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Ricostruzione di Gaza: ZERO costruzioni, MASSIMI profitti

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Ricostruzione di Gaza: ZERO costruzioni, MASSIMI profitti a cura di Who Profits, Febbraio 2016 L'ultimo attacco israeliano a Gaza ha lasciato almeno 2.000 palestinesi uccisi e 17.000 case distrutte,… invictapalestina.wordpress.com a cura di Who Profits, Febbraio 2016 L’ultimo attacco israeliano a Gaza ha lasciato almeno 2.000 palestinesi uccisi e 17.000 case distrutte, rendendo oltre 110.000 persone senza casa e trasformato gran parte della striscia di macerie. A seguito di palesi violazioni israeliane del diritto internazionale umanitario, la crisi umanitaria già esistente nella Striscia di Gaza assediata è stata ulteriormente peggiorata. Non solo Israele è riuscito a evitare condanne per la sua responsabilità, ma ha anche beneficiato economicamente dalle rovine che ha causato. La ricerca sul caso Nesher, l’unico produttore di cemento israeliano, mostra come il mercato israeliano delle costruzioni trae profitto dalla distruzione che Israel

Ashraf Fayadh, poeta palestinese, evita il patibolo di Riyadh. Dovrà scontare otto anni, più 800 frustrate

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03/02/2016 - ARABIA SAUDITA - PALESTINA Ashraf Fayadh, poeta palestinese, evita il patibolo di Riyadh. Dovrà scontare otto anni, più 800 frustrate Un tribunale saudita aveva disposto la pena capitale per apostasia per l'intellettuale di origini palestinesi. Nelle scorse settimane una mobilitazione internazionale aveva chiesto la sua assoluzione. Egli ha sempre negato le accuse, rivendicando la propria innocenza. Intanto non si ferma il boia: ieri giustiziate due persone. Sono 58 dall’inizio dell’anno. Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Un tribunale saudita ha annullato la pena di morte a carico del poeta palestinese Ashraf Fayadh, condannato in primo grado per apostasia. Egli dovrà scontare otto anni di prigione e 800 frustate, che verranno comminate in 16 riprese. Il precedente verdetto aveva sollevato una ondata di proteste internazional

La falsa edizione del New York Times creata da gruppi ebraici progressisti per protestare contro la censura dei mezzi di informazione

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  Un attivista consegna la falsa edizione del New York Times  sintesi personale Attivisti di gruppi progressisti ebraici per i diritti umani hanno creato un falso The New York Times, per protestare contro la copertura del giornale  su quanto concerne la questione Israele- Palestina . La pubblicazione  riporta la visione della sinistra, è anti-razzista  ed anti-islamofobico. Critica  le violazioni israeliane del diritto internazionale e dei diritti umani verso i palestinesi, Martedì mattina presto gli attivisti, utilizzando il nome de The New York Times, hanno  inviato una e-mail ai giornalisti in tutto il paese dal titolo "New York Times annuncia una nuova politica editoriale:. Ripensare   alla questione 'Israele e Palestina" L'e-mail includeva un link  che riportava a  un sito web creato da loro . Sono state create  10.000 copie distribuite gratuitamente  Tutto è stato archiviato  qui.  L' "edizione speciale" porta lo

Esercito israeliano demolisce 24 case palestinesi a sud di Hebron

bulldozer dello Stato ebraico sono entrati in azione a Khirbet Jenbah lasciando 12 famiglie (circa 80 persone) senza riparo. Si tratta del provvedimento più ampio eseguito in quella zona negli ultimi dieci anni. Esercito israeliano demolisce 24 case palestinesi a sud di Hebron I bulldozer dello Stato ebraico sono entrati in azione a Khirbet Jenbah lasciando 12 famiglie (circa 80 persone) senza riparo. Si tratta del provvedimento più… nena-news.it di Michele Giorgio  – Il Manifesto Gerusalemme, 3 febbraio 2016, Nena News – L’esercito israeliano ha revocato il blocco di Ramallah attuato da domenica pomeriggio fino a ieri mattina, in risposta all’attacco compiuto da un agente della polizia palestinese (poi ucciso) vicino alla colonia di Bet El (tre soldati feriti). La situazione è migliorata per i movimenti della popolazione civile ma la tensione resta alta. In quella zona un ragazzo palestinese di 14 anni ieri è stato ferito graveme

