Zvi Schuldiner RETORICA E REALTÀ

Il presidente Obama ha confermato il suo impegno verso una politica di pace in Medioriente ma, in questi giorni difficili, la questione reale sarà se questo è solo uno strumento del presidente per presentarsi con risultati positivi alle elezioni di novembre negli Usa, o se invece si tratta di un vero tentativo di cambiare la realtà nelle regione. Com'è giusto, Obama reitera che i palestinesi devono arrivare all'autodeterminazione nazionale e che per Israele sarebbe ideale arrivare alla pace. Ma gli americani sono disposti a fare i passi necessari a concretizzare questi positivi ideali? Martedì scorso uno delle guardie che controllavano una colonia israeliana, come incastarata a forza, selvaggiamente, nel quartiere di Silwan, ha ucciso un palestinese. Silwan è un villaggio palestinese con circa 50mila abitanti, annesso a Gerusalemme, vicino al Muro del pianto e alla Moschea musulmana, dove si continuano a cercare i resti archeologici del regno di Davide. È una simbologia utile alla politica perseguita dal per assicurare l'integrità del territorio promesso da dio agli ebrei. La polizia si è affretatta ad informare che si è trattato di un attacco di legittima difesa, così come sempre si affretta a reprimere con violenza le manifestazioni palestinesi e israeliane contro la politica annessionista a Gerusalemme.ilwan non è che la punta dell'iceberg: nei prossimi giorni sarà necessario trovare un compromesso che non faccia saltare i negoziati, ma il governo di Netanyahu, soprattutto la sua ala destra, ha già reso noto che è finita la possibilità di congelare le costruzioni degli insediamenti nei territori occupati. Non analizzeremo qui il complesso quadro degli interessi americani nella regione, ma conviene ricordare che quando il presidente Reagan decise che l'industria americana aveva necessità di vendere gli aerei Awak all'Arabia saudita (per un valore di oltre 5 mila milioni di dollari), le urla della lobby pro-israeliana non aiutarono. E quando Bush padre sospese i prestiti americani per la costruzione di colonie nei territori occupati palestinesi, gli isreliani furono costretti a rispettare temporaneamente la questione. 
Sarà l'amministrazione Obama disposta a cambiare la sua politica regionale, al fine di imporre alla coalizione nazional-fondamentalista in Israele un accordo che soddisfi il minimo necessario per arrivare ad una pace reale in Medio Oriente? Conviene ricordare ancora che la santa crociata contro il terrorismo e il fondamentalismo islamico iniziata da Bush, continua a conserva concrete espressioni sul terreno. 
Per arrivare ad una vera pace sarà necessario dialogare anche con Hamas, stuzzicare l'ala pragmatica di un movimento che fondamentalmente non accetta l'idea di una pace reale ma, all'interno del quale, ci sono anche dirigenti disposti a ricercare formule che rendano possibile un accordo. 
Le questioni che si pongono per una reale trasformazione della situazione in Medio Oriente non possono basarsi solo su una modifica - positiva, divertente, emozionante - della retorica. Sarà necessario cercare gli elementi concreti che permettano il cambiamento.

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