opinionepubblica con prese di posizione tanto nette quantoanti-conformiste. Refrattario alla piazza, nei giorni scorsi e'stato tuttavia fra i primi a scendere in strada a Tel Aviv peranimare una manifestazione di veemente protesta contro laproposta sul giuramento di fedelta'. L'ultradestra che oggi hainnescato i tafferugli di Um el Fahem lo guarda - ricambiata -come fumo negli occhi. Del resto Kaniuk - pioniere dellacostruzione dello stato ebraico e combattente della guerra diindipendenza del 1948, in cui fu ferito - tiene a sottolinearecol suo spirito da bastian contrario che lui '' e' un sionistadi nascita, non per scelta''. ''E' un momento difficile -ammette poi - se il numero di ortodossi, religiosi, nazionalisticrescera' ancora, qui non ci sara' piu' niente. Nelle elementariil 51% degli allievi sono religiosi o zeloti. Stiamo diventandoun altro Iran''.Reduce da una malattia che sembrava fatale e da un coma dacui pochi pensavano si potesse risvegliare, Yoram Kaniuk hatrovato nella quarta' eta' un nuovo successo fra i lettori chesa anche un po' di rivincita rispetto alla monumentale triadeOz-Grossman-Yehoshua. ''Per anni - ironizza - all'estero si e'parlato degli scrittori israeliani A, B e C e di altri ancora.E io sono sempre stato 'altri ancora'''.Autore molto amato dai giovani (''la mia scrittura - spiega,ricordando di essere stato amico di Charlie Parker - e' un po'come il jazz e forse per questo piace''), non rinuncia alleprovocazioni contro i dogmi del nazionalismo e dell'ortodossiaconfessionale: ''Il sionismo non e' mai stato interessato aGerusalemme - sottolinea in una conversazione con l'ANSA nelsalotto del suo appartamentino di Tel Aviv colmo di ricordi, diprofumo di tempi andati e di quadri che egli stesso dipinge -,il sionismo era qui a Tel Aviv, a Haifa, nella valle di Jezrael.Anche a Ben Gurion di Gerusalemme interessava poco, era lacitta' degli accademici e dei religiosi''. E d'altronde -aggiunge - ''lo stesso valeva per i palestinesi, il cuimovimento nazionale e' nato a Jaffa, Akko, Haifa, non aGerusalemme. Loro non erano religiosi e noi non lo eravamo''.Partendo da queste premesse, molte delle divisioni che ancoraoggi si frappongono a un processo di pace non avrebbero inteoria motivo di sussistere. ''La soluzione del problema diGerusalemme - spiega - sarebbe quella di farne la capitalecondivisa di due popoli. L'ho proposto 20 anni fa. Gerusalemmenon puo' essere divisa: non puo' essere una citta' ebraica,ne'araba ne', cristiana. Deve essere una capitale per due''.Il suo ultimo libro, '1948' - ancora non pubblicato in Italia- parla appunto dell'epopea delle origini, ma rifuggedall'epica. E la pace? Kaniuk non e' ottimista anche serivendica come soluzione senza alternative la prospettiva dei''due stati per due popoli''. ''Tuttavia - riconosce - non sipuo' mettere fine in un giorno a una guerra di 100 anni, Gliarabi e noi non siamo pronti. anche se io, personalmente, losarei da domani''. (ANSA) 

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