Una breve storia del tradimento americano dei curdi

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  Una breve storia del tradimento americano dei curdi Ted Snider 29 gennaio 2016 Talvolta la storia ci sussurra dei  ricordi . E talvolta li urla. E mentre  gli Stati Uniti ancora una volta  scoprono l’utilità dei curdi e i curdi  si associano  con l’America nella lotta contro lo Stato Islamico, le urla nelle orecchie dei curdi devono essere insopportabili. Anche se è una delle forze più efficaci che combattono lo Stato Islamico in Siria, quando sono state  mandati  gli inviti per la successiva fase dei colloqui di pace, i curdi non erano nella lista degli invitati, ma, invece, gli Stati Uniti e i loro alleati si    sono messi dalla parte della Turchia che ha detto che avrebbe boicottato l’iniziativa, se i curdi avessero avuto un posto al tavolo. Il fatto di aiutare i curdi quando  abbiamo bisogno che combattano per noi e poi di abbandonarli quando loro hanno bisogno di noi, deve far suonare forte dei campanelli d’allarme per i curdi. Questa settimana devono esse

Gilbert Achcar :La terribile illusione della Primavera Araba

La terribile illusione della Primavera Araba 31gennaio  2016 Beirut – All’inizio della Primavera Araba una manciata di analisti osservò che quello iniziava in Tunisia e che si diffondeva nel resto della regione era proprio l’inizio di un processo a lungo termine che avrebbe necessariamente avuto degli alti e bassi –          impennate rivoluzionarie e ostacoli  contro-rivoluzionari. A cinque anni dalla rivolta, attivisti e analisti dicono che la storia è lungi dall’essere conclusa, con  una miriade di problemi complessi e difficili in gioco. Però, malgrado tutto il pessimismo che attanaglia  la regione, c’è ancora speranza. Gilbert Achcar, professore di studi sullo sviluppo e di relazioni internazionali   presso la Scuola di Studi Orientali e Africani  (SOAS) all’Università di Londra, e autore del libro: The People Want: A Radical Exploration of the Arab Uprising [La gente lo vuole: un’analisi radicale dell’insurrezione araba], insegnava ai suoi st

E cosa mai succede se la Francia riconosce uno stato palestinese?

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  E cosa mai succede se la Francia riconosce uno stato palestinese? Dettagli Creato: 31 Gennaio 2016 Visite: 41 E cosa mai succede se la Francia riconosce uno stato palestinese? La Francia non sarebbe né il primo… amiciziaitalo-palestinese.org | Di Redattore     La Francia non sarebbe né il primo paese europeo né il primo membro permanente del consiglio di sicurezza ONU a riconoscere la Palestina. Significa che Israele può ignorare  l'ultimatum di Fabius? The Times of Israel, 31.01.2016 di Raphael Ahren  (nella foto, il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas saluta la folla a Ramallah durante le celebrazioni per il successo della sua richiesta di acquisire lo stato di osservatore non-membro alle Nazioni Unite, il 2 dicembre 2012 (photo: Nasser Shiyoukhi/AP Photo)) Ci sono due modi di vedere la minaccia francese di riconoscere unilateralmente uno stato palestinese, se la situazione di stallo nel processo di

L'attacco delle chiese palestinesi: una politica israeliana che risale al 1948

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Dr Saleh Al-Naami Middle East Monitor, 27.01.2016 https://www.middleeastmonitor.com/articles/middle-east/23590-attacking-churches-in-palestine-an-israeli-policy-since-1948 Documenti israeliani hanno rivelato come l'esercito israeliano abbia deliberatamente adottato una politica basata su distruzione, vandalismo e profanazione delle chiese in Palestina, durante e dopo la guerra del 1948. Un libro che sarà pubblicato in Israele il mese prossimo spiega che l'esercito israeliano ha effettuato operazioni di sequestro e di distruzione contro le chiese situate nelle città e villaggi palestinesi di cui l'esercito aveva preso il controllo dopo l'espulsione degli abitanti. Il libro, che sarà pubblicato dalla Moshe Sharett Heritage Society, si basa sulle dichiarazioni e testimonianze rese sull'argomento dall'ex Primo Ministro e Ministro degli Esteri israeliano  Moshe Sharett. Secondo il libro, di cui il giornale Haaretz ha pubblicato alcuni stralci,

Patrizia Cecconi : Report dal campo di Alhawooz. Un'altra realtà di Gaza da far conoscere.

