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“The Wanted 18” candidato palestinese all’Oscar

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Il documentario animato “ The Wanted 18 ” è stato scelto come candidato palestinese agli Oscar del 2016, si legge nella pagina ufficiale di Facebook del film. Un po’ fiction, un po’ documentario, un po’ cartone animato questo film racconta la storia, realmente accaduta, di un paese palestinese che durante la Prima Intifada decise di combattere l’occupazione israeliana non solo attraverso la lotta armata, ma anche con il boicottaggio economico. Per rendersi indipendenti dallo Stato di Israele i cittadini di Bait Sahour decisero di comprare 18 mucche e autoprodursi il latte. L’indipendenza economica derivata da questa scelta non è però stata apprezzata dal governo di Israele, che ha accusato i 18 animali di rappresentare “una minaccia per la sicurezza dello Stato di Israele”.       "The Wanted 18" candidato palestinese all'Oscar - Arabpress

Peter Beinart: l'ultimo fallimento dell' Establishment ebraico americano

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Peter Beinart : The Latest Failure of the American Jewish Establishment  Peter Beinart: l'ultima fallimento del Establishment ebraico americano Sintesi personale Gli anziani ebrei americani sono fortemente divisi sull'accordo iraniano. Giovani ebrei americani non lo sono e lo sostengono decisamente secondo recenti sondaggi La risposta dell' establishment ebraico americano è un caso emblematico per capire l'allontanamento della gioventù ebraica americana. In primo luogo i leader ebrei ribadiscono che un'arma nucleare iraniana costituisce una minaccia" esistenziale "per Israele, sorvolando sul fatto che l'arsenale nucleare israeliano può garantire la massima deterrenza.e continuano a far riferimenti alla situazione europea del 1930 I giovani ebrei americani non hanno sperimentato l' antisemitismo come i loro genitori e nonni e sono cresciuti considerando Israele una

Peter Beinart : The Latest Failure of the American Jewish Establishment

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        The latest failure of the American Jewish establishment - Opinion How the American Jewish leadership’s battle against the Iran deal is further alienating young Jews. haaretz.com What imprint will the fight over the Iran deal leave on organized American Jewish life? Much is still not clear. But this much is: If you thought young American Jews were alienated from their communal elders before, just wait. Older American Jews are closely split on the Iran nuclear agreement. Younger American Jews are not; they support it overwhelmingly. According to a late July poll by the Jewish Journal (the only one I’ve seen that breaks down Jewish opinion by age), American Jews under 40 back the deal by 34 percentage points, almost twice the margin among American Jews as a whole. But what’s most important isn’t merely the fact that younger American Jews back a deal that the most powerful American Jewish organizations oppose. It’s the reason why. The Amer

Gideon Levy Responds to Herzog: Proud to Be Outside of Your Camp

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Levy responds to Herzog: Proud to be outside of your camp - Opinion The nationalism and near-racism expressed by Issac Herzog, the loyal spokesman for the center-left, is obvious. www.haaretz.com I thank Isaac Herzog for his businesslike reply Tuesday (“Levy’s one state is no vision of hope”) and for the opportunity to respond to the heart of the matter. I may be outside the camp, but I’m certainly not with Agriculture Minister Uri Ariel. We have nothing in common except the vast void between us; but to be honest, I don’t have much in common with Herzog, either. Ariel may want a single state between the river and the sea, but that state will never be democratic and egalitarian. The right wants the entire land, and at best is willing to let a nation with inferior rights live in it. The world calls that apartheid. Here in Israel we must fight this. Herzog isn’t so far from there. If you scrape off the layers of makeup, you’ll find within

Carlo Strenger : memo per gli ebrei americani sul negoziato con l'Iran e cosa vuol dire essere pro Israele

                          Sintesi personale                Ebrei  americani stanno  vivendo un dilemma straziante. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito l'accordo nucleare con l'Iran un errore storico , trasmettendo questo messaggio :  s e sei un buon Ebreo e un vero amico di Israele, opponiti  al negoziato di  Barack Obama  con l'Iran . Questa  tattica   di Netanyahu ha creato problemi enormi  minando le  relazioni di Israele con gli Stati Uniti, creando s paccature profonde   nella comunità ebraica degli Stati Uniti,   trasformando la discussione  in uno schieramento a favore di Israele   o contro  Israele . Egli ha definito la questione come lotta del   bene contro il male : si è disposti a lasciar perire nella prossima Shoah il popolo ebraico ?. Lo stridore del dibattito ha fatto  dimenticare che  l'Iran non è una questione ideologica ,  ottenere    le condizioni migliori nelle circostanze attuali non è  retorica, ma calcolo

Carlo Strenger : Memo to U.S. Jews: Defend Israel, support the Iran deal - Strenger than Fiction

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Memo to U.S. Jews: Defend Israel, support the Iran deal - Strenger than Fiction       Jewish Americans are going through a harrowing dilemma. Prime Minister Benjamin Netanyahu has been calling the nuclear deal with Iran a mistake of historical proportions. He has made opposing it the shibboleth of whether you are a good Jew and a true friend of Israel, or whether you let Barack Obama throw Israel under the bus. So Netanyahu keeps repeating it: By cranking up sanctions even more, a better deal with Iran can be reached, but Obama and the P5+1 group have been weak and defeatist. Netanyahu’s tactic has created enormous problems. He has dealt further blows to Israel’s relations with the United States, created deep rifts in the U.S. Jewish community, and worst of all, he has turned the discussion into whether you are for Israel or against it. He has turned it into good versus evil: Care about the Jewish people or be willing to let them perish in th

