Daniel Barenboim, pianista israeliano , ha accettato la cittadinanza palestinese affermando che questa scelta potrebbe favorire la pace fra i due popoli .Egli per anni si è impegnato per creare contatti tra giovani musicisti arabi ed israeliani e si è sempre opposto all'occupazione."Il destino dei palestinesi e degli israeliani è inestricabilmente legato ," ha detto.In patria è stato spesso criticato per aver privilegiato Wagner, considerato un compositore antisemita
2 il mio Mozart contro il Muro
A Gerusalemme arriverà domani. In tasca due passaporti, uno israeliano e uno palestinese. Perché Daniel Barenboim, pianista e direttore d' orchestra tra i più celebri al mondo, di casa alla Staatsoper di Berlino e alla Scala di Milano, ha nelle vene sangue ebreo e nel cuore l' amore per la Palestina. «Due popoli legati in modo inestricabile da un unico destino», sostiene il musicista, impegnato in questa sfida dai tempi del saggio scritto con l' intellettuale Edward Said, Paralleli e paradossi (Il Saggiatore). E così domani al Jerusalem International YMCA Barenboim sarà protagonista di un evento fortemente voluto, un «Concerto per due popoli» che si aprirà nel più emblematico dei modi, con il Concerto per due pianoforti e Orchestra di Mozart dove a una tastiera ci sarà l' israeliano Barenboim, all' altra il palestinese Saleem Abboud Ashkar. A suonare con loro un' orchestra speciale, inventata per l' occasione dal direttore sul modello della sua ormai celebre «Divan»: 33 giovani strumentisti provenienti da Israele e dalla Palestina chiamati a far musica insieme. Un' orchestra per la pace? «No, un' orchestra contro la paura e l' ignoranza - risponde Barenboim -. Il segno che un' altra via è possibile. Dopo 60 anni di guerra permanente mi pare evidente che la soluzione militare si è rivelata fallimentare. Anzi, ogni vittoria non ha fatto altro che indebolire Israele. D' altra parte anche i negoziati politici non sono approdati a nulla. Bisogna quindi cercare altri percorsi che non passino né dall' esercito né dai politici. Se si vuole uscire da questo tragico impasse, è arrivato il momento di avviare quello che io chiamo un processo di depoliticizzazione». Cosa intende con questo termine? «Che bisogna spezzare la relazione malsana innescata tra vita e politica e dar spazio ai veri bisogni e ai veri interessi dei cittadini dei due popoli. Coinvolgendoli in progetti comuni, artistici o scientifici che siano. Se i politici hanno eretto muri, noi dobbiamo creare un substrato culturale dove incontrarci e comunicare liberamente». Un' idea magnifica, ma dopo tanti anni di sangue e odio sembra solo un sogno. «Il peggio che può capitare è di cedere al cinismo e al fatalismo. Quando non c' è più posto per la speranza si spalancano le porte a ogni orrore. Bisogna trovare la forza di credere a nuove occasioni d' incontro. Anziché distruggersi a vicenda, cerchiamo di fare qualcosa di bello insieme». Tra pochi giorni lo stato d' Israele festeggerà i suoi 60 anni. Chi salva tra i suoi premier? «Uno solo, Moshe Sharett, il successore di Ben Gurion. L' unico che teneva presente la dignità dei palestinesi. Ma poiché non era un "falco" fu considerato debole e allontanato». Cosa pensa delle polemiche anti Israele al recente Salone del libro di Parigi? «Che Israele dovrà abituarsi. Almeno fino a quando insisterà nella sua mancanza di critica all' interno». Ma insomma, la tanto decantata intelligenza ebraica dov' è finita? «E' un capitale che ormai temo sia stato speso tutto. Se vogliamo tentare di rimetterlo insieme bisogna rimboccarsi le maniche». * * * Altri percorsi «Dopo sessant' anni, mi pare evidente che la soluzione militare si è rivelata fallimentare. Anzi, ogni vittoria non ha fatto che indebolire lo Stato ebraico. Anche i negoziati politici non sono approdati a nulla. Bisogna quindi cercare altri percorsi»
Commento: spero che questo gesto , sia seguito da altre iniziative che vanno al di là del Muro fisico, mentale e spirituale Spero che i "traditori" creino altre scintille di musica e di luce in una stradain salita ,ma che congiunge il destino comune di questi due popoli Spero che i "traditori", chiamati così dalla destra e dai falchi di entrambe le parti , siano sempre di più, sempre d più e la loro musica faccia tacere la voce dei giganti dai piedi di argilla....spero..spero
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