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Richard Silverstein: Daniel Barenboim e convergenza israeliana e iraniana nel rifiutare il suo concerto a Teheran

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o Oriente, The Arts Barenboim dirige West-Eastern Diwan Orchestra  Sintesi personale Daniel Barenboim è molto più di un direttore d'orchestra brillante. Egli è un essere umano. Anche se nato e cresciuto in Israele  ha sempre superato la visione del mondo insulare di molti israeliani, soprattutto per quanto riguarda le sue relazioni con i vicini del mondo arabo. Insieme a Edward Said, ha fondato il Diwan Orchestra West-Eastern. Si tratta di un progetto straordinario che integra il musicista e l'uomo morale. Egli ha creato un'orchestra  ,costituita da  musicisti israeliani e palestinesi per far   vivere i valori di convivenza pacifica attraverso la musica. Per i suoi sforzi è stato onorato in tutto il mondo. Barenboim dirige anche la Filarmonica di Berlino  e ha convinto il governo tedesco ad aiutarlo  nell'  organizzare un tour di concerti in Iran.Ci si aspettava l'opposizione da parte del governo israeliano, che odia tutto ciò ch

Profughi: immagini e rispetto della dignità umana

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1 2  Francesco Martone A costo di essere ripetitivo lo dico ancora. Non sopporto il fatto che qualcuno la mattina si alzi, accenda il suo computer, magari sorseggiando un caffé o cliccando a destra e manca, e decida o pensi che facendoci vedere i corpi di bambini annegati, o di persone ammassate in un cassone di un camion, faccia un buon servizio alla causa. Facile farlo con un taglia ed incolla. No. Io credo che non ci si possa arrogare il diritto di disporre del dolore degli altri, del loro ultimo istante che merita rispetto e silenzio. Di fronte alla morte. Credo invece che arrogarsi il diritto di disporre di quelle vite interrotte, attraverso le immagini, le renda meno degne di essere vissute. E tolga a quelle persone l'ultimo brandello di dignità, che gli è stato tolto da chi li ha spinti a fuggire e da chi non vuole o non è in grado di salvarli . E mi spaventa leggere parole anche morbose di coloro che cercano di immaginare quegli ultimi i

Voci senza confini: Quattro giovani scrittori da Gaza raccontano la loro storia .Sono voci di speranza, di amore, di resistenza

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  From Gaza: Stories of love, hope, and war Natasha Roth Sintesi personale --------- Poco più di un anno è passato dal la guerra più brutale della Striscia d i Gaza . Troppo spesso ci troviamo a parlare degli  abitanti di Gaza  senza di loro . Samer Badawi che ha seguito la guerra di agosto ( reported for the site from there , ) , ha sottolineato in una recente conversazione: " Qual è stata l'ultima volta che abbiamo chiesto a  un palestinese  di Gaza  il suo parere ? Dove sono le nuove voci? " Un nuovo progetto, " We Are Not Numbers , ," sta unendo le voci dei   giovani scrittori di Gaza, permettendo loro di  trascendere i confini e, almeno attraverso la loro immaginazione, attraversare le frontiere. Infine   fornisce una piattaforma   ai giovani abitanti di Gaza per interagire con il mondo e raccontare le loro storie con le loro parole :   voci  così gravemente carenti durante la scorsa estate  Sono voci di speranza, di amo

Abuna Mario : Dove c'era un giardino di ulivi secolari oggi c'è un piazzale deserto

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Abuna Mario Cornioli ha aggiunto 2 nuove foto . Dove c'era un giardino di ulivi secolari oggi c'è un piazzale deserto...secoli di storia distrutti in pochi giorni e la devastazione continuerà...BetJala non è come Palmira???

Jonathan Cook : Il facinoroso di Israele all’ONU

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25 agosto 2015 La nomina fatta dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di uno dei suoi più aggressivi ed espliciti rivali, a nuovo ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite, ha prodotto una vasta costernazione. Come ha notato un analista la settimana scorsa, la nomina di Danny Danon equivale a uno “scherzo crudele” alla comunità internazionale. Il nuovo inviato “manca anche del minimo livello di finezza e di sottigliezza che si richiedono a un diplomatico esperto”. L’anno scorso Netanyahu aveva dato il benservito a Danon come vice ministro della difesa, definendolo troppo “irresponsabile” anche in base agli standard della politica di Israele, di solito anarchica. Danon aveva stigmatizzato il primo ministro per “debolezza di sinistra”  nella gestione dell’attacco di Israele a Gaza nell’estate scorsa. Danon è uno dei peggiori incubi per un funzionario dell’ONU. E’ un oppositore dichiarato della soluzione dei due stati e ha ripetutamente richiesto l’annessione

