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Ramzy Baroud : Terminologie ambigue Opporsi al ‘veto’ degli Stati Uniti

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  Terminologie ambigue Ciò che sta succedendo in Palestina non è un ‘conflitto’. Utilizziamo facilmente il termine ma, in realtà, la parola ‘conflitto’ è fuorviante. Equipara i palestinesi oppressi con Israele, una potenza militare in violazione di numerose Risoluzioni delle Nazioni Unite. Sono queste terminologie ambigue che consentono a persone come l’ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU, Nikki Haley, di perorare il ‘diritto di difendersi’ di Israele, come se i palestinesi occupati e colonizzati militarmente fossero quelli che minacciano la sicurezza del loro occupante e tormentatore. In effetti, è precisamente questo che la Haley ha fatto per contrastare una bozza di Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU presentata dal Kuwait per offrire un minimo grado di protezione ai palestinesi. La Haley ha posto il veto alla bozza, proseguendo così una pessima eredità di difesa statunitense di Israele, nonostante la continua violenza di quest’ultimo contr

Haaretz ; Uccidere un bambino “non è giusto “, ma non è sbagliato abbastanza per un’incriminazione

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  Uccidere un bambino “non è giusto “, ma non è sbagliato abbastanza per un’incriminazione 14 giugno 2018 A.G. e A.D. presumibilmente hanno festeggiato. Forse hanno festeggiato con un toast insieme ai loro legali in qualche pub alla moda, o forse si sono solo crogiolati  con le loro famiglie per  la buona notizia. É stato un sollievo per le loro vite. L’incubo delle povere anime è finito. Tante molestie da quando l’adolescente è stato ucciso, ma tutto finisce bene: la pubblica accusa del distretto centrale ha deciso la scorsa settimana di far cadere le accuse contro di loro, due anni e mezzo dopo sono state archiviate. Vero, era disgustosamente ridicolo che fossero stati accusati di “un atto sommario e negligente” per avere sparato ad un adolescente disarmato, già ferito alla schiena, mentre correva per mettersi in salvo. Tuttavia c’è stato un procedimento, iniziato solo dopo che la famiglia del defunto e B’Tselem hanno presentato una petizione all’Alta Corte di G

Centinaia di israeliani dimostrano contro la vendita di case alle famiglie arabe

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  Centinaia di israeliani dimostrano contro la vendita di case  alle famiglie arabe L’ex sindaco ha aderito alla protesta: “I residenti di Afula non vogliono una città mista, ma piuttosto una città ebraica, ed è un loro diritto. Questo non è razzismo” – Copertina: Dimostranti che protestano per la vendita di una casa ad Afula ad una famiglia araba,  13 giugno 2018. Noa Shpigel, 14 giugno 2018 3:20 Circa 150 residenti della città settentrionale di Afula hanno manifestato mercoledì pomeriggio contro la vendita di una casa a una famiglia araba. I manifestanti hanno sventolato bandiere israeliane e portato cartelli che condannavano la vendita e i proprietari di case che vendono la loro casa agli arabi, uno di questi cartelli recitava: “I traditori degli ebrei non avranno pace”. L’ex sindaco di Afula Avi Elkabetz e il vice sindaco Shlomo Malihi hanno partecipato alla protesta. Elkabetz ha detto che “i residenti di Afula non vogliono una città mista, ma piuttosto una citt

Palestina : Ultime notizie Una notte di resistenza ed energia

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operazionecolomba.it     Operazione Colomba - Una notte di resistenza ed energia Corpo Nonviolento di Pace della Associazione Comunità Papa Giovanni… Cullato dalla fresca e quieta atmosfera notturna, mi godo la luce magica della Luna piena, che accompagna i nostri cuori e le nostre speranze rendendo l’atmosfera ancor più affascinante e suggestiva. Tutti insieme, ci accingiamo a dormire sdraiati sul tetto della nostra piccola casa: chi legge, chi scrive due righe per non dimenticare questi momenti di condivisione, veniamo avvolti dalla spensieratezza e dalla gioia di questa sera di festa. Si respira, è nell’aria la voglia di non mollare e continuare a lottare uniti una volta per tutti, nonostante i rischi e gli imprevisti. Ripenso alla serata appena trascorsa a Susya, dove N., palestinese, e G., israeliano, hanno voluto celebrare la chiusura delle loro ingiuste vicende legali, uniti, comunità palestinese e comunità israeliana accomun

Daniele Rocchi Da Gaza ad Aleppo: “un raggio di luce nel buio” della guerra, i campi estivi per i bambini promossi dalle Chiese locali

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Da Gaza ad Aleppo: “un raggio di luce nel buio” della guerra, i campi estivi per i bambini promossi dalle Chiese locali “Un raggio di luce nel buio” della Striscia di Gaza e di Aleppo, due campi di battaglia che ancora non conoscono pace ma dove non tramonta la speranza soprattutto se a nutrirla sono i ragazzi e i bambini. Per loro la parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza e i frati francescani della parrocchia san Francesco d'Assisi della città siriana hanno organizzato dei campi estivi. "Un'oasi felice" per far dimenticare a questi piccoli, anche se solo per poche settimane, gli orrori della guerra  n raggio di luce nel buio” della Striscia di Gaza e di Aleppo, due campi di battaglia che ancora non conoscono pace ma dove non tramonta la speranza soprattutto se a nutrirla sono i più piccoli, ragazzi e bambini. Per loro la parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza e i frati francescani della parrocchia di san Francesco d’Assisi della città sir

