Amira Hass :il diritto di deportare

Quando, sei mesi fa, il Mag. Gen. Gadi Shamni, che era stato comandante delle unità dell’IDF in Giudea e Samaria, firmò un ordine militare nel quale comparivano 10 varianti della radice ebraica per il termine “deportare”, sembrò che né lui, né gli anonimi giuristi dell’esercito, che avevano formulato l’editto, avessero appurato in quale settimana l’ordine avrebbe dovuto entrare in vigore. A conti fatti, “l’ordine per impedire l’infiltrazione (nella West Bank)”, emendato, è venuto a coincidere con il peggiore dei giorni di aprile.Una volta che vennero pubblicate le implicazioni dell’ordine e non appena le organizzazioni per i diritti umani ed i gruppi di base palestinesi, oltre ai funzionari, cominciarono a contrastarlo, fonti della sicurezza israeliana si dettero da fare per placare i timori. Non c’è nulla di nuovo in questo ordine, essi dissero. Il diritto (militare) aveva già autorizzato l’espulsione di soggiornanti illegali. Contrariamente a quanto è stato scritto, il nuovo editto è stato progettato per migliorare di gran lunga la situazione della persona che sta venendo espulsa, con il tener conto della dimenticanza giuridica. Il 25 di marzo, il Centro per la Difesa della Persona – HaMoked, inviò una lettera al Mag. Ge. Avi Mizrahi dell’attuale Comando Centrale del GOC, per mettere in guardia l’ufficiale del pericolo connesso con l’attuazione all’ordine. Se l’editto non contiene alcuna nuova disposizione, perché allora le autorità militari non hanno fornito agli esperti legali di HaMoked dei chiarimenti prima che la notizia giungesse alla stampa?

Le rassicurazioni delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) fanno riferimento ad una seconda disposizione, che è stata associata all’ordine precedentemente menzionato contro l’infiltrazione. Questa seconda ordinanza riguarda la costituzione di una commissione giudiziaria militare al fine di prendere in esame il processo di deportazione.

Il tentativo dell’esercito di tranquillizzare l’opinione pubblica non prende in considerazione l’ordine principale e trascura le variazioni accumulate – nel senso di un peggioramento – che il governo israeliano ha introdotto per limitare la libertà palestinese di movimento e di residenza.

In base a quale diritto? Sulla base del diritto israeliano che pone il regime militare al di sopra di tutto. Il linguaggio generico usato nell’ordine, messo insieme ai progressivi cambiamenti sono elementi sufficienti per far risuonare le sirene d’allarme. Queste ambiguità nulla hanno proprio a che fare con una comune svista.

L’ordinanza dell’esercito numero 1650 estende al penale la definizione giuridica di “infiltrato”, per cui essa può risultare applicabile immediatamente ai seguenti gruppi di popolazione: palestinesi (e la loro prole) che hanno perduto il loro status di residenti a causa delle vicende di Israele fin dal 1967; palestinesi le cui carte di identità li iscrivono come di Gaza; e cittadini di nazioni straniere.

Il che è come uccidere tanti uccelli con un sol sasso – gli uccelli che si trovano già nella West Bank e quelli che progettano di compiere il crimine di “infiltrarvisi”.

Gli obiettivi consistono nel limitare la crescita della popolazione palestinese nella West Bank; di completare il processo di separazione della popolazione palestinese di Gaza dalla società della West Bank (in violazione degli Accordi di Oslo); e di impedire che cittadini di nazionalità straniere partecipino alla lotta popolare contro l’occupazione (nota: le incursioni dell’IDF a Ramallah alla caccia di stranieri). e non ché l’ordinanza ha pure il potenziale di accrescere il numero delle categorie di “infiltrati”.

La parola nuova nell’editto emendato è “permesso”, senza il quale una persona verrà considerata un “infiltrato”. Durante gli ultimi 20 anni, Israele ha istituito un complicato sistema per ciò che riguarda i permessi di viaggio e di residenza dei palestinesi nella West Bank ed a Gaza.

“Permesso” è un eufemismo per proibizione. Quanto più i politici israeliani hanno parlato di una soluzione a due-stati, tanto più complicato è divenuto questo regime di limitazione dei viaggi tra Gaza e la West Bank. I tentacoli di questo regime, che rende sempre più difficile mettersi in viaggio tra Gaza e West Bank, si sono diramati sempre di più.

Ci sono divieti che sono stati istituiti per periodi di emergenza e poi, in seguito, sono stati sospesi. Mentre resta in vigore la proibizione di vivere ed entrare senza permesso nell’area che si trova tra la Linea Verde e la barriera di separazione – anche se quella è la tua casa e la tua terra . Non si deve dimenticare che i permessi vengono concessi con parsimonia.

Quando si mette in conto la politica di Israele per separare Gerusalemme Est dalla West Bank, è abbastanza certo che sarà rinnovato il divieto israeliano che impone agli abitanti palestinesi di Gerusalemme est di non entrare senza permesso nell’area sotto il controllo dell’Autorità Palestinese.

Il comandante militare dell’area si riserva il diritto – un diritto imposto con la forza delle armi e la coercizione militare – di inventare nuovi permessi. L’ordinanza sta a significare che potrebbero essere inventati nuovi permessi/divieti, ed un maggior numero di persone definite come “infiltrate”.

Tutto ciò è impossibile? E’ il prodotto di delusioni? Di fatto l’inganno c’è stato per gli abitanti della Striscia di Gaza. Fin dal gennaio 1991, Israele ha istituito delle limitazioni ai loro viaggi di istruzione o di residenza nella West Bank. Ora, a partire dal 2000, vi sono classificati perfino come dei soggiornanti illegali.

Fin dal 2007, quei pochi abitanti di Gaza che hanno ottenuto il permesso di uscire dalla Striscia devono richiedere pure il permesso per risiedere nella West Bank.

Il regime, che s’inventa costantemente nuovi tipi di permessi, è divenuto il marchio del regime militare israeliano. Esso accorda a giovani e vecchi comandanti il diritto, di solito riservato ai governanti autoritari o ai dittatori militari, di stabilire se la gente ha la possibilità di studiare , se può lavorare, vivere e viaggiare. Esso permette loro perfino di decidere chi possono sposare. Il nuovo editto accresce il diritto del dominatore di espellere.

(tradotto da mariano mingarelli)
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