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Visualizzazione dei post corrispondenti alla ricerca Pax Christi

«ITALIA, SMETTI DI VENDERE ARMI A CHI FA GUERRE»: IL MONITO DI PAX CHRISTI

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Alla Turchia, spiegano gli esperti di Rete Disarmo, abbiamo venduto negli ultimi 4 anni 890 milioni di euro in armamenti.  Nel 2018 sono state concesse 70 licenze di esportazione definitiva. Tra i materiali autorizzati: armi o sistemi d’arma di calibro superiore ai 19.7 millimetri, munizioni, bombe, siluri, razzi, missili e accessori oltre ad apparecchiature per la direzione del tiro, aeromobili e software. La guerra è pura follia, disse già san Giovanni XXIII nella Pacem in terris», ricorda in questo intervento don Renato Sacco.Stanno uccidendo persone. E decine e decine di migliaia di civili stanno fuggendo. Sono stato molte volte in Iraq, anche al Nord al confine con Siria e Turchia.  “Ma voi occidentali, voi italiani, l’unico modo che avete per aiutarci è vendere armi a chi poi ci massacra?”.  Questo mi diceva una giovane donna incontrata nel Kurdistan iracheno oltre 10 anni fa.  E aveva ragione. Anche l’Italia ha venduto armi durante la guerra Iraq-Iran a tutti e due i Paesi in g

L’11 SETTEMBRE DELL’IRAQ e dell'Afghanistan: bilancio di un fallimento e alleanza per i diritti

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1 L’11 SETTEMBRE DELL’IRAQ “Primo: l’invasione dell’Iraq non ha alcun nesso con gli attentati dell’11 settembre 2001. Secondo: dal 2003, anno dell’invasione, l’Iraq vive quotidianamente il suo 11 settembre”. A parlare è Adel Jabbar, sociologo e saggista di origine irachene da tempo residente in Italia dopo essere stato costretto a fuggire dal suo paese durante il regime di Saddam Hussein.“Come è stato dimostrato – aggiunge Jabbar – in Iraq non c’erano armi di distruzione di massa, l’invasione è stata giustificata con alibi dimostratisi falsi. L’Iraq non poteva minacciare nessuno, se non la sua stessa popolazione. L’intenzione era quella di ridisegnare i confini di quella parte del mondo secondo un nuovo ordine” .Un ‘esperimento’ costato caro. “E’ vero, il dispotismo di Saddam è finito e questo è un fatto positivo. Io stesso da dissidente ero stato costretto all’esilio. Ma dopo otto anni di violenze, la fine di quella dittatura appare purtroppo una misera consolazione. Il paese è frantu

Usa: manifestazione al Senato contro le politiche migratorie. Arrestati preti, suore e leader cattolici

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Maddalena Maltese, da New York Sul prato esterno hanno pregato, ascoltato testimonianze di migranti terrorizzati dall’idea di perdere i propri figli e hanno letto anche i messaggi dei vescovi arrivati a sostegno di questa manifestazione di disobbedienza civile organizzata dal Centro Colomban per la difesa e la sensibilizzazione, dalla Conferenza dei superiori maggiori maschili, dalla Conferenza dei Gesuiti di Canada e Usa, dalla Conferenza delle religiose degli Stati Uniti, da Pax Christi Usa e altri, per protestare contro le politiche di immigrazione messe in atto alla frontiera, in particolare nei confronti dei bambini   Sono entrati nella rotonda d’ingresso al Senato con in mano le foto dei bambini migranti, morti nelle strutture di custodia del governo federale. Poco prima sul prato esterno avevano pregato, ascoltato testimonianze di migranti terrorizzati dall’idea di perdere i propri figli e hanno letto anche i messaggi dei vescovi arrivati a sostegno di questa manifestazio

Moni Ovadia e il colpevole silenzio

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          Moni Ovadia e il colpevole silenzio In un teatro gremitissimo sono risuonate alte e forti le parole di Moni Ovadia, in occasione del primo anniversario del massacro di Gaza, denominato “Margine protettivo”. A Venezia, Pax Christi con la Campagna Ponti e non muri, ha voluto... www.bocchescucite.org     In un teatro gremitissimo sono risuonate alte e forti le parole di Moni Ovadia, in occasione del primo anniversario del massacro di Gaza, denominato “Margine protettivo”. A Venezia, Pax Christi con la Campagna Ponti e non muri, ha voluto ricordare in un modo del tutto particolare l’immane tragedia: Alla denuncia di MONI OVADIA che vi invitiamo ad ASCOLTARE, si è voluto aggiungere un impegno concreto di tutti noi, anche tuo! Al silenzio del mondo ognuno risponda portando nelle scuole, biblioteche e comunità la proiezione del docu-film Toc Toc. Moni Ovadia e il colpevole silenzio “Un grande, colpevole silenzio,