Rabbini in Calabria per la raccolta dei cedri

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Una tradizione secolare, i frutti usati durante la festa di "Sukkòth" In Calabria c'è una tradizione secolare che dal 1200 ad oggi unisce la cultura locale con i riti fondanti dell'ebraismo. A Santa Maria del Cedro, in provincia di Cosenza, ogni anno si ripete l'antica tradizione della raccolta dei cedri: nel mese di agosto i rabbini arrivano per selezionare e raccogliere di persona i cedri, i frutti che serviranno durante la fes tività di "Sukkòth" che quest’anno cade alla fine di settembre: con la festa si celebra e si ricorda la permanenza degli ebrei per 40 anni nel deserto e la protezione divina che accompagnò per tutto il periodo il popolo ebraico. Durante la festa si raccolgono in un unico fusto quattro diversi tipi piante: il cedro, la palma, il mirto e il salice.

Gaza un anno dopo il cessate il fuoco. 35 Ong chiedono la fine blocco israeliano

Gaza un anno dopo il cessate il fuoco. 35 Ong chiedono la fine blocco israeliano ( 0 )     Gaza, 27 agosto 2015, Nena News - Un anno dopo il cessate il fuoco tra Israele e Hamas 35 Organizzazioni non governative (Ong) e 450 mila persone di ogni parte del mondo, chiedono con una petizione comune la fine del blocco israeliano di Gaza. E si rivolgono ai leader mondiali affinchè intervengano con forza sul governo Netanyahu. L’appello giunge in contemporanea al raid lanciato dall’aviazione israeliana contro una presunta “fabbrica di armi” di Hamas, in risposta al lancio di un razzo da Gaza caduto senza fare danni nella regione israeliana di Eshkol. “51 giorni di conflitto che hanno completamente distrutto oltre 19.000 case, lasciando senza un tetto 100.000 persone – si legge nella petizione – I leader mondiali hanno promesso 3,5 miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza: tuttavia, a causa dei continui ritardi dovuti alle restrizioni imposte dal governo i

Il rituale alternativo alle mutilazioni genitali femminili

  Il rituale alternativo alle mutilazioni genitali femminili – TPI Senza giri di parole thepostinternazionale.it           Nel mondo sono almeno 100 milioni le ragazze che hanno subìto una mutilazione, di cui il 90 per cento in Africa. Ora un nuovo rito tribale vuole invertire questa tendenza Credit: Ben Curtis Nice Nailantei Leng'ete è una ragazza maasai di 24 anni, cresciuta in un villaggio rurale su un pendio del monte Kilimangiaro , in Kenya. I suoi genitori sono morti quando aveva 7 anni. Quando ne ha compiuti 9  è scappata di casa ed è riuscita a sfuggire all' infibulazione genitale femminile , la pratica a cui viene sottoposta la maggior parte delle bambine di quell'età nel suo e in molti altri villaggi del Kenya. Questa usanza tribale si tramanda da moltissime generazioni in 27 Paesi africani e in alcune parti del Medio oriente. Alle ragazze viene tagliato il clitori

Gideon Levy a Herzog: Orgoglioso di non essere nella tua area politica

Sintesi personale Non  sto di certo con il Ministro dell'Agricoltura Uri Ariel. Non abbiamo niente in comune ,  ma ad essere onesti  non ho molto in comune  neanche con Herzog . La destra vuole tutto il paese  e nella migliore delle ipotesi è disposta a lasciare  limitati diritti a una parte di quelli che vivono in essa. Il mondo chiama ciò ' apartheid . Herzog non è poi così lontano da questa posizione . Se  raschiate gli strati di trucco  troverete in lui lo stesso fondamento nazionalista; la convinzione che in questa terra c'è una nazione con privilegi innati  rispetto agli altri  Si tratta di un nazionalismo raffinata, ma nessun democratico può accettare ciò, nè è pensabile che lo possano accettare i Palestinesi . Inizia con la Legge del Ritorno solo per gli ebrei e   si snoda attraverso  le esigenze della sicurezza che sono sempre solo le esigenze di sicurezza degli ebrei   concludendosi  con la richiesta che lo stato palestinese sia

