Soldati israeliani: rabbini volevano "guerra religiosa" a Gaza
GERUSALEMME (Reuters) - I rabbini dell'esercito israeliano hanno detto alle truppe incaricate dell'offensiva nella Striscia di Gaza nel mese di gennaio che stavano combattendo una "guerra religiosa" contro gli infedeli, stando ad un racconto di un comandante dell'esercito, pubblicato venerdì.Il loro messaggio è stato molto chiaro: noi siamo i giudei, noi siamo arrivati in questa terra per miracolo, Dio ci ha riportato qui e ora noi dobbiamo combattere per espellere gli infedeli che stanno interferendo con la nostra conquista di questa terra occupata", ha riportato il militare.In un pezzo ancor più lungo, pubblicato nell'edizione del venerdì "Week's End", il soldato Ram ha parlato delle operazioni relative al 22esimo giorno, parlando di "sensazioni simili a quelle di una missione religiosa".Le operazioni sono cominciate con un sergente credente che "ha riunito l'intero plotone e ha guidato la preghiera per coloro che stavano per partire in missione"."Anche quando eravamo in missione hanno spedito questi opuscoli pieni di salmi. Credo che nella casa dove alloggiavamo avremmo potuto riempire una stanza con tutti i salmi che avevamo ricevuto".Un comandante della brigata di cui faceva parte Ram, chiamato Aviv, ha raccontato le sue sensazioni circa gli ordini di rompere le porte dei palazzi con veicoli armati e di sparare a chiunque fosse presente negli edifici, stanza per stanza.Alla fine l'ordine è stato corretto, includendo nell'operazione "dei megafoni" con i quali avvertire i cittadini che avevano cinque minuti per evacuare o sarebbero stati uccisi.Avid ha riportato come "si sia verificato un episodio disdicevole" quando, durante un briefing con i suoi uomini, un soldato ha protestato contro il nuovo ordine, ribattendo: "Chiunque sia dentro gli edifici è un terrorista, è un fatto risaputo".A quel punto i suoi compagni si sono uniti a lui: "Dobbiamo uccidere chiunuqe si trovi lì, tutti quelli che stanno a Gaza sono solo terroristi", e tutte le altre cose con le quali i media ci riempiono la testa, avrebbe detto Aviv.Stando a quello che riporta un soldato di nome Moshe, le investigazioni circa il comportamento sul campo di battaglia non sono prese seriamente."Non è piacevole dirlo, ma a nessuno interessa. Non stiamo facendo nessuna investigazione. Questo è quello che succede durante i combattimenti".
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