Ebrei contro l'occupazione: condanniamo l'aggressione avvenuta in Campidoglio
1 Rete ECO, Ebrei contro l'Occupazione, condanna l'aggressione subita da uomini e donne che manifestavano pacificamente sulle gradinate del Campidoglio da parte di un gruppo di persone che sventolavano bandiere israelianeCome ha scritto Alessandra Mecozzi, i manifestanti avevano un chiaro messaggio scritto sullo striscione" senza la loro libertà non saremo mai liberi". Hanno manifestato per «ricordare gli oltre 11 mila civili palestinesi ristretti nelle carceri israeliane, molti di loro senza possibilità di difendersi, il milione e mezzo di palestinesi rinchiusi nella Striscia di Gaza trasformata nella più grande prigione a cielo aperto esistente al mondo e per onorare i 1417 morti palestinesi dell'operazione Piombo Fuso», nonché «i 9 morti della motonave Marmara che trasportava aiuti umanitari per la popolazione di Gaza, uccisi dalle forze speciali israeliane il 31 maggio scorso». Il Comune di Roma ha sbagliato, non nel chiedere la libertà per il soldato Shalit, spegnendo le luci del Colosseo, ma nel non chiedere la libertà anche per i prigionieri palestinesi e per la popolazione di Gaza, ha sbagliato gravemente nel non ricordare le vittime dell'esercito israeliano. Del resto è proprio la madre del soldato Shalit che ha fatto un appello agli israeliani perché premano sul Governo per uno scambio di prigionieri!La faziosità dell'iniziativa al Colosseo, attivata dal Comune su richiesta della Comunità Ebraica, ha aperto la strada all'aggressione da parte del gruppo di giovani che, alla fine della manifestazione al Colosseo, si dirigevano verso il quartiere ebraico. L’aggressione dei giovani della Comunità non è un comune atto di teppismo, ma violenza fascista.E sventolare la bandiera israeliana, dopo aver preso a calci e pugni manifestanti pacifici e pacifisti, è disgustoso. L’utilizzo della Stella di Davide per azioni squadriste chiama in causa tutti gli ebrei. Da questo uso dissennato ci dissociamo e lo diciamo con forza.Il sindaco di Roma, Alemanno, anziché condannare gli aggressori fascisti ha mantenuto un silenzio complice; e la comunità ebraica romana non ha preso posizione contro i settori violenti e fascisti al suo interno. Questo non meraviglia, ma é una vergogna per l’ebraismo e la democrazia.
Che dire, se non esprimere condanna per l'aggressione e solidarietà a coloro che sono stati feriti, a cominciare dal medico Yousef Salman, rappresentate della Mezza Luna Rossa Palestinese, uomo che conosciamo da anni come persona pacifica e impegnata nella solidarietà? Quegli uomini e donne che hanno manifestato pacificamente sulle gradinate del Campidoglio e illuminato con candele l'intera scalinata, avevano un chiaro messaggio scritto sullo striscione" senza la loro libertà non saremo mai liberi". Hanno manifestato per «ricordare gli oltre 11 mila civili palestinesi ristretti nelle carceri israeliane, il milione e mezzo di palestinesi rinchiusi nella Striscia di Gaza trasformata nella più grande prigione a cielo aperto esistente al mondo e per onorare i 1417 morti palestinesi dell'operazione Piombo Fuso», nonché «i 9 morti della motonave Marmara che trasportava aiuti umanitari per la popolazione di Gaza, uccisi dalle forze speciali israeliane il 31 maggio scorso». Il Comune di Roma ha sbagliato, non nel chiedere la libertà per il soldato Shalit, spegnendo le luci del Colosseo, ma nel non chiedere la libertà anche per i prigionieri palestinesi e per la popolazione di Gaza, ha sbagliato gravemente nel non ricordare le vittime dell'esercito israeliano. Del resto è proprio la madre del soldato Shalit che ha fatto un appello agli israeliani perché premano sul Governo per uno scambio di prigionieri! La faziosità cieca dell'iniziativa al Colosseo ha aperto la strada all'aggressione da parte del gruppo di giovani che, alla fine della manifestazione al Colosseo, tornavano nel quartiere ebraico. E sventolare la bandiera israeliana, dopo aver preso a calci e pugni manifestanti pacifici e pacifisti, è vergognoso per chi lo fa, e per quello stesso simbolo a proposito dell'aggressione
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