Kawther Salam“Asino, cavallo e gatto in prigione, in Israele”



La data del crimine è quella dello scorso 28 marzo 2010, al ritorno dalle celebrazioni cristiane della Domenica delle Palme. Il racconto riguarda l’arresto di un asino e di un cavallo effettuati dai soldati israeliani nella Bethlehem occupata, nella West Bank occupata. L’asino e il cavallo fanno parte della tradizione narrativa cristiana e questo è il motivo per cui sono stati arrestati. Secondo la Bibbia cristiana, il Profeta Gesù, sia Pace e Misericordia su di lui, cavalcò sul dorso di un asino quando di recò dalla Chiesa della Natività di Betlemme alla Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Questo avvenne una domenica, tre giorni prima della sua crocifissione. Domenica 28 marzo 2010, durante la Domenica delle Palme, un palestinese cristiano era sul dorso di un asino e un’altro su quello di un cavallo. Centinaia di cristiani che festeggiavano la ricorrenza erano partiti dalla Chiesa della Natività ed avevano percorso a piedi la città fino ad arrivare alla Moschea di Bilal bin Rabah, della quale si era impadronita l’occupazione israeliana. Gli israeliani avevano confiscato alla città santa di Betlemme anche la sua area circostante e l’avevano aggiunta alla proprietà dell’esercito e della città occupata di Gerusalemme. Vi avevano costruito attorno delle alte mura e delle torri di osservazione dell’esercito, il tutto per impedire il libero passaggio in entrata ed in uscita da Betlemme e dal campo profughi di Aida. Essi hanno separato e paralizzato la vita sociale dei cristiani che vivono in Betlemme da quella dei cristiani che stanno al di fuori e successivamente anche quella della moschea che avevano requisito. Abbas Zaki, che quella domenica aveva preso parte alla festività cristiana della Domenica delle Palme, ha raccontato: “Quando siamo arrivati alla Moschea di Bilal al-Rabah, la porta di metallo israeliana in mezzo alla strada dalla parte di Betlemme era aperta e noi tutti l’abbiamo attraversata. Abbiamo camminato per altri 700 metri circa fino a raggiungere il checkpoint israeliano 300. C’erano truppe militari pronte a sparare ed a scontrarsi con i cristiani che stavano celebrando la festività. Abbiamo deciso allora di ritornare, l’asino e il cavallo erano tra di noi. Una volta arrivati alla porta della Moschea di Bilal al-Rabah, l’abbiamo oltrepassata insieme, mentre soldati israeliani di occupazione non ci perdevano di vista con le video camere. Questi hanno chiuso la porta e cercato di impedire a me e ad alcuni altri di entrare nella città di Betlemme. Ci siamo trovati tra le alte pareti del muro e le porte chiuse e proprio qui i soldati israeliani hanno arrestato l’asino e il cavallo, oltre a me ed altri 10 cristiani e stranieri”.Con la forza hanno fatto accovacciare l’asino e il cavallo, poi hanno ammanettate le loro gambe e li hanno infilati in un veicolo militare. La scena era rivoltante, specialmente quando hanno legate le quattro gambe di questi animali e li hanno trasportati in prigione con l’imputazione di essere entrati in una zona militare”. Cinque giorni più tardi, Zaki ed i suoi amici sono stati rilasciati dalla prigione israeliana, nella prigione di Ofer un giudice militare israeliano li ha ritenuti non colpevoli. Ma l’asino e il cavallo rimangono ancora in carcere. Nessuno sa se l’asino e il cavallo saranno condannati da un giudice militare, o se le forze armate li porterà di fronte al giudice, in tribunale, perché ascoltino il loro processo.
Un gatto è stato condannato all’ergastolo da trascorrere in prigione nel Carcere Negev.L' arresto dell’asino di Gesù e del cavallo e la loro detenzione nelle carceri israeliane non è il primo crimine di questo tipo. Secondo una dichiarazione rilasciata dal Ministero dei Detenuti dell’Autorità Palestinese, un gatto è stato condannato all’ergastolo a vita da trascorrere nella prigione Negev. Il fatto venne svelato e pubblicato sui quotidiani palestinesi e su Al-Jazeera lo scorso 19 novembre 2009. Il Ministero dei Detenuti ha affermato che le violazioni israeliane nei confronti dei prigionieri sono aumentate tanto da includere gatti domestici che vivono nella prigione Negev. L’amministrazione carceraria ha confermato che la prigione Negev ha detenuto in una cella un gatto come punizione per essere stato d’aiuto a prigionieri palestinesi che stavano scontando condanne elevate nella stessa prigione. L’amministrazione del carcere Negev aveva ritennuto il gatto colpevole di scambi tra i prigionieri trasportando cose da una cella all’altra. All’apparenza, il gatto era un gatto randagio che se ne andava in giro all’interno del carcere e i prigionieri lo avevano addestrato per trasportare oggetti e notizie tra le celle. Il gatto è stato condannato dagli israeliani di vivere nella prigione Negev insieme ai prigionieri palestinesi che l’avevano addestrato.Ricordo di essere stata una volta ad Hebron insieme al corrispondente dell’AFP (France Press Agency) quando questi riprese l’IDF che aveva fermato una persona ed aveva preteso che questa tirasse fuori la carta d’identità anche del suo asino.Mi stupisco come e perché ci siano persone che prendono del tutto sul serio gli israeliani. Anno dopo anno , la loro condizione mentale collettiva peggiora visibilmente, come stanno a dimostrare i recenti arresti di un asino e di un cavallo, oltre alla condanna a vita di un gatto.n aggiunta ai crimini precedentemente citati, i funzionari della cosiddetta Amministrazione Civile Israeliana, che opera sotto il comando centrale dell’IDF nel cosiddetto DCL (District Civilian Liaisons), continuano a fare il giro dei campi palestinesi e ad “arrestare” gli strumenti agricoli dei contadini, quali trattori, aratri, attrezzi per la trivellazione, come pure i loro raccolti, animali e sementi, per riporli nella prigione israeliana di Beit Il in detenzione per mesi e perfino per alcuni anni. Quando questa proprietà viene “prosciolta” da queste “condanne”, essi impongono ai proprietari di questi beni multe elevate, qualora ne richiedono la restituzione, e se il proprietario non paga, il bene viene distrutto o viene acquisito dagli israeliani per il loro uso personale. Il denaro che viene estorto in questo modo agli agricoltori è illegale persino secondo il diritto israeliano e gli ordini militari; esso non viene citato dalle leggi militari israeliane. Nessuno sa dove va a finire il denaro e si sospetta che esso venga utilizzato per finanziare le colonie abusive o per allineare le tasche di certa gente con l’IDF o con la “Amministrazione civile”.La detenzione e l’imprigionamento di attrezzature civili appartenenti ad agricoltori è una violazione delle disposizioni delle stesse leggi militari israeliane, che vietano la confisca e la “detenzione” per motivi militari di attrezzi di uso civile. La “detenzione” di proprietà e l’estorsione di denaro ai proprietari stessi a titolo di “multe” è un caso lampante del crimine di guerra di appropriazione indebita perpetrata sotto la bandiera della legge.Rami Ekraii e Shlomo Moskowitsch sono due dei funzionari israeliani che sono stati coinvolti in molti di questi casi di incarcerazione di attrezzature di agricoltori palestinesi. Entrambi lavorano al cosiddetto Dipartimento di Ispezione e Controllo dell’Esercito, diretto dall’occupante abusivo David Kishik, figlio della ex prostituta ed agente del Mossad Shula Cohen e fratello dell’attuale ambasciatore in Egitto Itzhaq Levanon.

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