Perché un giornalista che copia è osannato in Italia

Perché un giornalista che copia è osannato in Italia Se andate su Google News, con la parola plagiarism, troverete un'infinità di casi attuali di plagio in varie parti del mondo, dei quali si discute. La vicenda più... ytali.com Se andate su Google News, con la parola plagiarism , troverete un’infinità di casi attuali di plagio in varie parti del mondo, dei quali si discute. La vicenda più recente, che fa scandalo, riguarda la scrittrice sudcoreana Shin Kyung-sook, che, scoperta, ha ammesso di avere copiato abbondantemente, in un suo racconto dell’ormai lontano 1996, Legend , il romanzo Patriotism del giapponese Yukio Mishima. In America il problema del plagio tra gli studenti universitari è un tema che preoccupa assai ed è ampiamente discusso. Nell’era di internet copiare è facile, e la tentazione di farlo è forte, ma è altrettanto facile scoprire i casi di plagio. Non solo gli universitari. Una firma e un volto celebre del giorn

“The Wanted 18” candidato palestinese all’Oscar

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Il documentario animato “ The Wanted 18 ” è stato scelto come candidato palestinese agli Oscar del 2016, si legge nella pagina ufficiale di Facebook del film. Un po’ fiction, un po’ documentario, un po’ cartone animato questo film racconta la storia, realmente accaduta, di un paese palestinese che durante la Prima Intifada decise di combattere l’occupazione israeliana non solo attraverso la lotta armata, ma anche con il boicottaggio economico. Per rendersi indipendenti dallo Stato di Israele i cittadini di Bait Sahour decisero di comprare 18 mucche e autoprodursi il latte. L’indipendenza economica derivata da questa scelta non è però stata apprezzata dal governo di Israele, che ha accusato i 18 animali di rappresentare “una minaccia per la sicurezza dello Stato di Israele”.       "The Wanted 18" candidato palestinese all'Oscar - Arabpress

Peter Beinart: l'ultimo fallimento dell' Establishment ebraico americano

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Peter Beinart : The Latest Failure of the American Jewish Establishment  Peter Beinart: l'ultima fallimento del Establishment ebraico americano Sintesi personale Gli anziani ebrei americani sono fortemente divisi sull'accordo iraniano. Giovani ebrei americani non lo sono e lo sostengono decisamente secondo recenti sondaggi La risposta dell' establishment ebraico americano è un caso emblematico per capire l'allontanamento della gioventù ebraica americana. In primo luogo i leader ebrei ribadiscono che un'arma nucleare iraniana costituisce una minaccia" esistenziale "per Israele, sorvolando sul fatto che l'arsenale nucleare israeliano può garantire la massima deterrenza.e continuano a far riferimenti alla situazione europea del 1930 I giovani ebrei americani non hanno sperimentato l' antisemitismo come i loro genitori e nonni e sono cresciuti considerando Israele una

Peter Beinart : The Latest Failure of the American Jewish Establishment

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        The latest failure of the American Jewish establishment - Opinion How the American Jewish leadership’s battle against the Iran deal is further alienating young Jews. haaretz.com What imprint will the fight over the Iran deal leave on organized American Jewish life? Much is still not clear. But this much is: If you thought young American Jews were alienated from their communal elders before, just wait. Older American Jews are closely split on the Iran nuclear agreement. Younger American Jews are not; they support it overwhelmingly. According to a late July poll by the Jewish Journal (the only one I’ve seen that breaks down Jewish opinion by age), American Jews under 40 back the deal by 34 percentage points, almost twice the margin among American Jews as a whole. But what’s most important isn’t merely the fact that younger American Jews back a deal that the most powerful American Jewish organizations oppose. It’s the reason why. The Amer

Gideon Levy Responds to Herzog: Proud to Be Outside of Your Camp

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Levy responds to Herzog: Proud to be outside of your camp - Opinion The nationalism and near-racism expressed by Issac Herzog, the loyal spokesman for the center-left, is obvious. www.haaretz.com I thank Isaac Herzog for his businesslike reply Tuesday (“Levy’s one state is no vision of hope”) and for the opportunity to respond to the heart of the matter. I may be outside the camp, but I’m certainly not with Agriculture Minister Uri Ariel. We have nothing in common except the vast void between us; but to be honest, I don’t have much in common with Herzog, either. Ariel may want a single state between the river and the sea, but that state will never be democratic and egalitarian. The right wants the entire land, and at best is willing to let a nation with inferior rights live in it. The world calls that apartheid. Here in Israel we must fight this. Herzog isn’t so far from there. If you scrape off the layers of makeup, you’ll find within