Ferito volontario italiano di Pax Christi a Belin

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Un attivista italiano, volontario dell'organizzazione Pax Christi, è stato ferito a Belin, vicino a Ramallah, in Cisgiordania. Andrea Lanzarin, 31 anni, originario di Bassano in provincia di Vicenza, partecipava ad una manifestazione contro il Muro assieme ad altri attivisti internazionali e alla popolazione locale palestinese. Andrea Lanzarin è stato colpito di striscio alla testa da un proiettile di gomma sparato dai militari israeliani intervenuti per disperdere la dimostrazioneCONTINUA qui Allegati 1 2 COMUNICATO STAMPA DELL'ORGANIZZAZIONE

Misna :SETTE ANNI DI MURO, PER I PALESTINESI ANNIVERSARIO DI PRIGIONIA

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“È una giornata significativa per i palestinesi. Hanno organizzato manifestazioni e celebrazioni in ricordo di sette anni di prigionia”: così don Nandino Capovilla coordinatore internazionale di Pax Christi raggiunto dalla MISNA nella giornata dell’anniversario dei sette anni dalla posa della prima pietra del muro di separazione israeliano che cinge e a tratti attraversa la Cisgiordania. “La situazione peggiora di anno in anno. Andare a lavorare, per i palestinesi è diventato impossibile: sono costretti a lunghe file ai check point. Si alzano alle tre e mezza, per essere al lavoro alle otto” spiega il coordinatore di Pax Christi che ha partecipato come tanti altri alle iniziative promosse per la giornata. “Abbiamo iniziato alle quattro del mattino al check-point da cui i palestinesi passano per andare a lavorare a Gerusalemme. Un piccolo gesto di solidarietà” spiega suor Donatella Lessio, delle Elisabettine francescane che gestiscono il ‘Caritas Baby Hospital’, unico ospedale pediatric

Per la verità, per Israele: verità su Israele :Se Salisse Sul Palco Daoud

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Il palco da dove Papa Benedetto tuonò pochi mesi fa contro il muro dell’apartheid che fa di Betlemme una prigione, si trova proprio a due passi dalle gabbie in cui stanotte all’alba siamo stati attoniti spettatori della quotidiana umiliazione di migliaia di palestinesi che ammassati dietro le sbarre tentano di passare il check-point per andare a lavorare a Gerusalemme. Dalla stampa apprendiamo con stupore e indignazione che molte personalità internazionali, parlamentari e artisti saliranno domani su un palco a Roma dando la loro adesione e la loro voce alla manifestazione internazionale “Per la verità, per Israele”. Se ci sta veramente a cuore Israele, se vogliamo essere veri amici di Israele come del popolo palestinese, non possiamo fingere di non vedere il sistema di apartheid che da decenni umilia e distrugge i palestinesi e di conseguenza dobbiamo aiutare Israele a riconoscere le sue responsabilità. Fa davvero un effetto strano immaginare questa maratona di parole  mentre, vi

Misna: oltre le polemiche sul documento del Sinodo. Un appello alla Pace

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“Bisogna leggere i documenti, e farlo con attenzione” dice alla MISNA monsignor William Shomali, vescovo ausiliare del Patriarca latino di Gerusalemme, dopo le accuse di alcuni esponenti del governo israeliano nei confronti dei padri sinodali. Monsignor Shomali ha partecipato ai lavori vaticani e conosce bene i testi del “messaggio” conclusivo e delle 44 “proposizioni”. “Israele – sottolinea – non ha letto o forse dimentica i passaggi sulla condanna dell’antisemitismo, l’appello ai ‘concittadini ebrei’ e i riferimenti al suo diritto a esistere in pace e in sicurezza”. Secondo monsignor Shomali, al governo israeliano è dispiaciuta la riflessione attenta sulle “conseguenze dell’occupazione” e il richiamo all’applicazione delle due risoluzioni dell’Onu che chiedono il ritiro dei militari israeliani dalla Cisgiordania e dai settori orientali di Gerusalemme. Le polemiche su questi punti erano prevedibili, sembra di capire, ma lasciano comunque l’amaro in bocca. Lo dice alla MISNA anche padr

Gideon Levy a Lucca : SEMPLICEMENTE APARTHEID Quel giorno non potremo dire ‘non sapevamo’

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    “ Una cosa va detta subito e senza esitazione: quello che Israele, il mio Paese, vuole fare è accaparrarsi più terra possibile. E questa non è una questione complessa, come spesso si dice. E’ molto semplice: dal ’48 gli ebrei colonizzano la terra palestinese e le loro politiche non sono cambiate. E questo ha un nome: colonialismo. Oggi, poi, dobbiamo parlare chiaramente di un vero regime di apartheid” . Già dalle prime parole che il grande giornalista israeliano GIDEON LEVY ha pronunciato di fronte ad una sala gremita, sabato 29 novembre a Lucca, si comprende la portata politica di ciò che ha rappresentato il suo contributo alla GIORNATA ONU 2014. “ Con il mio lavoro voglio documentare tutto perchè un giorno, quando tutto sarà finito, gli israeliani non possano dire ‘non sapevamo’. Sono nato e vissuto a Tel Aviv sentendomi una vittima e non certo un occupante e ho pensato questo fino agli anni ’80, quando ho cominciato a lavorare per Haaretz, che mi ha inviato