Laa destra israeliana contro Zamir



La purezza delle armi E' opinione consolidata in Israele che l'esercito nazionale, l'Israel Defence Force, o Tsahal, sia caratterizzato da un alto standard di moralità. Certo, le atrocità fanno parte della guerra e gli abusi da parte di singoli elementi ci sono sempre stati. Tuttavia, essendo Israele una democrazia, quelle violazioni sono anche sempre state oggetto di indagini, perlomeno interne alle forze armate, e in alcuni casi sono state sanzionate. Fino a oggi, per l'opinione pubblica israeliana tanto bastava per credere che Tsahal sia un esercito che non commette volontariamente crimini di guerra. Negli ultimi due mesi, le accuse di aver commesso tali crimini di guerra nella Striscia di Gaza, durante l'operazione Piombo Fuso, sono state liquidate dall'establishment di Tel Aviv come propaganda, da parte palestinese o da parte di Ong con un agenda anti-israeliana. Ora invece, nuove e pesantissime accuse vengono mosse all'Idf da parte degli stessi soldati che a Gaza hanno combattuto. Racconti che hanno turbato l'opinione pubblica israeliana e costretto, in ritardo, i vertici delle forze armate ad aprire un'inchiesta. L'occasione è stata una discussione sul conflitto tra i diplomati al corso pre-militare Yitzhak Rabin, all'accademia militare di Oranim, nel nord di Israele. La lezione, organizzata dal professor Danny Zamir e animata dalle testimonianze dei soldati che parteciparono all'operazione, ha sconvolto il pubblico e ha spinto l'organizzatore a confessare al capo dell'esercito israeliano, Gabi Ashkenazi, di “temere un grave fallimento morale dell'Idf”.Venerdì 22 marzo l'inviato speciale delle Nazioni Unite a Gaza, Richard Falk, ha dichiarato che durante l'operazione Cast Lead sono stati commessi “crimini di guerra di eccezionale gravità ai sensi delle leggi internazionali”. Falk ha ricordato che la convenzione di Ginevra impone ai combattenti di distinguere tra obiettivi civili e militari, e ha documentato un numero di casi in cui Tsahal non lo ha fatto, colpendo scuole, moschee e ambulanze. La stessa aggressione militare secondo l'inviato Onu sarebbe stata ingiustificata e potrebbe costituire un “crimine contro la pace”.Finora la risposta ufficiale delle forze armate era stata che “l'esercito ha fatto un enorme sforzo per evitare vittime civili”. Oggi però, di fronte ai soldati che raccontano di uccisioni di civili innocenti e disarmati, di distruzione volontaria di abitazioni e infrastrutture, di vandalismo e regole di ingaggio “rilassate”, da più parti in Israele si chiede un indagine indipendente per appurare fatti e responsabilità. “L'Idf non ha mai saputo come indagare simili questioni, e negli ultimi anni il problema si è aggravato perché il numero di incidenti è aumentato” ha commentato l'ex direttore dello Shin Beth (il servizio segreto interno israeliano) Amy Ayalon, secondo cui “un tempo l'Idf era fondata su etica e sacrificio, mentre oggi, dopo l'offensiva contro Gaza, si basa solo sulla forza”. Uno dei militari intervenuti per raccontare dell'uccisione di una donna da parte di un cecchino ha raccontato che “l'atmosfera generale, parlando con le truppe, era che che le vite dei palestinesi erano, per così dire... qualcosa di molto, molto meno importante di quelle dei nostri soldati”.La prima conseguenza della pubblicazione delle testimonianze dei soldati, da parte del quotidiano Haaretz, è stata l'apertura di due inchieste militari. Finora, però, non sono stati aperti procedimenti penali e non sono in programma indagini indipendenti. Inoltre, le trascrizioni delle testimonianze dei soldati erano state trasmesse ai vertici dall'esercito lo scorso 23 febbraio, ma il fascicolo della polizia militare è stato aperto solo dopo la pubblicazione di Haaretz, oltre tre settimane dopo. Lo ha rivelato il cronista militare della testata, Amos Harel, che denuncia anche il tentativo da parte dei media israeliani di screditare Zamir, il docente organizzatore del dibattito. Secondo Harel, la stampa locale ha descritto Zamir come un “ben noto obiettore del servizio militare nei territori” (riferendosi a quando, nel 1990, fu processato e incarcerato per il rifiuto di fare la guardia a una cerimonia in cui coloni della destra israeliana portarono i rotoli della Torah alla tomba di Joseph, a Nablus, in Cisgiordania. Incriminazione che non gli impedì di proseguire la carriera in accademia. Ndr).Secondo il cronista di Haaretz il “deterioramento morale” di Tsahal è il risultato di un prcesso iniziato già durante la guerra dei sei giorni, nel 1967, è andato peggiorando con la prima e la seconda guerra in Libano e infine con l'operazione Cast Lead. “La visione del nemico si è fatta sempre più estrema”. Cinque anni, fa un altro alto esponente della Difesa israeliana dichiarava “La mia più grande preoccupazione è la perdita dell'umanità causata dal prolungato stato di guerra”. Si trattava di Gabi Ashkenazi, oggi a capo dell'esercito. A questo punto il mito dell'esercito etico sembra svanito, ma la domanda chiave per il futuro è se Israele sarà in grado di affrontare le accuse in modo indipendente, oppure se, ancora una volta, tutto verrà insabbiato in nome della sicurezza nazionale.


Commento: i sepolcri imbiancati della destra nazionaista, invece di chiedere una seria indagine non anno far altro che screditare chi ha avuto il coraggio della denuncia...ci credo salta la teoria degl scudi umani e non solo; e se questo l'avessero fatto gli arabi? Come se non fosse meno grave il rabbinato militare nell'esercito e l'incitamento all'odio,ma si sa questa Israele è una democrazia che viene continuamente bendata dai nazionalisti e informatori

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