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IL BLOGGER E SCRITTORE AHMED NAGI: NESSUNA FORZA POLITICA CONTROLLA LA RIVOLTA EGIZIANA

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    Il Cairo, 28 gennaio 2011, Nena News – Entusiasti del parziale successo ottenuto nei giorni precedenti anche oggi migliaia di egiziani manifesteranno in tutto il paese,  gridando le loro richieste a un regime che imperterrito non risponde.  “Il governo accende e spegne  a piacimento l’accesso a Facebook  e le connessioni internet, sperando così di contenere il propagarsi  di una rivolta, nata e organizzata nella sfera virtuale”dice Ahmed Nági, -  celebre bloggers sin dai tempi di Kifaya, giornalista, scrittore di “Rogers”, ora tradotto anche in italiano, e giovane redattore di Akbar el Adab, il prestigioso settimanale letterario diretto da Gamal al- Ghitani. Il giorno della collera é sfociato in una sommossa popolare, cosa succederà nei prossimi giorni sulle sponde del Nilo? Sinceramente, non lo so, vorrei poterlo predire, ma nessuno può dire con esattezza quello che accadrà nei prossimi giorni. Le manifestazioni che sono iniziate non sono controllate da nessuna forza politica. E

Giorno della Memoria: la storia di Liliana Urbach e della sua famiglia

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    Gli  Urbach erano ebrei fuggiti da Vienna per le persecuzioni razziali. Leo Urbach, la moglie Alice con il figlio Kurt di 4 anni, arrivarono nel mio paese nel 1942,  e presero alloggio a Ponte a Serraglio in via Vittorio Emanuele. Qui il 19 ottobre nacque Liliana e fu registrata come cittadina di Bagni di Lucca. La famiglia si sentiva tranquilla; erano “internati liberi” con molte limitazioni personali, ma non era impedito loro di lavorare, e Leo faceva l’orologiaio. Altri ebrei riparati nel comune avevano la stessa condizione: niente radio, controllo della corrispondenza, nessuna attività politica, minimi rapporti con la popolazione, firma due volte al giorno dai carabinieri. Ma vivevano. Verso la fine del 1943, dopo l’ordine impartito il 30 novembre, in lucchesia gli ebrei cominciarono ad essere rastrellati, e fu aperto il campo di concentramento provinciale di Villa Cardinali a Bagni Caldi di Bagni di Lucca. Il campo era di transito per gli internati e finalizzato alla depo

Palestina: ucciso un giovane palestinese dai settler di Bracha. Assalito un villaggio sotto lo sguardo dell'IDF

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  1  Oday   Maher   Hamza   Qadous  , di 19 anni,  è stato ucciso   questo   pomeriggio , presumibilmente   da   coloni   ebrei ,   mentre era impegnato in lavori agricoli nella sua terra    in   Iraq Burin , vicino a Nablus .  Gli    israeliani   dalla   vicina colonia    di   Bracha  lo avrebbero colpito    nello stomaco. All'  ospedale di   Nablus ,   è stato dichiarato   morto   .   L'esercito sta   ora   occupando   il villaggio   di   Burin   Iraq , ma   non    sono stati   segnalati  scontri.   Questa mattina ,   nel   villaggio   di   Ein   Abbus ,   i coloni   hanno attaccato   gli abitanti ,   dato fuoco   a un   auto   e  imbrattato i muri   con i graffiti    oltraggiosi  .    I  Settlers   poi   hanno iniziato   a   vandalizzare   la proprietà   palestinese   .   Soldati   dell'esercito   e   della polizia   sono giunti  sul   luogo. Quando   i coloni hanno esaurito la loro furia, li hanno scortati fuori dal villaggio    http://www.haaretz.com/news/diplomacy

Gad Lerner:Ausmerzen: Paolini e la memoria rubata

Stasera alle 21,10 su La7 invito tutti a partecipare alla straordinaria rappresentazione di Marco Paolini: “Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute”. La storia di una nazione che, ragionando come un corpo, vuole ripulirsi il sangue. Cioè liberarsi dei “mangiatori inutili” che pesano sulle “persone sane di valore”. E perciò si affida all’eugenetica per selezionare fin dalla culla i disabili, prima accontentandosi di sterilizzarli e poi eliminandoli come scorie umane. Con la collaborazione attiva dei medici di famiglia, delle ostetriche, degli psichiatri. Siamo sicuri che questa vicenda ignobile, questa memoria rubata perchè ancor oggi imbarazzante, riguardi solo la Germania nazista? Ne discuteremo dopo aver seguito insieme il racconto di Marco Paolini, che non verrà interrotto da pause pubblicitarie. In diretta dalla mensa dell’ex ospedale psichiatrico “Paolo Pini” di Milano, condurrò un dibattito a cui parteciperanno insegnanti di sostegno delle scuole pubbliche, medici, psichiatri,

