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Le 10 principali idee sbagliate su Charlottesville

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di David Swanson – 15 agosto 2017 Cominciamo dall’ovvio. Charlottesville, Virginia, e Charlotte, North Carolina, sono di fatto due luoghi completamente diversi. L’alluvione di interesse e buoni auspici per quelli di noi che vivono qui a Charlottesville è magnifica e molto apprezzata. Che la gente segua i telegiornali su Charlottesville, ricordate che io vivo a Charlottesville, è mi mandi i suoi saluti indirizzati alla gente di Charlotte è un’indicazione di quanto è comune la confusione. Non è presa male; non ho nulla contro Charlotte. E’ solo un luogo diverso, diciassette volte più grande. Charlottesville è una piccola città con l’Università della Virginia, una strada centrale pedonale e pochissimi monumenti. I tre situati proprio in centro sono al Robert E. Lee, Stonewall Jackson e alla Confederazione. Né Lee né Jackson hanno avuto qualcosa a che fare con Charlottesville e le loro statue furono erette in parchi per soli bianchi negli anni ’20. I razzisti che hanno c

A.C. Thompson . Una nuova generazione di suprematisti bianchi

15 Agosto 2017 Durante il weekend, le forze suprematiste bianche radunatesi a Charlottesville, in Virginia, per il più grande incontro di questo genere in almeno una generazione, hanno rappresentato una nuova incarnazione del movimento della supremazia bianca. I gruppi della vecchia guardia, come il Ku Klusx Klan, l’Aryan Nations e  i naziskin   nazisti, che sono stati a lungo al centro della politica razzista in America,  erano in gran parte assenti. Invece, i ranghi dei giovani uomini che sono andati in auto a Charlottesville con mazze, scudi, spray al pepe e armi, comprendevano molte persone con istruzione universitaria che negli scorsi anni  hanno lasciato le tendenze politiche dominanti a  favore di ideologie estremiste. Molti hanno adottato un look molto accurato per attirare la media dei bianchi in un modo che le tonache del KKK o le vesti dei naziskin non potrebbero mai. Le interviste dimostrano che almeno alcuni di questi leader hanno passato del tempo nel

Onu: in Yemen, più della metà dei bambini morti nel conflitto uccisi dalle bombe saudite

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18/08/2017 - YEMEN - A. SAUDITA - ONU Onu: in Yemen, più della metà dei bambini morti nel conflitto uccisi dalle bombe saudite Nella bozza di un documento delle Nazioni Unite l’atto di accusa contro Riyadh. Gli attacchi della coalizione araba nel 2016 hanno ucciso 683 bambini su un totale di 1340. I danni a scuole e ospedali causati dai raid sauditi (38 su 52). Continua l’emergenza colera: i casi superano il mezzo milione.  Sana’a (AsiaNews) - La coalizione araba a guida saudita è responsabile di oltre la metà dei bambini uccisi o feriti lo scorso anno, nel contesto del conflitto in Yemen. È quanto ha affermato il segretario generale Onu Antonio Guterres, illustrando la bozza di un rapporto elaborato di recente da un gruppo di esperi delle Nazioni Unite.  Il documento, diffuso ieri dalla  Associated Press  (Ap), sottolinea che per un totale di 1340 vittime minori di età registrate nel 2016 in Yemen, almeno 683 (pari al 51%) sono il risultato di raid aerei sferra

Alberto Negri - Jihadisti di Spagna

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Alberto Negri - Jihadisti di Spagna L’attentato sulle Ramblas di Barcellona, una delle più celebri arterie metropolitane del mondo, cuore della vita e della movida catalana, è sconvolgente ma non imprevedibile. Soprattutto se - come lascerebbe pensare la rivendicazione subito avanzata dall’Isis - venisse accreditata la matrice jihadista. A parte gli avvertimenti della Cia alle autorità spagnole sulle possibilità di un attentato a Barcellona, la Spagna è da lungo tempo nel mirino.  In Spagna sono stati arrestat i 636 jihadisti dopo gli attentati alla stazione di Madrid del marzo 2004, in cui rimasero uccise quasi 200 persone e 2.000 feriti. Al -Qaida e lo Stato Islamico hanno una rete di propaganda diffusa e penetrante con cui hanno reclutato diversi jihadisti per combattere in Siria e in Iraq. Unostudio dell’Instituto Elcano ha rilevato che dei 150 jihadisti arrestati in Spagna negli ultimi quattro anni 124 erano collegati allo Stato islamico e 26 ad al-Qaida.   Non bisogna