Jonathan Cook La Knesset ostacola gli sforzi per porre fine all’ apartheid israeliana

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  La Knesset ostacola gli sforzi per porre fine all’ apartheid israeliana 12 giugno  2018 Durante la maggior parte dei 70 anni seguiti alla sua creazione, Israele ha fatto sforzi straordinari per costruirsi un’immagine di “luce per le nazioni”. Ha affermato di “avere fatto fiorire il deserto” piantando foreste sulle case rase al suolo di 750,000 Palestinesi che ha esiliato nel 1948. I soldati nello “esercito più morale del mondo”, a quanto si dice, hanno pianto quando erano costretti a sparare agli “infiltrati” palestinesi che cercavano di tornare a casa. E tutto questo è accaduto in quella che gli Israeliani sostenevano fosse la “sola democrazia” del Medio Oriente. Un’industria nota come  hasbara – un eufemismo al posto di propaganda – reclutava gli Ebrei in Israele e all’estero per una campagna per persuadere il mondo che l’espropriazione dei Palestinesi era fatta per il bene del genere umano. I successi di Israele nella scienza, nell’agricoltura e nella medi

Umberto De Giovannangeli Si fa presto a chiamarli hotspot. L'inquietante non detto del "patto" di Parigi

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SI FA PRESTO A DIRE HOTSPOT - L'inquietante non detto del "patto" di Parigi (di U. De Giovannangeli) Blindare le frontiere esterne, attraverso la creazione di hotspot nei Paesi di origine. È la proposta, anticipata da HuffPost, con cui Giuseppe Conte è "sbarcato" a Parigi per il vertice della "riconciliazione", o comunque dell'"armistizio" con la Francia e il suo presidente, Emmanuel Macron. L'istituzione di hotsp

Gerusalemme, il Ramadan è un’occasione di dialogo e ‘rapporto fraterno’

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Gerusalemme, il Ramadan è un’occasione di dialogo e ‘rapporto fraterno’ La comunità cristiana apre le porte ai fratelli musulmani, offrendo la cena dell’iftar. A Ramallah, i parroci accolgono gli “emarginati”. P. Shomali: “C’è un detto arabo, secondo cui ‘quando fra di noi c’è pane e sale, abbiamo lo stesso sangue’”. Gerusalemme (AsiaNews) – In Palestina, il mese del Ramadan è un’occasione per “testimoniare un rapporto fraterno” fra cristiani e musulmani, nel segno della carità. Lo racconta p. Ibrahim Shomali, sacerdote palestinese e cancelliere del Patriarcato latino di Gerusalemme. A Gerusalemme il mese sacro per l’islam si è concluso oggi con una celebrazione presso l’affollata moschea di al-Aqsa.  “Il Ramadan – commenta p. Shomali – è un mese importante per i musulmani, in cui pensano ai loro vicini, alla famiglia, ai cari persi durante la guerra o per cause naturali. In questo contesto anche i cristiani cercano di fare qualcosa per testimoniare un po’ d

Pugno di ferro dell’Anp contro chi contesta le sanzioni contro Gaza

Mercoledì sera, mentre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite si accingeva ad ‎approvare una risoluzione di condanna di Israele per l’uso della forza contro le ‎manifestazioni palestinesi a Gaza, a Ramallah (Cisgiordania), i reparti ‎antisommossa della polizia ed agenti dei servizi di sicurezza dell’Anp si scagliavano ‎con violenza contro le centinaia di dimostranti che protestavano contro le sanzioni ‎imposte dall’Autorità nazionale palestinese (Anp) alla Striscia di Gaza. In particolare ‎il mancato versamento degli stipendi ai dipendenti pubblici che ha gettato nella ‎disperazione migliaia di famiglie. Lacrimogeni, pestaggi, manifestanti trascinati via ‎sull’asfalto per decine di metri. I poliziotti non hanno mancato di colpire e ‎distruggere telecamere e smartphone dei giornaliti, due dei quali, stranieri, sono ‎stati fermati. ‎«Avevamo deciso di scendere in piazza, sfidando il divieto a ‎protestare» racconta al manifesto Reem K., ‎«prima hanno chiuso le strade,

Free space» per chi? di Maria Grazia Gagliardi

Free space» è il titolo quest'anno per la 16° mostra internazionale di architettura La Biennale di Venezia. Nell'intenzione dei curatori spetta all'architettura progettare lo spazio libero e gratuito, lo  spazio della condivisione e della socialità. Essa è «espressione della volontà d'accoglienza» - scrive il direttore Paolo Baratta - «progetto ispirato da generosità (…) la quale non può essere solo auspicata (..) ma promossa». Bellissime parole che incoraggiano il visitatore alla riflessione e all'esplorazione dei singoli padiglioni. Grande è stata la mia sorpresa entrando nel padiglione di Israele. Gli architetti israeliani propongono come esempi di condivisione le città occupate dal loro esercito. Sogno o son desta? Gli esempi di questa «splendida condivisione» si riferiscono tutti a città palestinesi: Al -Kalili (Hebron), Betlemme, Gerusalemme est. Ma perché non condividiamo Tel Aviv o Haifa dove ai Palestinesi è negato l'accesso? - mi dom