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Xinhua. 80 anni di informazione sul mondo arabo con caratteristiche cinesi

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Xinhua impiega più di 10mila persone, ha 31 uffici in Cina (uno in ogni provincia più uno militare) e 107 uffici di corrispondenza sparsi per il mondo. La storia di quest'agenzia, dalla propaganda di Partito alla conquista dell'opinione pubblica occidentale. Il confronto con al Jazeera. di Gabriele Battaglia*  - china-files.com. “Stabilità”, “orientamento dell'opinione pubblica” e “sviluppo culturale”. Nel segno di queste parole d'ordine, l'agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua (“Nuova Cina”) ha festeggiato il 7 novembre i suoi ottant'anni in pompa magna, con una cerimonia nella Grande sala del popolo, a Pechino. Quando è nata, nel 1931, il Partito comunista stava ancora lottando disperatamente per la propria sopravvivenza. Oggi, l'agenzia è un colosso multimediale che impiega 11mila persone – di cui 5mila giornalisti - ha 31 uffici in Cina e 107 uffici di corrispondenza sparsi per il mondo. Fornisce almeno un quarto dei contenuti delle testat

Paola Caridi : Anp e Hamas: elezioni in maggio»

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Abu Mazen e Khaled Meshaal si sono parlati ieri a quattr’occhi per quasi due ore. Un incontro delle grandi occasioni, a sei mesi da quando si erano visti l’ultima volta, sempre al Cairo, per firmare uno storico accordo di riconciliazione che doveva porre fine a quattro anni di scontri e recriminazioni tra Hamas e Fatah. «Non ci sono più differenze tra di noi», ha detto Abu Mazen alla fine di una lunga riunione di lavoro nel palazzo Al Andalus, nella capitale egiziana, a pochi chilometri dai fuochi di piazza Tahrir. Prima un faccia a faccia tra il presidente dell’Anp Abu Mazen e il leader di Hamas. E poi un meeting allargato, al quale erano presenti coloro che hanno in mano il dossier. Azzam el Ahmed, per Fatah, e il numero due di Hamas, lo stratega, Moussa Abu Marzouq. «Si è aperta una nuova pagina», ha detto Meshaal. I palestinesi, dunque, hanno superato la rottura segnata dal colpo di mano di Hamas a Gaza, nel giugno del 2007? Nonostante l’enfasi dei toni, quello che è stato raggiu

Paola Caridi:(inviseblearabs) :Le braccia di Mona . E la violenza sulle donne

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Beh, questa foto dice già tutto, visto che oggi è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Qualche – per così dire – dettaglio va però aggiunto, perché si capisca meglio non solo chi è la protagonista, ma cosa sta succedendo in Egitto. Nello specifico, nei dintorni di piazza Tahrir. Lei, questa donna bella e giovane, si chiama Mona el Tahawy. In Egitto, soprattutto tra i giovani, è un foto e un nome noti: non solo perché blogga, ma perché è una opinionista stimata, per il pubblico americano. Sì, perché Mona el Tahawy ha un doppio passaporto, egiziano ed americano. E questa doppia nazionalità – l’ha confermato lei stessa – è stata la sua fortuna, per riuscire a essere rilasciata e a non subire un destino peggiore. Cercate il suo nome su Google, seguitela su twitter. Scoprirete che è una brillante  columnist , che ciò che dice non è per nulla scontato. E che è stata, in questi anni, una donna coraggiosa. Anche quando si è trattato di dialogare – lei laica – con gli isl

Gerusalemme :togliete le immagini di donne dalla pubblicità!

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Haaretz.com 14.11.2011 http://www.haaretz.com/print-edition/features/where-have-all-the-women-gone-in-jerusalem-1.395436 Dove sono andate tutte le donne di Gerusalemme? I pubblicitari si piegano alla pressione degli ultra-ortodossi contro le campagne di affissione “oscene” di Tamar Rotem Alla fine degli anni ’90, al tempo degli attacchi suicidi sugli autobus di Gerusalemme, il rabbino Moshe Razhminsky attivista  haredi  [ebreo ortodosso] aveva telefonato a Zeev Abramson, direttore generale della società di pubblicità Poster Media Israele. “Moshe, come stai?” era stato il saluto di Abramson a quell’uomo noto negli ambienti ultra-ortodossi come “presidente del consiglio nazionale per la prevenzione della pubblicità oscena e abominevole in Terra Santa”.                                                                Donne pregano di fronte a un manifesto pubblicitario nel centro di Gerusalemme Abramson aveva avuto un rapporto lungo e complesso con questa persona che conduceva una

Gideon Levy :Un nuovo Israele in costruzione

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Un giorno non molto lontano da oggi, ci si sveglierà in un altro genere di paese, il paese che adesso si va formando. Non somiglierà al paese che conosciamo, che ha già la sua parte di imperfezioni, di distorsioni e di mali. E quando ce ne renderemo conto, sarà troppo tardi. Allora il vecchio Israele sarà descritto in termini elogiativi, un modello di democrazia e di giustizia, a confronto con la nuova versione, che prende forma mentre noi stiamo ad occhi chiusi, giorno dopo giorno, una nuova legge dopo l’altra. Il modo di vivere nel nuovo Israele nel quale vivremo e moriremo, non ci ricorderà affatto il paese al quale eravamo abituati. Anche questo articolo non potrà essere pubblicato. Saranno pubblicate solo le opinioni convenienti, quelle approvate dalla nuova associazione dei giornalisti patrocinata dal governo, i cui membri saranno seduti in ogni sala d’informazione affinché non vi siano opinioni fuori dal coro. Le leggi ed i regolamenti (passeranno chiaramente come regola

Sarah Schulman :Israele e “pinkwashing”

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“ Nei sogni comincia la responsabilità”, ha scritto Yeats nel 1914. Queste parole riechieggiano nel caso di persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender che sono state testimoni di drammatici cambiamenti nella nostra relazione con il Potere. Dopo generazioni di sacrifici e di organizzazione, le persone omosessuali in alcune parti del mondo hanno guadagnato tutela dalla discriminazione e il riconoscimento del rapporto. Ma questi cambiamenti hanno dato origine a un fenomeno nefasto: l'arruolamento di gay bianchi da parte di forze politiche anti-immigrazione e anti-musulmane in Europa Occidentale e in Israele. Nei Paesi Bassi, alcuni gay olandesi sono stati attratti dai messaggi di Geert Wilders, che ha ereditato molti dei seguaci del  leader gay anti-immigrazione Pim Fortuyn assassinato ( http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/1971462.stm ) e il cui Partito per la Libertà è oggi il terzo Partito politico del Paese. In Norvegia, Anders Behring Breivik, l'estremista che ha