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Assisi ricorda: quando salvammo quegli ebrei dallo sterminio

Tra poco più di un mese, per una manciata di ore, Assisi tornerà sotto i riflettori di tutto il mondo per la giornata di riflessione e preghiera convocata da Benedetto XVI nel venticinquesimo anniversario dell’incontro voluto da Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986. Uomini e donne di varie provenienze, credenti e non, si riuniranno intorno al Papa quasi a prefigurare un’umanità solidale e riconciliata. Dentro la sua storia recente la cittadina umbra che diede i natali a san Francesco e santa Chiara conserva già un piccolo seme di quell’umanità. È una realtà che è bene non dimenticare e che la stessa Repubblica Italiana, nella persona del presidente Carlo Azeglio Ciampi, volle riconoscere e premiare, nel 2004, con una medaglia d’oro al merito civile. «Con spirito cristiano ed encomiabile virtù civile – recita la motivazione del riconoscimento –, durante l'ultimo conflitto mondiale, (Assisi) si distinse per particolari iniziative e atti umanitari che evitarono la distruzione di u

Israele :«SPARA A CHI LANCIA SASSI»

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MICHELE GIORGIO Gerusalemme, 28 settembre 2011, Nena News – «Spara a chi lancia sassi». È questo lo slogan della campagna avviata dal gruppo ultranazionalista «Sos-Israele» contro i palestinesi che scagliano pietre verso le automobili dei coloni israeliani residenti nella Cisgiordania occupata. Si tratta solo dell’ultima delle iniziative decise dalla destra estremista da quando l’Olp ha annunciato e poi presentato, la scorsa settimana, una richiesta ufficiale di adesione all’Onu di uno Stato palestinese con capitale il settore arabo (Est) di Gerusalemme. I coloni più radicali sono convinti di dover contrastare in tutti i modi, anche con la forza, eventuali manifestazioni a sostegno dell’indipendenza palestinese e ora accusano gli «arabi» di aver lanciato venerdì scorso, non lontano da Hebron, un masso che ha colpito una automobile uccidendo un settler e suo figlio (versione accreditata in parte dalla polizia ma smentita dall’indagine svolta dallo stesso esercito israeliano). A gu

Ariela Fajrajzen :Shana Tovà? Speriamo

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    B uongiorno Mondo, stasera al tramontare del sole entriamo nel 5772 anno dell’esistenza del popolo ebraico. Così dicono, perchè io, nella mia infinita ignoranza, credo che un popolo sia come l’uomo, arrivato a un dato punto realtà e irrealtà si confondono un po’. Comunqua sia, questo dato, più che altro fa sorridere e basta. Io, personalmente, accolgo il nuovo anno con enorme tristezza e pessimismo, sento una grandissima instabilità, una specie di nuvola minacciosa che mi accompagna dappertutto come quella che accompagnava Sor Pampurio (si chiamava così?). Che non ci siano equivoci: sono convinta che Israele abbia diritto e debba esistere prima di tutto per gli ebrei, questo, se non altro perchè abbiano dove andare quando sono presi a calci nel sedere nei loro paesi d’origine. E, presto o tardi, questo momento è arrivato o arriverà in ogni parte del mondo. Una volta sul mio blog uno di sinistra con cui avevo accesissime discussioni mi ha consigliato di chiedere a me stessa come

Rosh Hashanah : Marmellata di mele cotogne sfarjel :Shana Tova.

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A GAZA NON SI ENTRA. E NON SOLO PER COLPA DELL’ASSEDIO. di Germano Monti

   Il nostro tentativo di garantire una presenza al processo contro gli assassini di Vik non è andato a buon fine. Quello che è avvenuto nell’aula del tribunale militare di Gaza lo conosciamo solo grazie alle cronache di Michele Giorgio sul Manifesto ed al racconto di Gilberto Pagani, l’avvocato della famiglia Arrigoni, che ha potuto assistere all’udienza, sia pure da semplice spettatore, perché il tribunale militare ha respinto la costituzione di parte civile della famiglia di Vik. E’ interessante riflettere sui motivi della nostra mancata partecipazione all’udienza.  Se il pretestuoso diniego delle autorità egiziane a concederci il passaggio attraverso il valico di Rafah era un’eventualità ben presente, bisogna dire con franchezza che tutto ci saremmo aspettati, tranne che un analogo divieto arrivasse dalle autorità palestinesi di Gaza, cioè da Hamas. Già, perché è successo esattamente questo: chi governa Gaza ci ha fatto sapere che, indipendentemente dalla strada da noi scelta,

Giovane palestinese arrestata e umiliata dall'esercito israeliano

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    Marta Fortunato, Alternative Information Center Tredici persone mi hanno interrogato una dopo l'altra mentre io ero ammanettata con le mani dietro la schiena”. Con queste parole Bushra at-Tawil, 18 anni, figlia del sindaco di al-Bireh, arrestata senza alcuna accusa il 16 luglio scorso, ha raccontato la sua terribile esperienza all'organizzazione palestinese per i diritti umani Mandela.Ora Bushra si trova nella prigione israeliana di HaSharon, dopo essere stata spostata in tre diversi centri detentivi ed essere stata tenuta in isolamento per 16 giorni. Lo scopo di questo brutale arresto può essere quello di fare pressioni sul padre della ragazza, Jamal al-Bireh, che durante la prima Intifada era stato arrestato per alcuni mesi senza nessuna accusa. Non è la prima volta che Jamal subisce intimidazioni da parte dell'esercito israeliano: qualche anno fa la moglie era stata arrestata per un anno in detenzione amministrativa. Come spiega Addameer, associazione pal