Izzeldin Abuelaish: una storia di dolore e di speranza

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di Rachel Cooke Due anni fa, granate israeliane sono cadute sulla casa della famiglia del dott. Abuelaish a Gaza, uccidendo tre delle sue giovani figlie e il loro cugino. L'orrore è stato ripreso in diretta dalla televisione israeliana quando il medico ha telefonato al suo amico conduttore. Incredibilmente, la perdita non ha inasprito Izzeldin Abuelaish. Ha deciso invece che la morte delle sue ragazze non deve essere inutile - e lentamente ha trasformato la sua tragedia familiare in una forza di pace. Il 12 dicembre 2008, Izzeldin Abuelaish, un medico di Gaza, portò in gita le sue sei figlie e i due figli. La famiglia si alzò presto, confezionò un pic-nic e, alle 7, salì sulla sua vecchia Subaru e uscì. Gaza non è grande - solo 25 miglia di lunghezza, e nove miglia di larghezza nel punto più ampio - ma la situazione è quella che è, può volerci molto tempo a muoversi e Abuelaish era determinato a fare la sua gita. Dodici settimane prima, Nadia, la moglie di 21 anni, era morta impr

Palestinian Papers i documenti segreti di Al Jazeera e il Guardian: aggiornamenti

«I palestinesi? Mandiamoli in Cile»    La cooperazione tra Israele e Anp per indebolire Hamas nella Striscia e riconquistare un posto al tavolo di inutili negoziati, anche a costo di vite umane. E ancora, l'inefficienza esplicita del Quartetto. Gerusalemme, 26 gennaio 2011,  (foto al Jazeera) – “Perché non lo uccidete?” Con questa richiesta Israele avrebbe domandato la cooperazione dell’Autorità Nazionale Palestinese per uccidere Hassan Mahdoun, figura di spicco delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa (gruppo di resistenza armata affiliato a Fatah),  ucciso da un missile lanciato da un elicottero Apache israeliano nella Striscia di Gaza nel 2005. In quell’assassinio mirato, il 1 novembre 2005, a soli 4 mesi dopo la richiesta israeliana, fu ucciso anche un attivista di Hamas e rimasero ferite altri tre palestinesi. Lo svela il terzo round dei documenti diffusi da Al Jazeera, dopo le prime rivelazioni che da domenica notte occupano gran parte della stampa araba. Secondo le note in lingu

Amira Hass: nel mirino di Lieberman

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     Ho accettato controvoglia l’invito a una colazione nella residenza dell’ambasciatore francese a Tel Aviv per festeggiare l’anno nuovo. Curiosità antropologica. Non capita tutti i giorni di vedere deputati e giornalisti di primo piano che si scambiano pettegolezzi. Ho riconosciuto un paio di deputati, gli altri me li ha indicati il mio collega Gideon Levy.“È arrivato il momento di migliorare i miei rapporti con i rappresentanti stranieri, nel caso un giorno dovessi chiedere asilo”, ho detto scherzando a un’addetta dell’ambasciata, che però non ha sorriso. Devo aver fatto una battuta infelice. Tuttavia è innegabile che ultimamente gli attacchi della destra ai critici interni di Israele sono sempre più frequenti. L’ultimo bersaglio sono le organizzazioni che criticano l’esercito. Avigdor Lieberman, ministro degli esteri e capo del partito promotore di questi provvedimenti antidemocratici, ha accusato anche Ha’aretz. Il suo partito è composto perlopiù da immigrati dall’ex Unione Sovi

Amira Hass: sognando la Tunisia

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   La sera del 14 gennaio erano tutti incollati alla tv, qui a Ramallah, per seguire in diretta la rivolta in Tunisia. La mattina dopo erano tutti soddisfatti. “Il popolo tunisino ha salvato l’onore della nazione araba”, mi ha detto un amico.La tv era accesa anche nel negozio di frutta e verdura. Alcuni dimostranti tunisini stavano parlando con i giornalisti. Uno di loro ha detto che perfino i palestinesi stavano meglio di loro. Dal punto di vista alimentare è sicuramente vero, ma i prezzi dei generi di prima necessità non sono stati l’unico motivo della rivolta.La Tunisia, come la maggior parte degli stati arabi, è governata da un’élite cinica e corrotta. La situazione dei palestinesi è diversa, perché hanno a che fare contemporaneamente con tre regimi repressivi: l’Autorità Palestinese, Hamas e Israele. È vero, però, che per certi aspetti i palestinesi stanno meglio di altri. In Cisgiordania, per esempio, gli attivisti per i diritti umani hanno più libertà d’azione che in molti stat