Rafah: attentatore suicida uccide un militante di Hamas

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Rafah: attentatore suicida uccide un militante di Hamas Era stato fermato a poche centinaia di metri dal confine con l’Egitto. L’esplosione ha provocato una vittima e quattro feriti, di cui uno grave. Secondo il ministero degli interni di Gaza si trattava di un jihadista dell'Isis. Crescono le minacce dei salafiti nella Striscia. Gaza (AsiaNews/Agenzie) – Un attentatore suicida si è fatto esplodere all’una del mattino ad un posto di blocco a poche centinaia di metri dal valico di Rafah, fra la Striscia di Gaza e l’Egitto. La bomba ha ucciso un militante di Hamas e ne ha feriti altri quattro, uno dei quali è in condizioni critiche. Secondo il ministero degli affari interni della Striscia il sospetto era membro di un gruppo affiliato allo Stato islamico (Isis). “Questa mattina presto, le forze di sicurezza hanno fermato due persone che si stavano avvicinando al confine

Stefano Jesurum:Setirot - Abitudine all'odio - Moked

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  :       Setirot - Abitudine all'odio - Moked Facciamo bene a indignarci, e a preoccuparci, per i fatti americani di questi giorni, ovvero per quel “rinnovato” KKK che sempre più alza impunemente la testa. ( Detto per inciso: come mai nessuno chiama terrorista il suprematista bianco che con la sua automobile si è scagliato contro la manifestazione antirazzista uccidendo una donna?). Pare di essere tornati bellamente indietro di decenni. Non che da noi vada meglio. L’assalto dei fascisti al Comune di Milano, i saluti romani e le svastiche ormai all’ordine del giorno sotto gli occhi di tutti rischiano seriamente di diventare rapidamente (se non lo sono già) banale quotidianità. Se poi il leader di un partito che mira a governare il Paese non trova di meglio per attaccare un suo avversario (Salvini versus Saviano) che minacciare di togliergli la scorta appena arrivato al potere, allora il livello di inciviltà è davvero diventato insopportabile.

Dossier Onu. Libia, così Guardia Costiera e milizie lucrano sul traffico di uomini

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      Dossier Onu. Libia, così Guardia Costiera e milizie lucrano sul traffico di uomini Il dossier Onu rivela nomi e incarichi nel business dei migranti avvenire.it       Com’è possibile movimentare ogni giorno migliaia di persone, percorrere rotte desertiche, attraversare confini polverosi, raccogliere e trasferire denaro, fornire carburante alle centinaia di mezzi di trasporto, ottenere i lasciapassare, governare i centri di raccolta e poi gestire la flotta per i viaggi via mare – per molti l’ultima tappa in ogni senso – e tutto questo senza dare nell’occhio? «Una filiera del genere non può passare inosservata. E non può prosperare senza la complicità di chi oggi afferma di voler porre fine al traffico di migranti». L’investigatore Onu che parla sotto anonimato, si fa precedere da un rapporto di 299 pagine inviato al Consiglio di sicurezza nelle scorse settimane. Un dossier che le cancellerie conoscono, a cominciare dall’Italia

Roberto Della Seta "Aiutiamoli a casa loro" significa nei lager libici?

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Ismail Zetouni / Reuters La contabilità degli arrivi di migranti dal Nord Africa dice che le cose vanno benissimo: a luglio -52,5% rispetto al luglio 2016 , nei primi giorni di agosto -76% sullo stesso periodo dell'anno scorso. Insomma, la strategia del ministro Minniti, basata sul codice di regole restrittive per le Ong che effettuano salvataggi in mare e sugli accordi con i poteri libici perché trattengano i migranti in fuga, sembra funzionare alla grande. Certo, come già avvenuto per l'intesa stretta mesi fa dall'Europa con la Turchia per chiudere la rotta migratoria da Siria e Iraq verso i Balcani , è