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“Smile for Gaza ”, Israele non potrà mai cancellare la bellezza di un ... Il mio febbraio in Gaza Strip inizia con una festa. Una festa organizzata da un’associazione locale, la Heart Beat Youth Center (H.B.Y.C.) legata ad un programma che ha per nome “Smile for Gaza”. Sono tutti operatori piuttosto giovani, come quelli che in Cisgiordania vengono definiti la generazione di Oslo e che, proprio in Cisgiordania, ci stanno dimostrando che era una definizione sbagliata. Sono educatori maschi e femmine, psicologi e pedagoghi maschi e femmine e lavorano insieme con bambini disabili cercando un’interazione ed un’integrazione tra questi e quelli cosiddetti normo-dotati. Fin qui si potrebbe dire niente di nuovo sotto il sole, in Italia è normale, almeno come tentativo. Ma qui di diverso c’è che ci troviamo in un campo profughi poverissimo e abbastanza sconosciuto, in una zona nei pressi di Khan Younis che, con o senza guerra, vive pesantemente l’assedio israeliano. Piccola
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            La Corte Suprema israeliana respinge le petizioni riguardo l’ultimo caso di Cremisan COMUNICATO STAMPA – La Società “Saint Yves” ha pubblicato il 30 gennaio 2016 le più recenti novità sul caso di Cremisan. Il convento salesiano, i proprietari terrieri… it.lpj.org COMUNICATO STAMPA – La Società “Saint Yves” ha pubblicato il 30 gennaio 2016 le più recenti novità sul caso di Cremisan. Il convento salesiano, i proprietari terrieri e il comune di Beit Jala avevano chiesto alla Corte Suprema israeliana di fare piena luce su quale fosse il percorso di costruzione del muro di separazione che minaccia di espropriare le loro terre. La corte ha respinto il loro ricorso, mentre, paradossalmente, ha riaffermato il diritto dei proprietari di opporsi a un percorso che impedirebbe il libero accesso alla loro terra. La Corte Suprema ha respinto l’ultimo ricorso sul caso Cremisan. Queste petizioni sono state presentate dalle Suore Salesia

Video Incontro con cinque bambini palestinesi che vanno a scuola nella Città Vecchia di Gerusalemme,

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Incontro con cinque bambini palestinesi che vanno a scuola nella Città Vecchia di Gerusalemme, in prossimità di insediamenti di coloni israeliani e forze armate. Ogni bambino descrive la sua esperienza quotidiana di disagio e anche di pericolo fisico, per raggiungere e frequentare la scuola.

Giulio Regeni, l’ultimo desaparecidos del Cairo

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              Giulio Regeni, l'ultimo desaparecidos del Cairo | I ragazzi di piazza Tahrir No. Non lo conoscevo, ma la storia di Giulio Regeni mi è familiare. E anche se… Condividi iragazzidipiazzatahrir.it No. Non lo conoscevo, ma la storia di Giulio Regeni mi è familiare. E anche se di solito in questo blog si parla al plurale, oggi sono solo io che scrivo, la stessa persona che 6 anni fa atterrò al Cairo per fare un dottorato. Fino a quel giorno, il giornalismo, quello sul campo intendo, lo avevo solo assaggiato. La prima volta che scesi dalla metro di Piazza Tahrir ero una come Giulio. Felice, confusa, accaldata e con un visto di studio in tasca da fare timbrare sul passaporto dalle autorità egiziane. Ecco perché la sua scomparsa mi tocca, anzi mi tormenta. Cittadino del mondo, non per modo di dire. Già a 17 anni, Giulio era a studiare in New Mexico per poi trasferirsi in Inghilterra. Poi la passione per il Medi