VIDEO: PALESTINA. Beit Jala contro il Muro di Israele

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Pubblicato il 19 ago 2015 Beit Jala (Betlemme), 19 agosto 2015, Nena News – Non cessano le proteste a Beit Jala per l’avvio dei lavori di costruzione del muro di separazione israeliano, cominciati dopo la decisione della Corte Suprema che ha dato il via libera all’esercito. Sono così caduti nel vuoto nove anni di ricorsi, petizioni e azioni legali messe in piedi dalla comunità palestinese alle porte di Betlemme e dalle chiese cristiane della zona. Stamattina i bulldozer dell’esercito sono tornati in azione, dopo aver sradicato un centinaio di alberi di ulivo lunedì. I soldati israeliani hanno chiuso le strade a Bir ‘Ona, area dove partirà il muro di separazione che confischerà ettari di terre e decine di centinaia di alberi di ulivo di proprietà delle famiglie di Beit Jala. bocchescucite VIDEO: PALESTINA. Beit Jala contro il Muro di Israel

Israele, nel 2014 la vendita di armi è calata di un miliardo; in Africa è cresciuta del 40%

Israele, nel 2014 la vendita di armi è calata di un miliardo; in Africa è cresciuta del 40% Il Paese rimane tra i primi 10 venditori di armi al mondo. Nel 2014 siglati contratti per 5,6 miliardi di dollari, un calo del 13%. Africa e America latina sono gli unici mercati ancora in espansione. Le Nazioni Unite rivelano che le armi usate nella guerra civile del Sud Sudan sono di provenienza israeliana. Gerusalemme (AsiaNews) – Nel 2014 l’esportazione di armi israeliane è calata del 12,9% rispetto all’anno precedente, mentre le vendite nel continente africano sono salite del 40%. Il Paese rimane tra i primi 10 venditori di armi al mondo. Secondo i dati forniti dal Ministero della difesa, citati da Haaretz , Israele ha siglato accordi di vendita l’anno scorso per 5,6 miliardi di dollari, mentre nel 2013 erano stati 6,5. Nel 2012, le esportazioni aveva toccato il picco di 7,5 miliardi. Secondo gli esperti, il calo è dovuto ad una riduzione dei budget sulla difesa e dei pro

Expo Palestina: dabka danza tradizionale di bellezza , di identità e resistenza.

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1Stasera e domani alle 19,30 all'auditorium del'Expo: 26 -27/08/2015  Commento  Patrizia Cecconi Da Ramallah a Milano. giorno 26/08/2015 Energia e vibrazioni vitali hanno attraversato gli occhi e sfiorato la pelle. Bellissimi/e e bravissimi/e i 18 danzatori e danzatrici, vere scintille di vita che si espande e si trasmette al pubblico . Avvolgenti le voci che hanno cantato e sempre toccante la voce di Darwish che accompagnava le immagini della Palestina storica. Splendido il suonatore di flauto che ha incantato durante e anche dopo lo spettacolo. Domani si replica!   2   La dabka è una danza popolare di gruppo ed è molto ballata in Libano, Siria, Palestina, Giordania ed in Iraq. Il significato letterario della parola in arabo significa ‘battendo i piedi’. Questa danza dal sapore folcloristico viene pure ballata similmente da altri popoli al di fuori del medio – oriente, come in Turchia, Iran, Pakistan e in altri paesi dell’Europa: rappresenta

Iran, la campagna di Bibi e dell’Aipac contro Obama “antisemita”

Iran, la campagna di Bibi e dell'Aipac contro Obama "antisemita" L’Iran Deal, l’accordo sul nucleare iraniano, sul quale dovrà pronunciarsi il Congresso statunitense a settembre, continua ad alimentare una discussione... ytali.com L’ Iran Deal , l’accordo sul nucleare iraniano, sul quale dovrà pronunciarsi il Congresso statunitense a settembre, continua ad alimentare una discussione accesa e molto polarizzata negli Stati Uniti. Bibi Netanyhau non si dà per vinto e fomenta in tutti i modi i settori oltranzisti della comunità ebraica americana perché facciano pressioni sull’opinione pubblica e sul Congresso in modo da impedire l’approvazione dell’accordo. Il paradosso politico non è che le organizzazioni più potenti della comunità ebraica, come l’Aipac, siano in piena sintonia con il premier israeliano e trovino facile ascolto nel Partito repubblicano, ma anche in alcuni settori democratici e perfino liberal; il f

Il denaro dei contribuenti USA sovvenziona il terrorismo ebraico contro gli arabi?

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Sintesi personale Una recente   trasmissione del Canale  israeliano 10 denuncia che  l'organizzazione   Honenu fornisce un sostegno finanziario per gli ebrei condannati o sotto processo per violenza contro i palestinesi. Dal 2003, Honenu ha aperto una filiale  a New York per raccogliere fondi .   N el 2010   l'organizzazione esente da tasse ha raccolto $ 233.700 negli Stati Uniti,    I critici dicono che le attività di Honenu non sono  diverse da quelli dei gruppi palestinesi che forniscono il supporto materiale ai terroristi palestinesi.   "Honenu sta facendo esattamente ciò per cui Hamas e l'OLP sono stati criticati:   fornire sostegno personale, se non incentivi,  a coloro che commettono atti terroristici contro gli altri"    . Questo è riportato in una denuncia inviata daT’ruah, The Rabbinic Call For Human Rights al  charities bureau of New York  e chiede al procuratore Schneiderman  di aprire una indagine Tra coloro a cui Honenu ha fornito assi