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HUMAN RIGHTS WATCH CONDANNA OBAMA SU COLONIE

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    Roma, 20 febbraio 2011, Nena News (nella foto una colonia israeliana in Cisgiordania sovrastante un villaggio palestinese) – Human Rights Watch denuncia che «Il veto americano contro una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle NU che esortava Israele a interrompere le politiche illegali che promuovono le colonie nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, mette a repentaglio l’applicazione del diritto internazionale». Le Convenzioni di Ginevra di cui Israele e’ firmatario, proibiscono il trasferimento della popolazione civile di un paese nel territorio che esso occupa. «Il Presidente Obama nei suoi discorsi dice al mondo arabo che si oppone alle colonie ma non accetta che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu dica a Israele di fermarle in termini giuridicamente vincolanti», ha affermato Sarah Leah Whitson, Direttore di Human Rights Watch-Medio Oriente. La Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 proibisce esplicitamente ad una potenza occupante di trasferire la sua popo

Im Tirzu’s Iranian connection

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  ronen Shoval, Im Tirzu’s chairman, claims to be an uber-patriot. So why does he partner with a company dealing with enemy countries? By Itamar Sha’altiel and Yossi Gurvitz.  An earlier version of this report appeared  here  (Hebrew). As part of their vendetta against human rights organizations, Im Tirzu published a report, which  pretends to investigate  the source of those organizations’ funding. It was said before that the whole report is based on Google searches and public statements by the HR organizations themselves; and Google is, indeed, an excellent investigative tool. For instance, Google allows us to find the connection between Ronen Shoval, the chairman of Im Tirzu, and funds originating in enemy countries. A reader, who prefers to remain anonymous, sent us some links which tell most of the story. Let’s start at the beginning: Ronel Shoval is Director of Strategic Marketing in a company called “ Accells ,” whose CEO is Eduardo Shoval, Shoval Junior’s father. Ac

Eli AshkenaziPer spianare una strada per i Cohanim, gli alberi di eucalipto se ne devono andare.

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   Uri Sayda è nato a Tiberiade 74 anni fa. Egli racconta che i grandi alberi di eucalipto che se ne stavano eretti in Hayarden Street fino alla settimana scorsa, facevano parte della sua infanzia, oltre che della sua città natale. “Questo è quanto, è finita, questo è il prezzo del progresso,” afferma. “Ci hanno detto che stanno ampliando la strada per farla a quattro corsie, e che non c’è nulla da fare. All’apparenza, non avevano scelta.” I tre alberi sono stati sradicati la settimana scorsa. Altri, molto più piccoli, saranno spostati altrove. Ma secondo un documento redatto da Israel Antabi, il vice direttore generale del comune e capo dell’ufficio di ingegneria e progetti, gli alberi non sono stati rimossi per un piano di realizzazione di una strada a quattro corsie. Il progetto prevede di spianare una strada per i Cohanim – ebrei che, secondo la consuetudine, osservano determinate riserve tra le quali quella di evitare i cimiteri. Secondo il documento, “Tiberiade è un’antica cit

lan Pappe La rivoluzione d'Egitto e Israele: "pericolosa per gli ebrei"

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     La visione di Israele è che se hanno davvero successo, le rivolte tunisine ed egiziane, sono pericolose, molto pericolose. Gli arabi istruiti – non quelli di loro vestiti da “islamisti”, il numero considerevole che parla un inglese perfetto, i quali desiderano che la democrazia venga espressa chiaramente senza ricorrere all’ “anti-Occidente” – sono pericolosi per Israele. Gli eserciti arabi che non sparano ai manifestanti sono tanto negativi quanto molte altre immagini che hanno agitato ed entusiasmato così tante persone nel mondo, anche in Occidente. Perfino questa reazione mondiale è negativa, molto negativa. Sembra che l’occupazione Israeliana nella West Bank e nella Striscia di Gaza e i suoi apartheid politici nello stato appaiano come le azioni di un tipico regime Arabo. Per un po’ non si è saputo dire cosa pensasse l’ufficiale israeliano. Nel suo primo messaggio di senso comune ai suoi colleghi, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha chiesto ai suoi ministri, generali e p

Amira Hass : la leggerezza del Cairo

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C’era qualcosa di più leggero nell’aria del Cairo quando sono arrivata il 13 febbraio. Mi sono chiesta se era solo la mia immaginazione, ma la sensazione che questa immensa città si fosse liberata da una pesante cappa di piombo è cresciuta giorno dopo giorno ed è stata confermata dalle persone con cui ho parlato.“Perfino il Nilo è diventato azzurro”, scherzava la gente dopo le dimissioni di Mubarak. Un azzurro virtuale, perché questo fiume è grigio come prima, e come sempre la sua vastità rima con generosità. Con generosità e pazienza il fiume ha inghiottito molti candelotti di gas lacrimogeno. “Il ponte era il posto migliore per resistere agli attacchi della polizia”, mi hanno raccontato. “Da lì potevamo buttare tutti i candelotti nel fiume”.Anche gli automobilisti sembrano un po’ più educati. Non è solo una mia fantasia: lo dicono persone che vivono qui da sempre. Un’inaspettata buona educazione e una nuova reciproca cortesia sono nate durante le tre settimane di rivolta. Il giorno

CISGIORDANIA, MANIFESTAZIONI CONTRO IL VETO USA (video)

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1    Ramallah, 21 febbraio 2011, Nena News – Almeno 3000 palestinesi hanno marciato domenica a Ramallah, in Cisgiordania per protestare contro il veto imposto dagli Stati Uniti venerdì, in sede di Consiglio di Sicurezza ONU,  alla risoluzione di condanna alle colonie israeliane nei territori palestinesi sotto occupazione. Una risoluzione sponsorizzata da un’ampia schiera di paesi (oltre 120, inclusa l’Unione Euroepa e alcuni membri della Nato) e che in sede di voto all’ONU ha visto gli Stati Uniti imporre il veto contro 14 voti in favore. Intonando slogan come “Get Out, Obama!”, i manifestanti hanno marciato per le vie di Ramallah, concentrandosi sulla piazza principale, Al Manara. Il veto imposto dagli USA  rappresenta un ulteriore disprezzo  per il rispetto e l’applicazione della legalità internazionale e dei diritti umani. Inoltre simboleggia il sostegno incondizionato ad un paese, Israele, che continua ad agire in totale impunità. Le dichiarazioni dell’ambasciatore USA presso l’ON