Pasolini, "Israele", e la modernità paradossale - il lavoro culturale «Ma ecco anche, al centro della regione, come un convento benedettino in Ciociaria, l’edilizia concentrazionaria di un kibbutz», scriveva Pasolini nel 1964. lavoroculturale.org Di Nicola Perugini pubblicato il 03/03/2016 alle 08:12 «Ma ecco anche, al centro della regione, come un convento benedettino in Ciociaria, l’edilizia concentrazionaria di un kibbutz», scriveva Pier Paolo Pasolini in una poesia del 1964. Nelle dieci pagine del suo poema Israele (1964), un lavoro stranamente poco studiato, Pasolini costruisce la sua poetica politica attraverso una serie di contrapposizioni tra ebrei e arabi, termine quest’ultimo con cui designa la popolazione araba della Palestina senza mai ricorrere a “palestinesi”. Come emergerà poi chiaramente da quello strano oggetto che sono i Sopralluoghi in Palestina , “gli arabi” per...
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