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Guerra di Gaza, vincono i bugiardi

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  La guerra di Gaza disvela il regno dei bugiardi: lo guida Obama, il re dei re bugiardi. Ma con lui ci sono tutti insieme appassionatamente: da Netanyahu a Meshaal. d i  Hisham Abdallah Ogni volta che mi capita di leggere, guardare o sentire qualche dirigente, locale o internazionale, che fa una dichiarazione sul conflitto israelo-palestinese, mi convinco ancor di più che ha ragione lo scrittore siriano Hanna Mina, per il quale "il linguaggio è un'invenzione per nascondere le vere sensazioni dell'uomo." Questi giorni testimoniano che questa teoria è purtroppo fondatissima, basta dare un'occhiata alla questione israelo-palestinese per scoprire che viviamo in un regno di bugie e di bugiardi, fatto di statunitensi, europei, israeliani, palestinesi, e arabi ovviamente. Cominciamo con Obama, che ha subito scandito "il diritto di Israele a difendersi" dagli attacchi di Hamas, il movimento islamista palestinese. Bene, questa non sembra u

Le bombe, poi la tregua annunciano l’apertura della stagione elettorale di Robert Fisk

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Le bombe, poi la tregua annunciano l’apertura della stagione elettorale 24 novembre 2012 Per che cosa è stato fatto tutto questo? Il neonato  di 11 mesi ucciso con tutta la sua famiglia da un pilota israeliano, i circa 150 palestinesi morti – due terzi di erano civili – i 6 morti israeliani, i 1.500 attacchi aerei contro  Gaza, i 1.500 razzi contro Israele. Che simmetria spaventosa! Ma tutto questo – e dimentichiamo i miliardi di dollari di armi spesi da Israele – per un cessate il fuoco?  Non un trattato di pace, soltanto una tregua. Prima della prossima guerra di Gaza. I cinici abbondano a Israele, e non senza ragione. “Fine di un’operazione militare, inizio di una campagna elettorale” era un titolo sul ‘Jerusalem Post’  di ieri – quantunque sia un giornale che ha dato il suo solito appoggio alla guerra a Gaza. Certamente, però, la campagna di  Benjamin Netanyahu per le elezioni di gennaio è iniziata nel momento che ha ordinato l’assassinio di Ahmed al-Jab

Speciale donne/ Iran. Storie dal braccio 209

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  Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne raccontiamo cinque storie di prigioniere di coscienza in Iran: Nasrin, Bahareh, Masha, Jila e Shiva. Detenute nel ‘braccio 209’ del carcere di Evin, a Teheran, per aver avuto il coraggio di raccontare le violazioni dei diritti umani nel loro paese.  di Cecilia Dalla Negra*  La chiamano “l’Università di Evin”, per il numero di insegnanti e intellettuali dissidenti che vi sono stati rinchiusi nel corso degli anni, per aver osato sfidare il regime in Iran. È il carcere di Evin, a nord di Teheran, costruito nel 1972 ai piedi dei monti Alborz sotto il regno dello shah Mohamed Reza Palahvi . Sulla carta doveva essere un centro di detenzione temporaneo per i prigionieri in attesa di giudizio, che sarebbero stati poi dislocati verso altre carceri. Ma sin dalla rivoluzione del 1979 ha visto passare migliaia di detenuti politici, oppositori e prigionieri di coscienza tra le sue mura . Diventando tristemente no

Cisgiordania: Oltre 200 palestinesi arrestati in una settimana

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La tensione resta alta in Cisgiordania: 55 in manette solo ieri notte, raid notturni nelle principali città palestinesi. Con un bilancio finale di 100 feriti e tre morti. di Rossana Zena Betlemme, 22 novembre 2012, Nena News - La tregua è entrata in vigore. Da ieri sera le bombe israeliane non cadono più sopra la Striscia di Gaza . Ma la situazione resta tesa in Cisgiordania, teatro in questi giorni di manifestazioni di protesta in solidarietà con la popolazione gazawi.                                    Dal primo momento dell'aggressione militare contro Gaza, i palestinesi della Cisgiordania hanno espresso la propria piena solidarietà alla Striscia: la rabbia è forte, le immagini che arrivano da Gaza trasformano il rancore in violenza che si riversa contro il Muro e i posti di blocco israeliani. Nei social network, Facebook e Twitter, girano manifesti di unità nazionale che inneggiano a scendere nelle piazze per commemorare le vittime di Gaza. La resistenza popolar

La pace che verrà. Se verrà di

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  1  Dopo la furia delle Primavere arabe, la questione palestinese volutamente dimenticata torna al centro del Medio Oriente e della diplomazia globale. C’era sempre stata, sotto traccia: l’occupazione israeliana continuava, le colonie crescevano, Hamas si armava di razzi sempre più efficaci. Ma le rivolte di quella regione, la distrazione americana e la convinzione israeliana che il suo problema con la Palestina potesse essere rinviato all’infinito, l’avevano retrocessa a questione ipotetica.E’ una conseguenza di quelle Primavere, quantomeno di quella egiziana in buona parte realizzata (i 4,8 miliardi di prestito del Fondo Monetario Internazionale sono un atto di fiducia) se oggi si riparla di Stato palestinese. Con tutti i diritti di Israele in questo conflitto nel quale nessuno ha solo ragione né solo torto, non è ammissibile che non si trovi una soluzione al più antico dei conflitti ereditati dal passato: sopravvissuto agli imperi che hanno governato quella terra, alla Guerra Fredd

La dura verità di Gaza

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  SINTESI PERSONALE Articolo Qualunque cosa accada a Gaza  tutte le parti devono accettare alcune verità molto dure. In caso contrario  lo spargimento di sangue riprenderà, la rabbia e la frustrazione si diffonderanno  e la regione  sperpererà  la speranza e le potenzialità del fragile cessate il fuoco. Cominciamo con ciò che è, per una pubblicazione ebraica, una fondamentale convinzione: Israele dovrebbe avere il diritto di essere accettato come una nazione libera e per difendersi dagli attacchi. Questo non dovrebbe essere solo un valore ebraico, ma dovrebbe essere un valore abbracciato da tutti. Read more: http://forward.com/articles/166584/gazas-hard-truths/#ixzz2DG2Px1Aa Cominciamo con ciò che è, per una pubblicazione ebraica, una fondamentale convinzione: Israele dovrebbe avere il diritto di essere accettato come una nazione libera e per difendersi dagli attacchi. Questo non dovrebbe essere solo un valore ebraico, ma dovrebbe essere un valore abbracciato da tutt