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Preso nella trappola della sua vittoria, Hamas cerca di evitare l’isolamento totale della striscia di Gaza

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Quasi frastornati dalla facilità con la quale il potere è stato conquistato nella striscia di Gaza, i dirigenti del Movimento di resistenza islamico “Hamas” si interrogano sul modo di gestire questa vittoria. Evidentemente, questa azione di forza non è piaciuta a nessuno, in particolare a Ghazi Hamad, vecchio portavoce del governo di unità nazionale, a disagio in questa nuova situazione. “Noi non vogliamo controllare la striscia di Gaza. Non siamo che un solo popolo. Vogliamo restare uniti”, ha detto. “Bisogna trovare una soluzione. Bisogna parlarsi, provare a preservare l’interesse nazionale, trovare delle procedure, tutti i mezzi possibili perché non ci si può permettere di mantenere questo stato di fatto.” Nervoso, impacciato, Ghazi Hamad riconosce che “anche per Mahmoud Abbas, la situazione non è facile”. Quasi frastornati dalla facilità con la quale il potere è stato conquistato nella striscia di Gaza, i dirigenti del Movimento di resistenza islamico “Hamas” si interrogano sul mod

G.LEVY: Israele lasci vivere Gaza

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Sintesi articolo Il boicottaggio all'autorità palestinese imposto da Israele per indebolire gli uomini di Hamas ha avuto il brillante risultato di rafforzarli. L'illusione che un movimento politico si indebolisca facendo pressioni sulla popolazione si è dimostrata fallimentare. Sabotando il governo di unità nazionale, abbiamo ottenuto il golpe militare di Gaza .Possiamo fare una lista degli errori commessi da noi e dagli Usa ,ma la domanda è un'altra: continueremo la politica del boicottaggio con il rischio di favorire AL- Qaida o ci convinceremo che con la forza non otterremo nulla e dobbiamo modificare la strategia ? Ora la speranza del governo israeliano e americano è riposta in Abu Mazen . Abbiamo finora rifiutato sia tutte le sue proposte sia i tentativi da lui compiuti per creare un governo di unità nazionale . E' inutile pensare di rafforzarlo per indebolire Hamas: Gaza è persa dopo la fuga a Ramallah dei suoi capi .Ora abbiamo una Corea del Nord

intervista a Tanya Reinhart

www.ccmep.org (traduzione di Alessandra Fava e Alfredo Tradardi). Può spiegarci di che cosa parla il suo libro "Israele/Palestina come terminare la guerra del '48"? Israele, con l'appoggio dei principali media occidentali, definisce la guerra contro i palestinesi come guerra difensiva, una risposta necessaria al terrorismo palestinese, una nobile presa di posizione nella guerra globale contro il terrorismo. E' incredibile oggi, dopo due anni di distruzione della società palestinese, che sia conosciuto così poco di come la guerra si è sviluppata e quale ruolo abbia Israele. Il libro cerca difar luce su questo. Il libro segue la politica israeliana da quando Barak divenne primo ministro sino all'estate del 2002, il periodo peggiore della storia di Israele. Prendendo informazioni dai media israeliani ci accorgiamo come si siano prese le distanze dai concetti di Oslo già dal'93. E' difficile ora dimostrare il come, ne parla ampiamente il libro,

Gad Lerner a Magdi Allam

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Magdi Allam, arabo, esprime nel suo libro un’identificazione totale con Israele. Che a me, ebreo, dà disagio Mi rendo conto che ci hai messo l’anima, e che da uno come me ti attenderesti gratitudine per una dichiarazione d’amicizia, o meglio d’identificazione assoluta con la sorte del popolo ebraico e dello Stato d’Israele, che – nonostante le ottime intenzioni – mi lascia addosso invece un senso di disagio. CONTINUA La differenza fra traditori e transfughi: lettera a un levantino (come me)

Warschawski'Israele e Usa contro l'islam politico

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Il vecchio sogno di Ariel Sharon si sta avverando: palestinesi che uccidono palestinesi mentre Israele conta le vittime con grande soddisfazione. Le lacrime dei leader israeliani sono lacrime di coccodrillo e il loro presunto cordoglio per i tragici eventi di Gaza pura ipocrisia. I conflitti sanguinosi erano prevedibili così come la responsabilità e il diretto coinvolgimento di Israele e degli Stati Uniti sono palesi. All'interno delle analisi di molti giornalisti israeliani la responsabilità di Israele sembra essere indiretta: «1,4 milioni di persone chiuse in un territorio piccolo come la Striscia di Gaza, senza alcuna possibilità di condurre una vita economica regolare e senza alcuna possibilità di fuga, sono fatalmente destinate ad ammazzarsi a vicenda, come topi in trappola». Questa metafora zoologica non è solo tipicamente razzista, ma anche basata su un grosso fraintendimento. Perché l'atteggiamento d'Israele e degli Usa nelle vicende attuali non si limita a favorire

Gaza: i porcellini d'India e le lacrime di coccodrillo

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di Uri Avnery* - 21/06/2007   Da “Il manifesto” del 20 giugno 2007 Hamastan nella Striscia: i ... www.homolaicus.com/storia/israele-palestina/fonti/La-striscia-esperimento.pdf Che succede quando 1.5 milioni di esseri umani sono imprigionati in un territorio minuscolo e arido, separati dai loro compatrioti e da qualsiasi altro contatto con il mondo esterno, ridotti alla fame da un blocco economico e messi in condizione di non poter sfamare le loro famiglie? Alcuni mesi fa avevo descritto questa situazione in termini di esperimento sociologico creato da Israele, dagli Stati uniti e dall'Unione europea. La popolazione della Striscia di Gaza come porcellini d'India. Questa settimana l'esperimento ha prodotto i risultati. Essi hanno dimostrato che gli esseri umani reagiscono esattamente come gli altri animali: quando troppi di loro sono accalcati in uno spazio ristretto in condizioni