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Israele vende droni ed armi alla Turchia, al Brasile, al Kazakistan

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1  Gli affari sono affari: Il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth ha rivelato ieri che, secondo le sue fonti, Israele starebbe conducendo un negoziato segreto con la Turchia per la cessione di un sistema missilistico israeliano, molto avanzato, del tipo Hits (freccia, in ebraico). Si tratta di un sistema prodotto dall'industria militare israeliana, ma gli Stati Uniti sarebbero contrari a questa vendita. Riassumiamo : 1 Sharon vendette armi ad alta tecnologia alla Cina , gli Usa si opposero . Sharon ubbidì 2 Israele si oppone alla vendita di armi Usa all'Arabia Saudita ..che non credo che dia molta importanza a quest'istanza 3 Israele è il quinto esportatore di armi nel mondo . Tra i suoi clienti : l'India economicamente legata all' Iran 4 intanto la Turchia qui prepara un attacco ai curdi anche in Irak , Israele ha spesso appoggiato i curdi che gli Usa hanno utilizzato e continuano ad utilizzare e non a caso mettono in guardia la Turchia 2  La T

G.Levy: morte di un neonato,il cane e la donna

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qui : tragedia quotidiana in un posto di blocco israeliano : un neonato muore per" lungaggini burocratiche " Sintesi personale 1 Un neonato è gravemente malato i genitori ,in macchina, stanno guidando velocemente verso l'ospedale di Ramallah . Sono fermati da un soldato che, nonostante la pressante richiesta di verificare le condizioni del bambino, si ostina a ispezionare a lungo la macchina, i documenti ecc. Dopo 25 minuti li lascia andare, ma è troppo tardi il neonato è ormai morto .Il piccolo è sepolto nel cimitero palestinese avvolto nella bandiera della sua patria "virtuale". 2 Una donna è ricoveratain ospedale. Nel video si vede un cane dell'IDF affondare i denti nel suo braccio . . I soldati dell'IDF sono entrati nel villaggio vestiti come gli arabi. Stavano cercando il fratello del Raba'ya, Abu Malek. Raba'ya . Quando le forze hanno circondato la casa della famiglia, la figlia e i vicini si sono offerti di mediare . Un bulldozer ha comi

Amira Hass: acque nere

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La piena ha investito le case di un vicino villaggio beduino. Mercoledì mattina è stata accertata la morte per annegamento di cinque persone: tre donne e due bambini, di uno e tre anni. Quindici persone sono rimaste ferite, tra cui dieci donne e tre bambini, e undici sono ancora disperse. Le case distrutte o danneggiate sono 96. La piena ha trascinato via auto, animali e uccelli, e ha danneggiato i campi coltivati. Nel villaggio, costruito di recente, vivevano cinquemila persone che l'Autorità Palestinese aveva evacuato da un altro campo profughi. La vicinanza dell'impianto di depurazione ha sempre allarmato abitanti e ambientalisti. Le acque di scarico tracimate sono finite anche nelle altre vasche del depuratore. Il bacino crollato era stato costruito alla fine del 2006, nonostante le preoccupazioni per la sua posizione: si trovava in cima a una collina che sovrastava un villaggio. Doveva essere una soluzione temporanea. Già prima del disastro, dai muri del bacino fuoriusciva

M. Sabbah: Gerusalemme,il luogo delle radici

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«La nostra è allo stesso tempo una terra di resurrezione e di morte . Ma la sua vocazione e la sua missione fondamentale è essere una terra d'amore e di vita, di vita abbondante per tutti i suoi abitanti di tutte le religioni». Nel messaggio per la Pasqua, diffuso proprio ieri, il patriarca latino di Gerusalemme Michel Sabbah si rivolge così ai cristiani di Terra Santa. Non senza ricordare, però, che il 2007 segna anche un anniversario per Gerusalemme: i 40 anni di un conflitto che ha creato «squilibri» e «paure» ancora presenti nella vita della città. Dai quali si potrà uscire solo quando israeliani e palestinesi potranno vivere « ognuno nella propria terra » Patriarca Sabbah, che cosa chiede ai cristiani che domani torneranno a volgere il loro sguardo alla Terra Sabta? Gerusalemme è la terra delle radici . E dunque ciò che succede qui non può riguardare solo noi. Tutti i cristiani devono sentirsi responsabili rispetto alla comunità di Gerusalemme. Ma devono sentirsi resp

L'IRAN: UN PREDATORE DIVENTA PIÙ PERICOLOSO QUANDO È FERITO

L’escalation delle minacce da parte di Washington contro l’Iran è sostenuta dalla determinazione di assicurarsi il controllo delle risorse energetiche della regione Nel Medio Oriente ricco di risorse energetiche solo due paesi non si sono sottomessi alle richieste principali di Washington: Iran e Siria. Di conseguenza entrambi sono nemici, l’Iran di gran lunga il più importante. Come era di norma durante la guerra fredda, il ricorso alla violenza è regolarmente giustificato come reazione alla maligna influenza del principale nemico, spesso sulla base dei pretesti più inconsistenti. In modo prevedibile, visto che Bush invia più truppe in Iraq, affiorano in superficie racconti di interferenze iraniane negli affari interni dell’Iraq – un paese per altri aspetti libero da ogni interferenza straniera – sul tacito presupposto che Washington governi il mondo. Nella mentalità da guerra fredda di Washington, Teheran è raffigurata come l’apice della cosiddetta mezzaluna sciita che si allunga dal

Menachem Klein: Israele miti -realtà: Oslo e Arafat

Il prof. Menachem Klein, che insegna scienze politiche all’università Bar Ilan e viene annoverato tra i "nuovi storici" israeliani, sta mandando alle stampe un libro in cui analizza le cause del fallimento dei negoziati sullo "status finale" svoltisi tra il 2000 e il 2001. Già impegnato da alcuni anni nello studio del conflitto israelo-palestinese (l’ultimo suo libro è " Doves in Jerusalem’s sky – The peace process and the city 1977-1999 "), all’inizio del 2000 era stato chiamato dal primo ministro Barak a fare da consulente al team di negoziatori che avrebbe partecipato al vertice di Camp David. Klein, che rappresenta una figura abbastanza inusuale in quanto ebreo osservante che milita nello schieramento pacifista israeliano, ha anticipato i contenuti del libro in un conferenza, cui ho assistito, tenuta lo scorso luglio presso la sede londinese del partito pacifista israeliano Meretz. Come è noto, il fallimento del vertice di Camp David ha rappresentato

Bernard Guetta : Israele crede nella pace?

U na giovane israeliana , piercing e ombelico al vento, prende il caffè in terrazzain Israele . «Turista?» mi chiede. «No, giornalista». Rimane sorpresa. «Come mai da queste parti?» «L´offerta araba. Il vertice di Riad, le reazioni del suo Paese». Sto per chiederle cosa ne pensa, ma il suo cellulare si mette a squillare. È un Sms: «Hanno tirato altri razzi da Gaza. Nessun ferito». Lo legge distrattamente, poi passa a parlare dei primi raggi estivi, dei suoi studi e dei pregi comparati del caffè turco e dell´espresso. Di tutto, ma non della speranza di pace che ha richiamato a Gerusalemme il segretario generale dell´Onu e il segretario di Stato americano. Strano. Curioso. E anche sconcertante. Sono cinquantanove anni che gli israeliani aspettano di essere riconosciuti dai loro vicini arabi. A suo tempo, il fatto di aver stabilito rapporti diplomatici con l´Egitto ha rivoluzionato questo paese. Ora, per la seconda volta, è la Lega araba, è tutto il mondo arabo a proporre il riconosc