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OPINIONE. Richard Falk: “Il macabro piano di Israele culmina nell'annessione

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Richard Falk – Il Manifesto  Roma, 24 giugno 2020, Nena News – Viviamo in tempi strani. In giro per il mondo le vite sono devastate dal Covid-19 oppure da crisi sociali, economiche e politiche. In momenti così, non sorprende che emergano il peggio e il meglio dell’umanità. Eppure la geopolitica da gangster nelle sue varie manifestazioni sembra spingersi ancora oltre.  Si pensi all’inasprimento delle sanzioni statunitensi nel bel mezzo della crisi sanitaria che colpisce società già gravemente provate e popolazioni sofferenti in Iran, Venezuela, Siria e Cuba.  Un’altra pagina nera è la danza macabra di Israele intorno alla plateale illegalità dell’annessione che il premier Benjamin Netanyahu ha promesso di avviare da luglio, grazie all’assenso del rivale e alleato di governo Benny Gantz. Israele è pronta ad annettere i territori senza nemmeno cercare di giustificare la violazione del diritto internazionale, secondo il quale uno Stato sovrano non può annettere un territorio estero occupat

Moni Ovadia Israele, una «democrazia» colonialista

Israele, una «democrazia» colonialista tag   Moni Ovadi Il governo di coalizione di destra dello Stato d’Israele a guida Benjamin Netanyahu si appresta a violare per l’ennesima volta ogni legge e regola della legalità internazionale, con il progetto dell’annessione di terre palestinesi, dopo avere unilateralmente proclamato l’intera Gerusalemme capitale indivisa della propria nazione con l’appoggio degli Stati Uniti, i quali, per molto meno hanno imposto micidiali sanzioni a destra e a manca. Coloro che, nel corso dei decenni, hanno denunciato il disegno geopolitico che voleva la cancellazione dell’identità del popolo palestinese. Con un popolo che vede l’ affermazione violenta della sua utopia a danno della tragica distopia di un altro popolo. Quelli -, hanno da lungo tempo saputo o perlomeno intuito quale fosse lo scopo ultimo delle politiche dei governi israeliani di destra, dopo l’accantonamento della lungimirante scelta di pace del premier laburista Rabin, ucciso da un estremista

Moni Ovadia: noi tutti migranti. Combattiamo povertà e degrado

«Siamo tutti migranti: bulgari, napoletani. Italiani. Tutti gli spostamenti dei popoli arricchiscono il mondo e sono al centro della storia umana. Il problema è un altro ed è legato al contesto. In un paese civile si combatte la povertà e non i poveri, si investe per sconfiggere il degrado e non si “cavalcano” mai il razzismo, l’odio, la violenza. Che provoca sempre altra violenza». Moni Ovadia, cantante e attore, musicista e scrittore nato in Bulgaria, che ha indirizzato tutta una vita e una carriera sulla contaminazione, la condivisione e lo scambio culturale continuo tra popoli, è sconcertato dall’ennesimo episodio di tensione razziale nato nel nostro Paese. «Parlo da italiano, perché vivo da sempre qui: bisogna individuare il disagio in ogni luogo dove si annida, anche con dei mediatori sociali, conoscere e conoscersi in modo da farlo emergere, prima che prendano il sopravvento la diffidenza e poi la cattiveria. I bulgari? Sono un popolo estremamente laborioso, intelligente, toller

Israele ‘non dovrebbe aspettare oltre’ per l’annessione: un report che è un concentrato di brutalità di Stefania Limiti

I servizi segreti israeliani vogliono fare presto e accelerare l’annessione della West Bank in vista di un possibile fallimento della rielezione di Donald Trump nel prossimo novembre. “È bene agire prima delle elezioni americane perché dopo non è chiaro come sarà il sostegno americano”. Secondo un recente report diffuso da Israel Hayom, una nota pubblicazione di destra, il governo “non dovrebbe aspettare oltre” prevedendo che “l’onda di proteste diplomatiche lascerà gradualmente il posto a un clima di accettazione internazionale dell’annessione”. Il ministro dell’Intelligence Eli Cohen, esponente dell’ala politica più oltranzista, ritiene che il premier Bibi Netanyahu non abbia nulla da temere dalle reazioni esterne: né sul fronte palestinese, troppo indebolito dalla rottura di ogni canale diplomatico con gli Stati Uniti di Trump, principale sponsor del cosiddetto “Piano di annessione”, né su quella della comunità internazionale che alla fine lascerà fare Israele, come sempre.Il report

«La Palestina non è più in vendita». In migliaia in Italia contro l’annessione di Chiara Cruciati

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Siamo più di 500 qui a Roma e in tante altre città ci arrivano gli stessi numeri. Significa che oggi per la Palestina siamo in piazza in migliaia». IL BILANCIO della manifestazione diffusa , presente ieri in 18 città italiane da Milano a Palermo contro il piano di annessione israeliano del 30% di Cisgiordania occupata, li danno gli organizzatori dal palco. Tra gli applausi dei presenti in Piazza del Campidoglio e le bandiere che sventolano. Quelle palestinesi per lo più, ma anche quelle di Usb, Cobas, Potere al Popolo, Rifondazione comunista. Nella calda piazza romana, erano tantissime le realtà venute in solidarietà con il popolo palestinese, dall’Anpi alla comunità curda. E tantissimi i giovani, alcuni palestinesi di origine, nipoti e figli di rifugiati e rifugiati loro stessi. Come Maya che prende la parola: «I miei nonni hanno lasciato la Palestina e cercato rifugio nel mondo arabo. I miei genitori mi hanno trasmesso la Palestina, io la trasmetterò ai miei figli. I

L'ANPI di Roma il 27 giugno manifesta per il riconoscimento dello Stato di Palestina e contro l'annessione dei territori palestinesi

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ANPI.IT L'ANPI e alcune questioni connesse al 25 aprile ( tratto da FB) ANPI di Roma il 27 giugno manifesta per il riconoscimento dello Stato di Palestina e contro l'annessione dei territori palestinesi L'Anpi provinciale di Roma aderisce e partecipa alla manifestazione in Campidoglio di sabato 27 giugno alle ore 16 promossa dalla comunità Palestinese contro l'annessione israeliana dei territori palestinesi e per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Per l'applicazione delle risoluzioni internazionali che prevedono la pacifica coesistenza di due popoli e di due Stati, contro la forzatura del piano Trump che destabilizzerebbe ulteriormente la regione, allontanando nel tempo le giuste rivendicazioni palestinesi contro gli insediamenti illegali israeliani in terra palestinese, per il diritto al ritorno dei profughi, per Gerusalemme città cosmopolita, per il diritto a vivere sulla propria terra, nella dignità e nella libertà del suo pop