di Mohanad Hage AliL’EVOLUZIONE POLITICA DI HEZBOLLAH

Sebbene il ruolo politico di Hezbollah non sia del tutto privo di ambiguità, e questioni come quella del suo arsenale militare rimangano ancora controverse in Libano, l’evoluzione politica di Hezbollah fissa un modello per coinvolgere i gruppi islamici popolari nel processo politico – afferma il giornalista Mohanad Hage Ali

Hezbollah – il Partito di Dio, in arabo – era noto negli anni ’80 per essere un’organizzazione militante estremista coinvolta in una serie di sequestri che prendevano di mira gli occidentali. Ma a partire dai primi anni ’90, il gruppo fondamentalista sciita libanese si è lentamente impegnato nel processo politico libanese successivo alla guerra civile, pur conservando la sua ala militare, la Resistenza Islamica, per combattere Israele nel sud del Libano.

Recentemente, il leader del partito, Hassan Nasrallah, ha annunciato i propri candidati alle elezioni parlamentari di giugno. Nella sua lista vi sono tre nuovi candidati, incluso un accademico, Ali Fayyad, un “dottore di ricerca” (PhD) che gestisce il think tank del partito, e Nawaf al-Musawi, un esponente della vecchia guardia che ha studiato in Francia ed è responsabile delle relazioni esterne di Hezbollah.Questa lista di candidati “intellettuale”, come l’ha definita un editorialista libanese, ha segnato ancora un altro cambiamento nell’evoluzione politica di Hezbollah da organizzazione isolata e misteriosa ad ampio partito interessato alla sua immagine pubblica. Quando Hezbollah per la prima volta prese in considerazione la possibilità di partecipare al processo politico, ebbe bisogno di una fatwa – un editto religioso – per permettere ai propri candidati di prendere parte ad elezioni parlamentari “non islamiche” (il parlamento libanese è diviso in base alla costituzione in una parte cristiana e in una parte musulmana). Sette candidati – compresi tre esponenti del clero ed attivisti militanti – andarono a comporre la lista elettorale del partito.

Per la prima volta in Libano – un paese multiconfessionale con un sistema politico consociativo – esponenti del clero sciita divennero membri del parlamento. In occasione delle elezioni del 1996, Hezbollah apportò nuovi cambiamenti al suo blocco parlamentare; meno esponenti del clero e più attivisti laici, incluso un accademico. Le figure religiose sono state escluse nelle ultime due tornate elettorali, permettendo così a nuovi volti di essere inseriti, uomini meglio in grado di rappresentare l’ampia base che appoggia il partito. La peculiarità della divergenza di Hezbollah dalla politica libanese maggioritaria è andata riducendosi nelle varie fasi della sua partecipazione politica. A partire dal 2005, Hezbollah è stato rappresentato all’interno di due governi libanesi, un coinvolgimento in passato considerato proibito a causa della natura “non islamica” dello Stato.

Per meglio mettere in prospettiva questi cambiamenti, possiamo dire che il coinvolgimento politico di Hezbollah ha visto il movimento trasformarsi da un partito rivoluzionario, che credeva nella creazione di uno Stato islamico in Libano, in una formazione politica coinvolta nella quotidiana politica di governo e interessata alle richieste dei suoi sostenitori. Oggi il partito, sebbene tuttora principalmente definito dalla sua posizione nel conflitto arabo-israeliano, ha voce in capitolo in una serie di questioni come le privatizzazioni, lo sviluppo economico nelle aree rurali, ed il finanziamento di una serie di beni e servizi di base.Intendiamoci, il panorama non è del tutto roseo. La milizia e l’arsenale del partito rimangono una questione controversa in Libano, soprattutto dopo che il partito ne ha fatto uso in una mini-guerra civile il maggio scorso, che terminò con l’accordo politico di Doha.Ciò nonostante, il suo coinvolgimento in un dialogo politico con i suoi avversari, e le sue alleanze con leader cristiani e gruppi laici – come il Partito Comunista libanese – indicano una significativa trasformazione rispetto al partito esclusivamente rivoluzionario che Hezbollah era una volta.Un simile coinvolgimento politico – che recentemente ha ricevuto l’apprezzamento del governo britannico – era destinato a cambiare anche il suo rapporto con un altro gruppo islamico, non lontano dal Libano: Hamas.Alcuni mesi dopo la vittoria di Hamas alle elezioni parlamentari palestinesi del 2006, Israele imprigionò un terzo del governo di Hamas e decine di suoi parlamentari, incluso il presidente del parlamento, come rappresaglia per la cattura di un soldato israeliano, Gilad Shalit. Questa azione punitiva nei confronti del processo politico e gli eventi successivi, incluse le lotte interpalestinesi, hanno ulteriormente radicalizzato il gruppo islamico, alienandogli a volte perfino uno stretto alleato come Hezbollah.Durante il conflitto di Gaza dello scorso dicembre, la televisone al-Aqsa, che è parte della rete dei media di Hamas, trasmise un’invettiva di un religioso saudita. Dopo aver lodato Hamas e condannato ciò che egli chiamò “l’olocausto di Gaza”, costui definì Hezbollah “il partito del diavolo” e il suo leader “Satana”. Egli disse poi che gli sciiti – la confessione religiosa a cui appartiene Hezbollah – “sono gli asini degli ebrei, li portano in groppa durante una sedizione”. Questa invettiva proseguì senza interruzione da parte dei gestori della televisione di Hamas. In risposta, Hezbollah interruppe le trasmissioni di al-Aqsa TV attraverso dei controllori locali nella periferia meridionale di Beirut, che costituisce la sua principale base di appoggio in Libano.

Al-Aqsa TV trasmise delle scuse per diversi giorni, dopo la guerra, ed alla fine la questione fu risolta; tuttavia l’intero episodio ricorda i primi contatti che ebbero luogo fra i due gruppi, in particolare nel dicembre 1992, quando Israele esiliò 417 attivisti palestinesi di Hamas e della Jihad Islamica nell’area di Marj al-Zohoor nel Libano meridionale, allora una zona cuscinetto fra l’esercito israeliano e i gruppi della resistenza libanese, incluso Hezbollah. Quest’ultimo mandò un inviato per incontrare gli attivisti esiliati; ma Hamas inizialmente rifiutò di parlare con l’inviato di Hezbollah sulla base del fatto che il movimento di cui egli era portavoce apparteneva ad una confessione musulmana imperfetta, lo sciismo. Evolvendo poi la propria posizione, Hamas giunse a formare delle alleanze con Hezbollah e con l’Iran, ma anche a dialogare con gruppi nazionalisti e non musulmani, ed ebbe perfino un candidato cristiano greco ortodosso nelle proprie liste. Il giro di vite israeliano e gli eventi che ne sono seguiti hanno alterato il corso di questi cambiamenti. Ciò che tuttavia rimane vero è che l’evoluzione politica di Hezbollah fissa un modello per coinvolgere i gruppi islamici popolari nel processo politico, invece di perseguire una politica di allontanamento ed alienazione che potrebbe comportare un prezzo molto alto, portando solo ad una ulteriore radicalizzazione in una regione già instabile.Mohanad Hage Ali è un giornalista britannico; è political editor del quotidiano panarabo “al-Hayat” dal 2003; come giornalista freelance ha collaborato con la Cnn, l’NBC ed il Washington Post; nato a Londra, ha vissuto in Libano durante gli anni della guerra civile, tornando nel Regno Unito per completare i suoi studi

L’evoluzione politica di Hezbollah

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