Intervista a A.B. Yehoshua Altro che cancellare la Nakba. Con i palestinesi noi israeliani abbiamo un debito eterno
La nostra conversazione ha inizio con un ritorno indietro nel tempo. E prende corpo da una considerazione che Abraham Bet Yehoshua, tra i più affermati scrittori israeliani contemporanei, svolge in uno dei suoi primi libri pubblicati in Italia: “Elogio della normalità” (La Giuntina, Firenze, 1991): «Noi, in quanto vittime del microbo nazista, dobbiamo essere portatori degli anticorpi di questa malattia tremenda da cui ogni popolo può essere affetto e in quanto portatori di anticorpi dobbiamo innanzitutto curare il rapporto con noi stessi. Poiché dietro di noi c’è una sofferenza così terribile, potremmo essere indifferenti a ogni sofferenza meno violenta della nostra».Chi ha molto sofferto – rileva Yehoshua – «può non rendersi conto del dolore degli altri, e questo è un comportamento del tutto naturale. Come alfieri dell’antinazismo dobbiamo acuire la nostra sensibilità e non diminuirla. Perché dobbiamo ricordarci che il fatto di essere stati vittime non è sufficiente per conferirci un